Amedeo Modigliani è stato forse, fra tutti gli italiani, il maggior rappresentante di quella stagione artistica che andava a concludere la modernità. Nato a Livorno nel 1884, dove sarà allievo di Giovanni Fattori, si trasferisce a Parigi nel 1906. Nella nuova capitale dell’arte, Modì entra a far parte di quel mondo culturale che si raccoglie attorno al salotto di Gertrude Stein e che sarà il centro nevralgico dei movimenti artistici in formazione, ormai etichettati come avanguardie storiche.
I protagonisti
Influenzato vistosamente da Cézanne, da cui riprende la costruzione delle figure basata su ampie masse cromatiche, e dalla cultura simbolista di Klimt e Munch. Stringerà una sodale amicizia con Brancusi, con il quale condividerà la neonata passione per l’arte primitiva e la scultura negra. Passione che porterà Picasso alla concezione del cubismo, attraverso la realizzazione delle Daimoiselle D’Avignon, e che fu certamente amplificata dall’attenzione che in quel periodo vi si andava concentrando verso i nuovi studi di antropologia.
Trasferitosi nel 1909 nel quartiere di Montparnasse e definitivamente a Parigi, frequenta lo scrittore Max Jacob, lo scultore Lipchitz e i pittori Soutine, Utrillo e Kisling.
L’opera
È la scultura il suo ideale artistico e vi si dedica intensamente fino al 1914, anno in cui le precarie condizioni fisiche lo obbligano ad abbandonarne la pratica. Il suo stile è pulito, dalla sintesi plastica elegante e raffinata, che riprende la purezza delle forme della statuaria egizia. È attraverso l’esperienza scultorea che Modigliani sviluppa quello stile pittorico così fortemente ancorato sulla funzione costruttiva della linea. Dal 1915 fino al 1920, anno della sua morte, l’artista esegue la parte più consistente e maggiormente nota della sua opera. Numerosissimi i ritratti, quasi esclusivamente di figure solitarie, e qualche paesaggio dipinto durante il suo soggiorno a Nizza tra il 1918 e il 1919.
Famosissime le serie dei nudi, dai colori fauve, applicati sulla tela con pennellate fitte e corpose, quasi a mimare la gestualità dello scultore con lo scalpello. I contorni rivelano una precisa volontà progettuale, mentre i volumi dei corpi sono realizzati esclusivamente attraverso il colore. Ancor più famosa la serie dei ritratti dedicati a Jeanne Hébuterne, compagna nella vita e nella morte, che, in attesa del secondo loro figlio, morirà suicida due giorni dopo la scomparsa dell’artista, portato via dalla tubercolosi.
Il rumore dell’assenza
La fortuna artistica di Modigliani, quasi fosse una beffa, cresce enormemente dopo la sua morte. La consacrazione definitiva verrà con la grande mostra dedicatagli alla Biennale di Venezia del 1930. Ma non finisce qui, fino ad oggi gli sono stati dedicati tutti i tipi di omaggi artistici immaginabili; il mondo della musica, del teatro, del cinema e della letteratura ha contribuito in modo massiccio al suo successo e alla sua memoria. Passando finanche per lo spirito goliardico di quei giovani che nel 1984, un po’ per gioco e un po’ mossi da pietà, hanno fatto sognare tutta la comunità livornese e abbindolato i migliori critici d’arte della Nazione, facendo ritrovare nel fossato Reale le famose “teste” di Modigliani.
Laura Piro