Anna Frank e il suo diario: è il 12 giugno del 1942 quando, alla ragazza, regalano in occasione del suo tredicesimo compleanno, quello che diventerà in seguito, manifesto e testimonianza dell’orrore nazista. Molto si è scritto sull’argomento. Per questo appuntamento della rubrica Letteratura per l’infanzia, capitata proprio in occasione dell’anniversario di nascita della ragazza, il quesito che ci si pone è: perché, dopo tanti anni, è ancora una lettura fondamentale da far conoscere ai più piccoli e rispolverare da adulti?
Anna Frank, quando la scrittura è passione
La trama di questo romanzo autobiografico scritto sotto forma di diario è nota: il merito della pubblicazione del testo va Otto Frank, padre di Anna ed unico sopravvissuto della famiglia. Al suo ritorno da Amsterdam, trovò gli scritti della ragazza che, successivamente, pubblicò in versione ridotta omettendo alcune parti. La pubblicazione avvenne in onore della figlia che voleva diventare scrittrice. Anna Frank nasce a Francoforte in Germania. Tuttavia, nel 1933 la famiglia si trasferisce in Olanda. Nel 1940 l’occupazione tedesca era al suo inizio: essendo di origine ebrea, tutta la famiglia decise di lasciare la casa trasferendosi in un alloggio segreto, all’interno dello spazio commerciale in cui lavorava il padre. La famiglia riuscì a nascondersi per due anni; tuttavia, furono in seguito scoperti e deportati in uno dei più noti campi di concentramento: Bergen-Belsen.
Anna Frank, il diario per sopportare le paure
Cara Kitty: la ragazza preferì dare un nome al diario. Non voleva che l’eloquio fosse impersonale e freddo. Da qui, traspare la sensibilità della piccola Anna. Il diario già dall’inizio fu un simbolo: un’amica a cui raccontare sensazioni, sfoghi, pensieri, visioni del mondo. Scrivere il diario fu la consolazione della ragazza, sin da subito; un modo per sopportare le paure che imperversavano in un regime nazista al limite della follia; ma, soprattutto, un modo per mitigare la solitudine forzata nei due anni di reclusione. Nel romanzo autobiografico, Anna descrive la persecuzione ebrea durante la guerra, la convivenza con la famiglia Van Daan, i rapporti con la sorella Margot e la madre, la prima volta in cui ha la prima mestruazione, il suo scoprirsi, l’amore per Peter che poi, scoprirà, vacuo. Il mondo di un’adolescente costretta a reinventarsi in un microcosmo; troppo piccolo per un carattere brioso come quello di Anna Frank. Fra le pagine, si scorge un recondito senso di colpa: Anna si lamenta, ma, tuttavia, sa di essere più fortunata di coloro che non hanno un nascondiglio.
Perché, dopo tanti anni, è importante la lettura di questo romanzo autobiografico?
Anna riceve il diario il giorno del suo compleanno, il 12 giugno 1942. L’ultimo compleanno festeggiato con gli amici, prima della fuga avvenuta il 16 luglio. Condizione che durerà fino all’agosto del 1944, quando i nazisti scopriranno il rifugio. La seconda volta che si rivolge alla sua Kitty, spiega il motivo che la porta a confidarsi con un diario. Nonostante la scuola, le amicizie e la famiglia meravigliosa, si sentiva sola. A scuola scherzava con gli amici: ma il suo carattere curioso e desideroso di dare risposte ai quesiti che si poneva, notava come fra i coetanei non ci fosse spazio per cose più serie. Ecco perché aveva deciso di rivolgersi a Kitty, fino a quanto non avesse trovato un amico degno di questo nome. Quello che colpisce dalle pagine, è la crescita morale di una ragazza acuta e sensibile. Anna amava discutere per capire: era oggetto di rimproveri da parte della signora Van Daan e dei coinquilini. La sofferenza di quei rimproveri lasciano il posto, tempo dopo, ad un mutamento da parte di Anna: aveva imparato a tenere a freno i commenti. Non perché credeva fossero sbagliati ma per preservare sé stessa. Anna, spesso, si chiedeva che fine avesse fatto il suo essere, continuando così.
Insegnamenti universali di un diario famoso
Quello che colpisce di Anna Frank è il suo ottimismo, la sua fiducia nel futuro e negli uomini nonostante imperversasse in condizioni di precarietà e timore.
“Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.”
Una frase forte se pronunciata da una ragazzina vessata dalle pressioni della guerra e costretta ad una convivenza forzata. Nonostante tutto, molti sono i temi affrontati.
Attualità di un diario
- Discriminazione: tema presente affrontato da un’adolescente con tutta la leggerezza dei suoi anni. L’impotenza di fronte a qualcosa più grande di tutti. I quesiti che Anna si pone producono nel lettore un impatto emotivo importante;
- Odio razzista e importanza della libertà: una testimonianza verso il razzismo che, tutt’oggi, rappresenta ancora un’ideologia da estirpare. La ragazza descrive in maniera magistrale le sensazioni che prova: da ebrea è costretta a nascondersi senza poter vivere una vita normale. In un passo del diario si evince tutto il dolore di Anna quando non le è permesso di sporgersi da una fessura per vedere un brandello di cielo;
- Il futuro si crea conoscendo il passato: la frase esposta all’interno del Museo dedicato alla ragazza, descrive la motivazione per la quale il diario fu oggetto di pubblicazione: l’auspicio fu far conoscere la storia di moltissimi ebrei affinché questa servisse per non ripetere errori futuri;
- Solidarietà: importante e ben esplicato è il concetto di solidarietà che, fra le pagine, traspare: testimonianza concreta soprattutto per chi aiutò le due famiglie a nascondersi pur consci del pericolo che stavano correndo;
- Determinazione e amore per la vita: Anna crede nell’intima bontà dell’uomo, nei suoi sogni di diventare chi vuol essere, scevra da regole imposte.
”È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere”.