Amnesia Rebirth Recensione: memorie di un fifone (io)

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Di Lorenzo Mango

Amnesia Rebirth Recensione | Non sono un tipo da horror. Non lo sono mai stato, per via di una personale propensione ad immedesimarmi eccessivamente nelle esperienze che leggo, guardo o gioco. Metteteci pure che, modestamente, ho un buon udito, ed ecco che ogni jumpscare diventa un papabile viaggio al pronto soccorso con un infarto secco. Eppure, ho giocato ed ora vi propongo la recensione di Amnesia Rebirth; il successore di uno dei videogiochi horror più semplici, eppure più di successo, della storia videoludica recente. Non una recensione normale: la recensione di un fifone.

Amnesia Rebirth Recensione, il ritorno del brand

L’ultimo Amnesia sviluppato di prima mano da Frictional Games è stato il primo, The Dark Descendant. In mezzo, Amnesia Machines for Pigs (sviluppato da altri e solo supervisionato da Frictional) e l’ottimo e incredibile SOMA. Rebirth, quindi, è l’anticristo affetto da amnesia secondogenito della casa di sviluppo svedese. Ironia della sorte, fu grazie all’altrettanto svedese PewDiePie se Amnesia ebbe una cassa di risonanza, nel 2010, molto più vasta di quanto non avrebbe avuto; meritandosi poi tutta l’attenzione che, alla fine, ebbe.

La peculiarità di Amnesia, che resta il punto di forza anche di questo terzo capitolo è una gestione degli oggetti e della fisica peculiari; su cui si basa la risoluzione di enigmi e puzzle ambientali. Quasi ogni oggetto può essere raccolto e spostato. Ma in base al suo peso servirà più o meno forza (tempo e ampiezza del movimento con il mouse) per muoverlo. Un piatto di ceramica, per esempio, può essere mosso con facilità dal giocatore. Mentre spostare una trave di legno rallenterà significativamente i nostri movimenti mentre la teniamo in mano.

L’apparente semplicità dei puzzle (cerca un oggetto, raccoglilo, spostalo e angolalo nel modo giusto per incastrarsi con altri) è controbilanciata dalla natura horror del titolo. Perchè un conto è esplorare un’ambientazione nella quale ci sentiamo al sicuro, magari armati e pronti a colpire eventuali mostri di passaggio; e un conto è aggirarsi in spazi claustrofobici e bui, sapendo che stare troppo tempo al buio causerà randomiche allucinazioni (aka jumpscares) e un progressivo cedere alla follia della protagonista. Che, ovviamente, è disarmata.

Amnesia Rebirth Recensione

Una lacrima strappastorie

Sinceramente, da fifone quale sono ho faticato non poco ad avanzare nel racconto. Che è narrato per mezzo di cutscene immersive e ottimamente doppiate (in inglese, ma sottotitolate in italiano). Il problema, forse esclusivamente mio, è che preso come ero dal non morire di crepacuore non sono riuscito a godere appieno delle vicende; rimanendo, però, ammaliato dalle situazioni sovrannaturali attraverso le quali si snodavano. L’attenzione rinnovata di Frictional Games per la trama, figlia certo di un budget sicuramente più alto e di un’attenzione mediatica diversa dal passato, si è evoluta in una spettacolarizzazione evidente. A momenti disturbante, che strizza l’occhio ai nuovi nati (parola non casuale, chi giocherà ad Amnesia Rebirth capirà) del mondo horror. Da Stranger Things, fino al mito di Chtulu, mai come oggi apprezzato e rivisitato in migliaia di modi diversi.

Alla fine, l’interpretazione dei suddetti miti e spunti di Frictional Games funziona, e la storia offre la spinta necessaria per indagare; a scapito, certo, delle coronarie pronte ad implodere per la paura. Ma non intendo spoilerare NULLA della trama, e dei suoi tentacolari risvolti. Trovo infatti Amnesia Rebirth un gioco profondamente Story Driven, che esprime il suo massimo potenziale solo quando chi vi si approccia è all’oscuro di qualsivoglia elemento narrativo. Il terrore instillato dalle situazioni, infatti, si mitiga prepotentemente quando l’immersione nella protagonista diminuisce; ad esempio in situazioni di stallo, quando non sappiamo come proseguire e risolvere un puzzle ambientale. Situazioni che, almeno nel mio caso, non sono state un unicum.

Amnesia Rebirth Recensione

Amnesia Rebirth Recensione, l’altalena del terrore

La chiamerei l’altalena del terrore, una montagna russa in cui situazioni di estrema tensione, o addirittura pura paura veicolata da inseguimenti opprimenti e jumpscare inaspettati (poichè randomici e non scriptati) si alternano a ben più blandi momenti di staticità. Sicuramente, lo premetto, il mio essere un fifone ha condizionato le mie capacità esplorative; e i tempi impiegati per riflettere e mettere insieme gli elementi di puzzle in realtà abbastanza semplici e diretti si sono dilatati. Ma è capitato, come premettevo. E lo scemare della tensione è stato notevole.

“E ora che devo fare?” mi chiedevo confuso mentre cercavo una carrucola in un outpost militare nel deserto. Chiuso in una stanza illuminata, e quindi sicura, privo di fiammiferi, la fonte di illuminazione principale del gioco rapidissima ad esaurirsi, mi sentivo costretto a “dovermi spaventare”. A uscire nei corridoi bui scatenando così le terribili visioni della protagonista; senza possibilità di risolvere, magari con l’ingegno o che so io, la situazione in maniera diversa. Così, la paura forzata, dopo qualche tempo, diventava ansia, spiacevole e ben poco divertente, derivante dalla consapevolezza di non avere scampo. Un’ansia che non mi spingeva ad agire, pensare, trovare una soluzione. Ma che si risolveva, alla fine, nella suddetta staticità, e quindi noia.

Forse, nel tentativo di veicolare le sensazioni della protagonista Frictional Games si è fatta un po’ troppo prendere la mano; distribuendo con troppa parsimonia gli unici strumenti vitali per l’avventura (i fiammiferi) e rendendoli troppo poco efficaci. In un concetto simile alla difficoltà artificiale, ha rischiato più volte di costruire una “paura artificiale” nel giocatore, anche quando fifone come il sottoscritto. Perchè se hai paura di non farcela, ma hai a disposizione gli strumenti, anche risicati, puoi provarci. E spaventarti comunque. Ma se resti del tutto privo di opzioni altre dal vederti recapitare una valanga di bieco terrore dritto in volto, se non sei fifone te lo aspetti, e non hai più paura. Mentre se sei fifone ti ansi più del dovuto, smetti di divertirti e abbandoni del tutto l’avventura.

In conclusione: un punto d’arrivo per ripartire

Ciononostante, non si può che promuovere Amnesia Rebirth, un gioco horror che non si piega, non del tutto, alle regole della paura moderne. Sfruttando più la tensione e l’ambiente, il prima e il dopo “lo spavento” in senso stretto, è indubbio che Frictional games abbia confezionato, di nuovo, una delle esperienze più terrificanti del mondo videoludico.

Qualche incertezza tecnica (bug, buio eccessivamente scuro in certi ambienti, anche alzando l’alpha) e una cattiveria eccessiva dei developer nel distribuire gli strumenti survival nelle ambientazioni si notano. Ma non possono fermare il treno della paura che vi colpirà giocando ad Amnesia Rebirth. Rigorosamente con le cuffie, per godere di un ottimo audio direzionale e di effetti sonori e musiche incredibilmente azzeccate. Magari al buio, se proprio vi volete male.

E anche se la storia narrata non si può certo definire unica, o originale in senso stretto, ci sono alcuni momenti INCREDIBILI, che vi lasceranno un magone prepotentissimo. E poi, sappiamo bene che non conta solo il cosa; ma anche il come. E quello di Rebirth è un gran bel come; rifinito attraverso un’art direction chiara, semplice e pulita e un level design strutturato tanto in verticale quanto in orizzontale. Movimentato il giusto, e mai illegibile.

Questa recensione, insomma, promuove Amnesia Rebirth per l’evidente e complessivo lavoro di rifinitura; per la cura generale evidente, in ogni comparto del gioco; sperando, però, che i futuri DLC, sequel o lavori originali riescano a limare definitivamente le piccole e saltuari lacune di una casa di sviluppo ormai lanciatissima nella sua missione: punire i fifoni. Missione compiuta Frictional. Missione compiuta.

AMNESIA REBIRTH RECENSIONE | VERSIONE TESTATA PC

+ Storia coinvolgente (se non vi lasciate distrarre dalla paura)
+ Ambientazioni varie ed enigmi ben costruiti
+ Comparto audio curatissimo
+ Atmosfera ben costruita e terrorizzante. I jumpscares non sono telefonati…

– …ma a volte sono un po’ gratuiti
– Distribuzione degli elementi survival eccessivamente punitiva
– Permangono piccoli bug (ma i developer sono sempre a lavoro per fixarli)

VOTO: 8