Cinema

”Amici miei”: una parabola corale sull’amicizia

”Eccoci qua, come tante altre volte, insieme tutt’e quattro. C’è anche un quinto, il Sassaroli, che passeremo a prendere a Pescia, ma quello è un caso a parte. I quattro vecchi del gruppo siamo noi. Amici di scuola, di caserma, e dunque amici da tutta la vita. Eccoli qui, gli amici miei. Cari amici…”

È il 1975, quando nelle sale italiane arriva ‘’Amici miei’’. Mario Monicelli dirige questa pellicola, parabola corale sull’amicizia destinata a rimanere impressa nel nostro immaginario collettivo. Firenze, cinque amici e le loro ‘’zingarate’’. Un film in cui ironia e malinconia si combinano perfettamente. Una storia a cui è impossibile non voler bene.

Il progetto ”Amici miei”: Germi e Monicelli

Il progetto ‘’Amici miei’’ nasce dalla mente geniale di uno dei padri della commedia all’italiana, Pietro Germi, che scrive il soggetto assieme a Benvenuti, Pinelli e De Bernardi, storico trio di sceneggiatori del nostro cinema. Gravemente malato, Germi non vedrà mai la realizzazione della pellicola. Sarà Monicelli a riprendere in mano in film, e a girarlo nel 1975. Un cast stellare che vede come protagonisti Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Adolfo Celi e Duilio Del Prete. E una colonna sonora, composta da Carlo Rustichelli, che incornicia perfettamente il tutto.

Cinque amici e la semplicità del volersi bene

Cinque amici che raccontano con le loro avventure, la semplicità del volersi bene. Ugo Tognazzi è Lello Mascetti, conte decaduto che con le sue supercazzole segna alcuni dei momenti più comici del film. Il Melandri, architetto anonimo e sfortunato in amore, è interpretato da Moschin. Philippe Noiret recita invece nei panni del Perozzi, giornalista di cronaca che cerca di sfuggire alla disapprovazione del suo stile di vita considerato poco serio da moglie e figlio. Guido Necchi – interpretato da Del Prete – gestisce il bar omonimo, luogo di ritrovo degli amici. E infine il dottor Sassaroli (Adolfo Celi), professione medico, che si aggiungerà ai primi quattro durante il corso della storia.

Una favola irriverente che arriva dritta al cuore

Bella figlia dell’amore

Schiavo son de’vezzi tuoi

Con un detto, un detto sol

Tu puoi le mie pene

Le mie pene consolar

”Bella figlia dell’amore”, Rigoletto, Atto III di Giuseppe Verdi che i cinque amici cantano assieme in diverse scene del film

Una favola irriverente e senza filtri che arriva dritta al cuore. ‘’Amici miei’’ è uno di quei film che regge straordinariamente il confronto con il tempo. Che può aiutarci, in un’epoca in cui quasi tutto ormai passa per uno schermo, a ricordarci la bellezza di guardarsi negli occhi. Di ridere di gusto. E l’importanza sacrosanta dell’amicizia, dell’amore incondizionato che accomuna tutti i membri della famiglia che ci scegliamo.

Caterina Frizzi

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