Immaginate di essere finalmente a casa, dopo una giornata di lavoro, con l’unico desiderio d’infagottarvi nel vostro pigiama davanti alla TV, magari con una pizza a domicilio. Il tempo di accomodarvi sul divano e… DRIIN! Quell’amica dalla vita sentimentale turbolenta vi chiama perché ha bisogno di un consiglio. In contemporanea, il capo vi manda una mail chiedendovi di dare un’occhiata a quella pratica “urgente”, nonostante l’orario di lavoro sia finito da un pezzo. Come se non bastasse, la vicina di casa vi bussa alla porta per chiedervi di tenerle “un’oretta, massimo due” il suo cagnolino pestifero, mentre lei e il marito vanno a cena fuori. La risposta a tutto questo sarebbe semplice: «No.». Eppure, questa sillaba apparentemente immediata diventa un macigno, quando si è un people pleaser.
Il people pleasing è la tendenza cronica a voler compiacere a tutti i costi gli altri, a discapito dei propri bisogni. Chi ha questa inclinazione tenta sempre di accontentare gli altri, risponde sempre positivamente alle richieste o pretese altrui, anche quelle che vanno in conflitto con le necessità personali. L’impatto sulla propria vita, naturalmente, alla lunga non può che essere negativo: dando costantemente la priorità al prossimo, ci si dimentica di se stessi.
Il profilo del people pleaser
Ma come riconoscere un people pleaser? E come capire se anche noi, in fondo, lo siamo? Un articolo del Washington Post del 2023, contenente un’intervista alla psicologa Juli Fraga, è un buon punto di partenza per tracciare il profilo del perfetto “serial pleaser”. Tra gli elementi che possono far scattare il campanello d’allarme:
- Incapacità di dire “no”. Anche quando, intimamente, vorrebbe declinare una proposta o una richiesta, la persona con tendenza al people pleasing non riesce a dare voce al suo pensiero, finendo per prendersi più impegni o responsabilità del dovuto, sia in ambito lavorativo, che privato;
- Mostrarsi sempre d’accordo con tutti, anche quando non lo si è. Non importa se, in realtà, le proprie idee sarebbero opposte a quelle dell’interlocutore; un people pleaser non si manifesterà mai in disaccordo, per timore di ferire oppure offendere. Meglio, allora, restare in silenzio, al fine di evitare conflitti o discussioni.
- Scusarsi in modo eccessivo anche per un piccolo errore, o anche quando si è nel giusto;
- Sentirsi responsabili dei sentimenti altrui. Avere paura di poter causare tristezza, rabbia o delusione nelle persone, motivo per cui si fa l’impossibile per far star bene chiunque, a tutti i costi;
- Modificare la propria personalità in funzione di chi si ha davanti. I people pleaser arrivano a plasmare i propri atteggiamenti, adattandoli alle persone che li circondano. Lo scopo, anche in questo caso, è rendere felici gli altri, a costo di agire in modo discordante rispetto alla propria indole;
- Trascurare se stessi e i propri bisogni, ritenendoli meno importanti di quelli degli altri;
- Ricerca continua di gratificazioni e lodi. Per sentirsi apprezzati, i people pleaser non fanno che chiedere conferme e gratificazioni a chi è loro vicino, per alzare la propria autostima.
Conseguenze del people pleasing
Chi adotta questo stile di vita si ritrova ben presto a “dover” mettere da parte la propria volontà e i sentimenti più profondi per compiacere l’altro. Questo, naturalmente, comporta delle conseguenze sulla salute mentale. I people pleaser sono spesso stressati per l’eccessiva mole di responsabilità di cui si fanno carico e, per questo, frustrati per la mancanza di tempo ed energie da dedicare alla propria vita. Sentono, inoltre, di non fare comunque abbastanza, e per questo “indegni” di dare valore ai bisogni personali, che potrebbero esser visti come “atti di egoismo”. Ecco, dunque, i possibili rischi:
- Stress o addirittura burnout;
- Stanchezza cronica;
- Poca cura di sé, a livello fisico e mentale;
- Risentimento e rabbia repressa;
- Incapacità di divertirsi o di godere del momento;
- Problemi relazionali;
- Sensazione di perdere la propria identità. Nei casi più gravi, si arriva anche a disturbi dell’ansia o psichiatrici.
Il trauma dietro il people pleaser
Impossibile, ad oggi, isolare una causa univoca per il fenomeno del people pleasing. I fattori in gioco potrebbero essere diversi, riassumibili in:
- Traumi appartenenti al passato, come storie di abusi;
- Problemi di autostima;
- Contesto sociale in cui si è cresciuti, che porta a comportarsi in un certo modo;
- Disturbo da ansia sociale;
- Disturbi della personalità.
Allo stesso modo, non vi è una vera e propria soluzione, né una bacchetta magica che faccia smettere di dire sempre sì. Si può partire, però, dal raggiungimento di una consapevolezza rispetto alle proprie azioni. L’istinto di assecondare e gratificare l’altro va filtrato attraverso delle domande da porsi, per fare chiarezza sui motivi e sulle conseguenze del people pleasing.
Il primo passo per porre fine al people pleasing e dare inizio ad un cambiamento (in positivo) dei propri comportamenti consiste principalmente nella consapevolezza. Difatti, per prima cosa è importante rendersi conto e consci del forte desiderio di assecondare gli altri che si prova, così come è importante rendersi conto di come questi comportamenti si manifestano e impattano sulla propria vita e sulla sua qualità. Chiedersi cosa ci sia alla base di questo desiderio recondito di piacere e compiacere è un piccolo passo, non sufficiente, certo, ma fondamentale per il percorso che potrà portare a realizzare che, tutto sommato, un “no” non ha mai ucciso nessuno.
Federica Checchia
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