Pochi giorni fa, la nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare una giovane artista emergente: Angelina Mango. Sì, il suo cognome ci porta immediatamente a quel Mango. Il compianto e indimenticato cantautore che ci ha lasciato nel 2014, è infatti il padre di Angelina. Sua madre è un’altra voce bellissima della musica italiana, Laura Valente (nome d’arte di Laura Bortolotti, Milano 1963). Suo fratello, Filippo, classe 1995, è un batterista. Una famiglia di talenti, insomma. Angelina a casa ha sempre respirato musica.

Inevitabilmente, in modo graduale e naturale, la 19enne, dopo una gavetta breve ma di tutto rispetto, sta conoscendo oggi il suo debutto ufficiale nella musica, seguendo una sua personale direzione. Il risultato è “Monolocale”, il primo EP di Angelina Mango, dallo scorso venerdì 13 Novembre disponibile su tutti i digital store. Con lei abbiamo parlato, in uno scambio di domande e risposte tramite mail, anche di questo album. Ma abbiamo voluto rivolgerle anche domande su altri argomenti, per comprendere qualcosa in più sulla Angelina persona, oltre che artista. Prima di lasciarvi alla lettura dell’intervista, vogliamo ricordare meglio di chi stiamo parlando (o presentarla, a chi non la conoscesse ancora) e raccontare più nel dettaglio la genesi di “Monolocale”.

Chi è Angelina Mango

Angelina nasce a Maratea, in Basilicata, nel 2001. Cresce a Lagonegro, in una casa in cui la musica si respira nell’aria grazie ai genitori (Mango e Laura Valente). Sin da piccola compone le sue prime canzoni. Dal 2013 si esibisce con la sua band, accompagnata dal fratello batterista, nei locali della zona. Nello stesso anno, registra in studio con suo padre una versione di Get Back, che viene pubblicata nell’album “L’amore è invisibile”, uscito nel 2014.

Nel 2016 si trasferisce a Milano e apre un suo canale YouTube su cui inizia a pubblicare cover e live session. Nel 2019 conclude gli studi al liceo artistico. Successivamente registra dei brani inediti scritti da lei all’ Auditoria Records di Fino Mornasco e alla Fonoprint di Bologna, pubblicando anche questi sul suo canale. Nei primi mesi nel 2020 nascono le otto canzoni di “Monolocale”, primo lavoro discografico pubblicato dall’etichetta Disincanto e distribuito da Believe.

Angelina Mango - photo credits: Daniele Mignardi Promopressagency
Angelina Mango – photo credits: Daniele Mignardi Promopressagency

Come nasce “Monolocale”

È nei mesi del lockdown primaverile che nasce “Monolocale”, l’EP con cui Angelina Mango si presenta sulla scena della musica attuale. L’album è stato scritto, registrato e prodotto dalla stessa artista, nel monolocale in cui vive a Milano, che si affaccia su Naviglio Grande. Nel comunicato stampa, leggiamo che “È forte, nel titolo del singolo Va tutto bene, una consapevolezza nata dalle circostanze. Un verbo al presente che rimanda all’istante in cui si fanno i conti con se stessi e si prende per mano la persona riflessa allo specchio”. Quella con cui Angelina si è confrontata tra le pareti del suo monolocale milanese.

“Forse distruggo le cose per poterne fare canzoni – spiega Angelina – È il mio loop, è la soluzione, ma è anche la spiegazione ai fallimenti. E alla fine mi ritrovo a ballare in cuffia sulla cassa di un pezzo che scandisce cinicamente le mie fragilità”. Fragilità che la giovane artista canta con sicurezza e dolcezza, per una naturale esigenza: “Ballo e rido di me perché so stare in equilibrio nelle situazioni estreme, mentre restare in equilibrio quando tutto è stabile, quando tutto va bene, è il mio vero tallone d’Achille”. Le canzoni sono nate una dopo l’altra, veloci, viscerali, istintive.

Angelina Mango - photo credits: Daniele Mignardi Promopressagency
Angelina Mango – photo credits: Daniele Mignardi Promopressagency

La tracklist di “Monolocale” rivela che la giovane cantautrice ha già un suo linguaggio

Il genere di Angelina in “Monolocale” unisce le profonde melodie dolci della sua voce, dal timbro riconoscibile, ad una cassa potente nello stomaco. Il tutto raccontato da testi precisi, intensi, verticali. Questa la tracklist di “Monolocale”: Non sento più niente; Naviglio Grande; Va tutto bene; Sono aggrappata a te; Iron Man; Treno in corsa; Muoio per niente; San Siro. Gli 8 brani di “Monolocale”, ora intimisti ora ballabili, mescolano pop e urban.

Angelina si rivela una cantautrice e musicista che ha già un suo linguaggio, che sta cercando un suo stile. L’ambiente familiare, la sua formazione e il vivere tra due contesti tanto diversi (la Basilicata prima, sua terra d’origine, e Milano poi, in cui si è trasferita da quattro anni), hanno reso l’Angelina di oggi una ragazza consapevole, colta, sempre coi piedi per terra, riconoscente, con una maturità che va oltre i suoi anni. Potete ascoltare “Monolocale” – e tutta l’altra musica di Angelina Mango – nei suoi canali social ufficiali. Ecco i link:

Angelina Mango, Va tutto bene, primo singolo estratto dall’EP “Monolocale” (2020)

La nostra intervista a Angelina Mango

MM: Vorrei cominciare citando il tuo primo estratto da “Monolocale”, Va tutto bene. Oggi Angelina può dire che va tutto bene? Sarei curiosa di sapere come può sentirsi una cantautrice giovanissima come te, a pochi giorni dal suo debutto ufficiale nella musica, in un periodo così particolare e difficile.

Nel momento in cui andrà tutto bene non avrò più nulla da dire, nulla da imparare, quindi vista la mia ispirazione di questo periodo posso dire che no, oggi non va tutto bene! So che sembrerà un paradosso, ma non lo è affatto. Va tutto bene è il lato ironico di una tranquillità che spesso viene inneggiata ma che a me non darebbe alcuno stimolo, probabilmente. Ciò nonostante non ti nego sia un gran bel periodo per me, perché ho la fortuna di far ascoltare la mia musica e non posso chiedere di meglio, per ora.

MM. Hai definito il tuo primo EP «fatto in casa come la pasta, cinico, rischioso, dolce, reale, un racconto»… Io, aggiungerei maturo, coraggioso e sorprendente, soprattutto per una ragazza così giovane. Sei soddisfatta del risultato finale e dell’accoglienza che sta avendo “Monolocale”?

Grazie mille per le belle parole! Sì, sono soddisfatta di come “Monolocale” abbia sintetizzato un momento di svolta importante e intimo. So che è un lavoro “crudo”, in tutte le migliori e peggiori accezioni del termine, e proprio per questo sono tanto contenta dei feedback che sto ricevendo, anche da persone che stimo immensamente!

Angelina Mango, Muoio per niente (“Monolocale”, 2020)

Angelina Mango: “Condividere una canzone è come lasciarla andare per la sua strada”

MM: Hai detto che la musica non aiuta a risolvere i problemi o le paure, ma a raccontarli. Quando ti riascolti, riesci a vedere le cose di cui canti con più distacco?

Sono poco possessiva con la mia musica, come con tante altre cose. Condividere una canzone è come lasciarla andare per la sua strada, e insieme a lei anche le sensazioni che durano all’inizio alla fine della take. Riascoltare è come trovare sul computer un vecchio filmato, con un mezzo sorriso e col calore di un ricordo.

MM: In un verso di Va tutto bene, dici: «Lo butto via sto pezzo, che manco mi somiglia». C’è invece un pezzo che più ti somiglia nel disco?

“Monolocale” descrive tanti lati del mio casino mentale! In questo periodo mi sento tanto come mi sentivo quando ho scritto “Muoio per niente”, mentre “Sono aggrappata a te” è una costante per chi è capace di amare, e a volte ama troppo.

Angelina Mango: “I miei genitori mi hanno permesso di capire più in fretta quale fosse la mia strada”

MM: C’è qualche artista che ti ha ispirato nella realizzazione di “Monolocale”?

Nell’ultimo anno mi sono lasciata trascinare da nuovi ascolti, sound diversi da quelli ai quali mi avvicinavo prima scrivendo, sono rimasta folgorata emotivamente da tutte le sonorità fredde e distaccate ma allo stesso tempo struggenti di James Blake, Cosmo, Aurora. Allo stesso tempo penso di essere fedele al mio modo di vedere le cose, e resto aperta a nuove strade, che sto già intraprendendo.

MM: «Mi è capitato di sentire la spalla di mia madre come un cordone ombelicale, attaccato alla mia spalla. Ed era la cosa che più mi spaventava, così mi allontanavo per non sentirne il bisogno, prima di dover staccare». La maturità e la durezza di queste parole in Muoio per niente mi hanno colpito molto. Trasmettono in modo chiaro tutto il naturale bisogno, tipico di ogni ragazza/o della tua età, di staccarsi dalle proprie radici e seguire la propria strada. In quanto figlia d’arte, senti in qualche modo amplificata quest’esigenza?

Assolutamente no. Penso di far parte dell’irrimediabile maturazione della quale ogni ragazzo è cavia, e questo prescinde dal lavoro dei miei genitori, che anzi mi ha permesso di capire forse più in fretta, in modo più spontaneo, quale fosse la mia strada.

MM: Potendo scegliere e avendone l’opportunità, c’è un artista in particolare con cui vorresti collaborare?

Sono tantissimi gli artisti che stimo e rispetto e coi quali sarebbe un onore collaborare, sparerei un nome a caso tra i tanti e non è giusto, ma c’è una cosa che non nascondo mi piacerebbe tanto, ed è scrivere per altri interpreti. Mi piacerebbe sentire un’altra voce sintetizzare quello che sento.

Angelina Mango, Naviglio Grande (“Monolocale”, 2020)

Angelina Mango: “Mi piacerebbe tanto che la mia musica arrivasse ovunque possa essere amata”

MM: Ti sei diplomata al liceo artistico. Oltre la musica, pensi che potresti esprimerti anche con altre forme d’arte? O magari, data la tua formazione, ci sono già altre espressioni artistiche cui ti dedichi? Non so, la fotografia, per esempio? Molti versi delle tue canzoni hanno la capacità di restituire delle immagini, come delle istantanee.

La scuola che ho fatto mi ha dato la possibilità di interessarmi a mondi nuovi, la fotografia e il cinema mi hanno restituito una visione più lenta e approfondita di tante cose. Devo esprimermi e nulla può limitare quest’esigenza. Amo ballare, amo disegnare sul muro, amo scrivere una frase sul mio quaderno.

MM: Per l’ultima domanda, facciamo un piccolo passo indietro e un altro invece verso un ipotetico futuro. Ascoltando alcuni tuoi lavori precedenti a “Monolocale”, come le tue cover in versione acustica di brani stranieri (per esempio, Kiss di Prince), oppure Get Back, incisa con tuo padre quando eri appena 13enne (“L’amore è invisibile”, 2014), si denota già una certa padronanza della tecnica, oltre che una notevole sicurezza e un ottimo inglese. Hai mai pensato di poter sfruttare queste doti per arrivare, magari in futuro, anche a un pubblico internazionale?

Credo che il mio ottimo inglese sia dovuto ahimè soltanto ad un buon orecchio, e non alla padronanza della lingua, che inizia e finisce con la canzone ahah! Io scrivo in italiano perché amo il suo suono ed è una fortuna possederlo come lingua madre e poterne fare poesia, detto questo mi piacerebbe tanto che la mia musica arrivasse ovunque possa essere amata. Grazie mille per le belle domande, sono molto contenta, spero di avervi dato risposte esaustive! A presto.

Intervista a cura di Valeria Salamone

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