Il Palladianesimo è uno stile architettonico, molto diffuso soprattutto in Russia, Irlanda e Regno Unito. Principalmente legato al mondo anglosassone, si è tanto radicato da diventare il tratto distintivo dell’architettura coloniale, a partire dal XVIII secolo. Ne è un tipico esempio la Casa Bianca di Washington. L’origine di questo stile che ha caratterizzato molti paesi anglofoni, tuttavia è italiana o meglio veneta: Andrea Palladio.
Andrea di Pietro della Gondola, detto Palladio (Padova, 30 novembre 1508 – Maser, 19 agosto 1580) si formò e visse principalmente a Vicenza. In tutta la Repubblica Veneta ideò più di ottanta progetti tra palazzi, ville suburbane e chiese, di cui 24 patrimonio dell’Unesco. A lui si deve il noto trattato “I quattro libri dell’architettura” del 1570. Il testo definiva in modo completo e dettagliato i canoni architettonici con precise regole formali e proporzionali.
Andrea Palladio e I quattro libri di architettura
Fin dalla pubblicazione, il trattato di Palladio ebbe un ruolo talmente centrale per l’architettura, da essere definito «la più preziosa pubblicazione illustrata di architettura che si sia avuta fino a quel momento» dall’illustre studioso Howard Burns. Fu tradotto in francese nel 1650, in inglese nel 1715 e in russo nel 1798. Il successo era dovuto al dettagliato apparato illustrativo ma soprattutto all’ideale di architettura che promuoveva.
Di fatto Palladio descriveva il perfetto “edificio illuminista”, sintesi di purezza e semplicità, con riferimenti all’architettura classica. Queste caratteristiche anticipavano le ricerche estetiche che avrebbero condotto allo stile Neoclassico e in generale al gusto estetico tipico dell’Età dei Lumi.
Il perfetto edificio illuminista
Le proporzioni e gli equilibri dei singoli elementi dovevano rispecchiare il rapporto tra l’uomo e la natura. Un legame ancestrale e per l’appunto naturale, su cui si incentravano le correnti di pensiero settecentesche. Secondo lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, Palladio affronta il rapporto uomo/natura:
Affermando il profondo senso naturale della civiltà, sostenendo che la suprema civiltà consiste nel raggiungere il perfetto accordo con la natura senza perciò rinunciare a quella coscienza della storia che è la sostanza stessa della civiltà.
di Flavia Sciortino
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