Eterno nella memoria sportiva dei suoi ammiratori e di chiunque lo abbia mai visto mettersi alla prova su un campo da tennis, Andre Kirk Agassi da oggi entra nel club dei cinquantenni. Un traguardo di vita che trascina con sé una quantità di esperienze, trionfi e crisi che, quasi quasi, sembrerebbe opportuno scriverci un romanzo. Infatti, l’autobiografia”Open” dell’ex tennista statunitense, uscita in Italia nel 2011, è diventata un libro best-seller e ha scalato le classifiche mondiali, proprio come aveva fatto il suo protagonista durante la carriera da sportivo. Sembra che qualsiasi cosa faccia, Agassi non riesca proprio a rimanere in disparte e diventi sempre un personaggio mediatico imprescindibile. È un diritto che si è costruito di prepotenza, come solo un grande che ha vinto davvero tutto può fare.
Tennis: odi et amo
La disciplina del tennis ha regalato ad Andre Agassi 101 settimane in cima alle classifiche mondiali e tutti i titoli possibili. 8 Slam, 60 titoli Atp totali, 3 titoli di Coppa Davis, una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 e le Atp Finals del 1990. Eppure, definire tutto ciò un “regalo” non è possibile. È stata una conquista lunga una vita, da quel giorno nella culla in cui il padre iraniano Mike, emigrato negli Stati Uniti e con uno spirito di rivalsa che tenta di raggiungere sfruttando la prole, gli costruisce un girello senza sonagli, ma con delle palline da tennis.
A 2 anni Andre ha già la racchetta in mano, naturale tra le sue piccole dita di bimbo come il biberon, ed una sola certezza dal basso della sua tenera età: presto dovrà essere un campione e vincere, vincere, vincere. Tutto questo, come lo stesso Agassi tanti anni dopo ci racconta, lo ha segnato per sempre e, spesso, lo ha portato ad odiare il tennis. La frase simbolo del padre che risuonava costantemente nella testa del giovane era:
“Se colpisci 2500 palline al giorno, saranno 17500 a settimana e quasi un milione all’anno. E diventerai imbattibile.“
Sicuramente le aspettative erano tante, ma tanto era anche il talento del ragazzo che a soli 14 anni viene allenato nell’Accademia di Nick Bollettieri. La nuova promessa del tennis a 16 anni fa il suo esordio nel circuito professionistico. Nel 1988 è già il numero 12 del mondo, ma si porta dentro una voglia di cambiamento, di ribellione. Inizia ad esprimere tutto questo attraverso le sue apparizioni in campo in jeans, chioma lunga (in realtà finta!).
I successi di Agassi
Dopo aver rinunciato nei primi anni della sua carriera agonistica a tornei di primo livello come il tempio del tennis, Wimbledon, e gli Australian Open, per il dress code in bianco, finalmente Agassi decide di mettersi alla prova anche qui. La prima vittoria a Wimbledon non si fa attendere. È il 1992 ed il tennista di Las Vegas sconfigge in finale il potente battitore Goran Ivanisevic. È nuovo il tennis di Agassi per la scena mondiale, un tennis che si impone a solidi colpi da fondo nell’olimpo del serve and volley e della battuta violenta.
La rapidità dei suoi piedi, la coordinazione eccelsa e la capacità di anticipo su tutte le palle rendono Andre un problema per qualsiasi giocatore e permettono alla sua risposta al servizio di essere la più temuta del circuito. Ancora oggi, le prodezze compiute dal tennista in risposta sono oggetto di ammirazione. Nel 1995 il kid fa il suo esordio agli Australian Open, ovviamente con bandana ed orecchino, e li vince, battendo l’eterno rivale Pete Sampras. I due americani si sono affrontati 34 volte nel corso delle loro carriere, dando spesso vita a spettacoli incredibili.
Crollo e risalita
L’anno che ha spaccato in due la carriera di Agassi è il 1997. Piomba in una crisi che sembra irreversibile, poiché si espande a vari livelli della sua esistenza. Il primo matrimonio sta finendo, l’ATP lo trova positivo alle metanfetamine ed, inoltre, scende alla posizione 141 del ranking. Agassi ha rivelato nella sua biografia di aver mentito a proposito dell’uso delle sostanze citate quando aveva affermato che le aveva ingerite inconsapevolmente tramite un cocktail, generando una spirale di delusione tra tutti gli ammiratori.
Eppure, l’uomo Agassi ha deciso così di esprimersi nella totalità delle sue scelte, giuste o sbagliate che fossero. Tuttavia, la caparbietà agonistica non si piega a questo funesto anno, il tennista di Las Vegas ha il merito di essere risalito dall’abisso, torneo dopo torneo, riuscendo a chiudere il 1998 alla posizione numero 6, con un balzo di posizioni forse irripetibile.
Gli ultimi anni da professionista
Nel 2001 si sposa con Steffi Graf, fortissima tennista che, praticando la sua stessa professione, può capirlo. La coppia, tuttora unita, ha due figli, ai quali sicuramente Agassi avrà raccontato della finale degli Us Open del 2005. È un momento davvero importante perché il trentacinquenne Agassi ha affrontato il giovane Roger Federer. In uno scontro che ha visto primeggiare il ventiquattrenne, si è svolta una partita che ha segnato una sorta di passaggio. Da un campione ad un altro.
Con problemi alla schiena ormai invalidanti per continuare ai livelli più alti, continui dolori alla caviglia e conseguente smodato uso di antinfiammatori, di lì ad un anno, proprio nello Slam di casa, Agassi si ritira. In Italia ha vinto gli Internazionali di Roma una volta contro Tommy Haas nel 2002, a fronte di 11 partecipazioni.
Agassi oggi
Dal 2011 l’ex tennista è entrato nella Hall of Fame, trovandosi di diritto tra le leggende di questo sport. Oggi possiede la Andre Agassi Foundation for Education. Essa si occupa di istruire e realizzare scuole in zone meno agiate degli Stati Uniti, investendo anche in programmi per disturbi dell’apprendimento. Alla luce di tutto ciò che è stato del ragazzino Andre, queste iniziative sono il frutto di un uomo che ha saputo crescere e rielaborare tutte le difficoltà imposte da una vita già decisa da qualcun altro.
Auguri al tennista che ha odiato il tennis e, forse proprio per questo, ha saputo anche amarlo profondamente.