Alexander von Humboldt: lo scienziato moderno

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Di Redazione Metropolitan

Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Alexander von Humboldt e Personalmente nutro un’adorazione per lo scienziato tedesco, nato 250 anni fa, il 14 settembre 1769 e morto nel 1859.

Le sue osservazioni furono fondamentali per plasmare le scienze naturali per come le conosciamo oggi. Darwin stesso decise di partire per esplorare il mondo ispirato dai suoi libri. Per il viaggio sul Beagle portò con sé una copia dei 7 volumi componenti la “Personal narrative”, il resoconto di Humboldt sulle sue esplorazioni dell’America di inizio ‘800 (soprattutto del Sud per la quale avrà sempre un particolare amore, ma anche del Centro e del Nord). Le sue esplorazioni coprirono anche parte dell’Asia e forgiarono le basi dell’ecologia, della biogeografia e dell’idea del mondo come sistema complesso.

Humboldt e la cooperazione nella scienza

Era convinto che fosse necessario che le diverse discipline quali botanica, zoologia, geologia, chimica, fisica, collaborassero e che gli scienziati dovessero interagire e muoversi liberamente in ambito internazionale in modo da condividere i dati e permettere analisi globali.

L’impatto dell’uomo sull’ambiente

Si rese conto dell’impatto delle attività umane sul pianeta e fu il primo a preoccuparsi delle conseguenze di questo impatto sull’uomo. Aveva capito che l’uomo aveva il potere di modificare la natura e che farlo senza comprenderne regole e vicendevoli concatenazioni, poteva essere molto pericoloso e produrre risultati catastrofici. Era un intelligente osservatore, abile a trovare e identificare le connessioni tra eventi. Aveva visto come l’eccessiva raccolta di animali (pesca incontrollata, raccolta di tartarughe) metteva a rischio la sopravvivenza delle specie.

Gia’ allora pensava che non vi erano risorse infinitamente utilizzabili. Si preoccupava del crescente uso delle monoculture e della deforestazione, anche a scopo minerario (aveva competenze anche questo per via della sua esperienza da ispettore delle miniere). Metteva in guardia dai rischi idrogeologici dalla perdita degli alberi, di cui aveva compreso anche il ruolo nel mantenimento dell’umidità, nella riduzione del calore e nella produzione di ossigeno.

La vita politica

Era un liberale, dell’idea che i confini tra nazioni fossero un ostacolo al progresso . “Il mondo è chiuso” lamentava, parlando di come guerra e politica bloccassero le sue esplorazioni. Era inoltre contrario allo sfruttamento delle popolazioni indigene e alla schiavitù. Questo causo’ qualche ostacolo nei nascenti Stati Uniti d’America e qualche scontro con l’allora presidente Jefferson, con cui aveva altrimenti buoni rapporti. Era infine sostenitore delle rivoluzioni americane. Questo fino a che si rese conto che il Sud America si stava per finire in una diversa forma di autoritarismo.

La sua comprensione della biosfera e le sue posizioni sociali sarebbero considerate moderne anche col metro odierno. Per la sua epoca, in cui i diritti divini di sfruttamento della natura da parte dell’uomo e dei popoli indigeni da parte delle potenze coloniali erano scontati, fu un uomo straordinario. 

Matteo De Chiara

Bibliografia

“L’invenzione della natura. Le avventure di Alexander Von Humboldt, l’eroe perduto della scienza” di Andrea Wulf. Luiss University Press, 2017