Anita Garibaldi, storia di una rivoluzionaria entrata nella leggenda

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna speciale definita l’eroina dei due mondi per il suo contributo alle rivoluzione sudamericana e al risorgimento italiano nonostante si fosse spenta in giovane età. La donna è Anita Garibaldi e questa è la sua storia

Chi era Anita Garibaldi, l’incontro con Giuseppe la guerra in Brasile e in Uruguay

LetteralMente Donna è dedicata ad Anita Garibaldi, fonte ravennatoday.it
Anita Garibaldi, fonte ravvennatoday.it

“Anita, Madonna laica del nostro Risorgimento, simbolo del coraggio femminile che nessun altra donna italiana seppe eguagliare , conciliò sempre durante la rapida avventurosa sua vita i doveri della madre e della combattente intrepida al fianco di Garibaldi”

Sono le parole con cui Benito Mussolini , come riportato da Liberolibro, inaugurò nel 1932 il monumento al Gianicolo nel cui basamento riposa Anita Garibaldi. Parole che la celebrano come eroina del risorgimento e nonché eroina dei due mondi al fianco dell’amato Giuseppe. O forse, come scrisse Indro Montanelli, non capì mai gli ideali rivoluzionari del marito. Ma li condivise fino in fondo ritenendoli sacri come lo erano per lui. Quello che è certo che si schierò da sempre con i più deboli, fin da quando in Brasile appoggiò i rivoluzionari che erano entrati a Laguna. Era la città dove visse un matrimonio disastroso con il calzolaio Manuel Duarte de Aguiar, che la segregava in casa ed era spesso ubriaco. E che lei, tra l’altro, era stata costretta dalla madre a sposare per sfuggire alla fame. Lo stesso posto dove incontrò l’uomo che le avrebbe cambiato la vita.

Le parole del marito Giuseppe

“Avevo bisogno d’una donna che mi amasse subito!… sì, una donna!, e trovai Anita, la più perfetta delle creature…Da quel giorno non ho desiderato più niente. Il mio viso, come il viso del sole, era sfiorato dal suo sguardo, che era come una pioggia leggera, calma, sul mare”

Così Garibaldi raccontò l’impatto passionale e fulminante che ebbe per lui l’incontro con Anita, che aveva dapprima osservata con un cannocchiale dalla sua nave e poi conosciuta di persona a casa sua il 27 luglio 1839. Da quel giorno Garibaldi decise che Anita dove essere sua: la donna seguì il suo amato Josè fino a Montevideo. In mezzo la dura battaglia contro gli imperialisti e le azioni eroiche con cui Anita Garibaldi, mettendo a rischio la sua stessa vita, seppe distinguersi sfuggendo al nemico. Come quando dopo la battaglia di Curitbanos fuggì a cavallo dopo aver cercato invano il cadavere dell’amato che poi riabbracciò.

Poi l’inizio di quella che poteva essere una vita tranquilla a Montevideo iniziata con il loro matrimonio. Dopo che il primo marito di Anita da anni non dava più notizie e di cui i biografi ipotizzarono la morte da tempo. E che finisce dopo che Garibaldi venne arruolato come colonnello per combattere contro l’esercito argentino in nome della libertà dell’Uruguay. Anche in questo caso Anita, nonostante quattro figli piccoli avuti dal suo Josè, decise di stare a fianco del marito divenendo infermiera da campo.

In Italia per amore fino alla fine

Nonostante diverse eroiche vittorie e la fama grazie alla stampa europea e americana, il Nizzardo decise di rientrare in Italia nel 1848 dopo aver saputo delle insurrezioni scoppiate nelle penisola. Garibaldi fu infatti, prima di conquistare il regno delle due Sicilie, uno degli eroi che difese fino alla fine sul Gianicolo la breve e gloriosa esperienza delle repubblica romana del 1849. Anita fu ancora una volta al suo fianco nel pericolo, nella fame e nella povertà, nonostante fosse incinta del quinto figlio. Poi durante una rocambolesca fuga dopo la caduta di Roma morì a causa della malaria a Ravenna a soli 28 anni.

Il suo corpo, sepolto in tutta fretta da Garibaldi e i suoi, fu ritrovato da tre pastorelli mentre si diffuse la notizia che lo stesso Nizzardo l’avesse strangolata per continuare più agilmente la sua fuga. Le indagini dei medici sul cadavere dimostrarono poi che fu una violenta febbre ad ucciderla mentre un parroco si occupò della sua sepoltura con un funerale cattolico. Garibaldi recuperò il corpo dell’amata solo dopo la fine della seconda guerra d’indipendenza, portandolo a Nizza. Poi nel 1931 le spoglie di Anita furono definitivamente ricomposte e traslate nel monumento tutt’ora oggi dedicato a lei al Gianicolo.

Stefano Delle Cave

Seguici su Google news