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Settembre 8, 2024, domenica

Anna Garofalo, la battaglia di una vita per i diritti civili delle donne

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che ha dato un enorme contributo per la battaglia dei diritti civili delle donne in un epoca difficile come la seconda guerra mondiale e il dopo guerra. La donna è Anna Garofalo e questa è la sua storia

“Una delle libertà più difficili a conquistare è la libertà dal timore e non basta che essa sia inscritta sulla Carta atlantica. Il lungo periodo della dittatura e la struttura paternalistica della società italiana hanno creato un tipo di italiano che difficilmente osa esprimere a fondo il suo pensiero. Nelle donne, poi, questa riserva è anche maggiore, perché interviene un atavico istinto di soggezione all’autorità, sia quella dello Stato o del datore di lavoro, della famiglia o della Chiesa.”.

Queste parole di Anna Garofalo tratte dal libro “L’Italiana in Italia” ci fanno comprendere a pieno il senso di una battaglia combattuta tutta la vita per l’emancipazione femminile in un’epoca complicata come quella della seconda guerra mondiale e del dopoguerra dove sopravviveva ancora l‘ideologia patriarcale fascista.

Anna Garofalo e le parole di una donna

LetteralMente Donna è dedicata ad Anna Garofalo, fonte sicilianetwork.info
Il voto alle donne e Anna Garofalo, fonte sicilianetwork.info

Parole di una donna” era un programma radiofonico di Anna Garofalo andato in onda dal settembre 1944, su idea degli Alleati, fino al 1952. In esso la giornalista e conduttrice romana dette voce a donne di ogni estrazione sociale affrontando temi difficili considerati un tabù come il divorzio, il suffragio universale femminile la violenza sessuale. Raccontò la Garofalo di quegli anni all’editore Laterza, il quale nel 1965 pubblicò “L’Italiana in Italia”, che “oltre a parlare personalmente, dirigevo tutte le trasmissioni femminili. Misi al microfono tutte le donne che conoscevo dei vari partiti: Rita Montagnana, Giuliana Nenni, Rosetta Longo, Iosette Lupinacci, Maria Federici, Marisa Rodano, Angela Cingolani, Teresa Scelba, Ester Parri, la signora Calasso, Maria Calogero e tante altre…

Proprio la politica fu uno dei temi più importanti con la questione del pregiudizio sull’immaturità politica femminile legato alla richiesta del suffragio universale femminile affrontato sin dalle prime puntate. Una delle prime ospiti del programma che accesero questo dibattito fu propri la presidente dell’Unione delle Donne Italiane Rita Montagnana allorchè all’alba del voto alle donne il pregiudizio si era fatto più insistente.

Le donne della Garofalo

Le donne di cui si parlava nel programma erano spesso quelle che durante la guerra avevano dovuto sopravvivere da sole mentre i mariti erano al fronte e che ora cercavano di diventare indipendenti dal controllo maschile rivendicando attraverso il programma della Garofalo le loro idee. La giornalista romana per questo dovette fare i conti con separazioni, figli illegittimi e problemi finanziari.

Ricordò nel suo libro che arrivò, ad esempio, ”alla Radio una lettera dalla Calabria. La moglie di un ufficiale prigioniero, che fra poco tornerà, racconta la sua disperazione per essere divenuta l’amante del cognato, in assenza del marito. Essa si domanda che cosa sarà di loro quando il reduce saprà di essere stato tradito dal fratello, nella casa comune. D’altra parte la donna è rimasta sola per anni, in giovane età, ed ora non ama più il marito, ma l’altro che le è rimasto vicino.”

Una battaglia per la vita

Nel 1948, dopo la vittoria alle elezioni, la Democrazia Cristiana colpì con la censura cattolica il programma della Garofalo che dalla sera venne spostato al pomeriggio. Di quegli anni raccontò la Garofalo che I” dirigenti non possono concepire che questa trasmissione, scritta e detta da una donna, ma destinata agli ascoltatori in genere, debba trovar posto accanto al discorso dell’uomo politico o al giornale radio. La commissione dei programmi considera le donne come una categoria, alla stregua degli scolari, dei militari, degli agricoltori e non come il 53% degli elettori italiani…” La fine di “Parole di una donna” non impedì però alla giornalista romana di continuare a battersi fino alla morte avvenuta nel 1965 per l’emancipazione femminile.

Stefano Delle Cave

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