Anna, nome di fantasia, ora è libera. È morta nella sua casa, come da sua volontà, tramite il suicidio assistito. Il farmaco, per la prima volta, è a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Si tratta della prima italiana ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza “Cappato\Antoniani”, con l’assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale (SSN), a seguito dell’ordine del Tribunale di Trieste.
Suicidio assistito: come funziona la sentenza
Il farmaco e la strumentazione necessaria sono stati assegnati dal Tribunale di Trieste. Il medico, che ha agito su base volontaria, ha seguito meticolosamente tutte le procedure individuate dall’Ordinanza Cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste il 4 luglio 2023. Ha dunque agito senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di “Anna”.
Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, dice: “‘Anna’ è la prima persona malata che ha visto riconoscere, da parte dei medici incaricati di effettuare le verifiche sulle condizioni, che l’assistenza continua alla persona è assistenza vitale, così anche la dipendenza meccanica non esclusiva garantita attraverso l’impiego di supporto ventilatorio (CPAP) nelle ore di sonno notturno. Emerge che, rispetto alla procedura eseguita di riscontro delle condizioni di una persona malata in Friuli Venezia Giulia, risulta non fondato e paradossale il diniego ricevuto invece nel Lazio da Sibilla Barbieri, anche lei dipendente da trattamenti vitali ma costretta a morire in Svizzera.”
I commenti di speranza di chi lotta da tempo per la libertà
“Per la prima volta inoltre in Italia una persona ha avuto accesso all’aiuto alla morte volontaria interamente nell’ambito del Servizio sanitario pubblico a seguito dell’ordine di un Giudice”. E continua: “‘Anna’ per ottenere il rispetto della sua volontà e l’applicazione della sentenza ‘Cappato’ della Consulta ha dovuto rivolgersi alla giustizia civile e penale, con grande fatica ha voluto personalmente depositare dai Carabinieri l’esposto contro ASUGI e partecipare sempre in persona alla prima udienza civile in Tribunale a Trieste.
Che ha poi emesso una ordinanza di condanna di ASUGI di applicare la sentenza della Consulta, così come avrebbe dovuto fare già nel novembre 2022 quando aveva ricevuto la richiesta da ‘Anna’, l’azienda sanitaria ha dato applicazione alla decisione del Giudice del Tribunale di Trieste e, sussistendo tutte le condizioni indicate dalla Corte Costituzionale con sentenza 242/19, si è fatta carico dell’intero percorso. Ha dunque messo a disposizione il farmaco, la strumentazione e il personale sanitario su base volontaria. Abbiamo vigilato sull’intera procedura, a volte sollecitando alcuni passaggi”. Anna, finalmente, è libera.
(Fonte: AGI)
Marianna Soru
Seguici su Google News