L’ebola e’ da sempre sinonimo di morte certa, al punto che persino vari disaster movie lo presentano come il punto di non ritorno. Eppure, stando alle ultime ricerche, una cura sembra essere dietro l’angolo. Se cio’ si rivelasse vero, epidemie come nella Repubblica Democratica del Congo potrebbero essere risolte, salvando innumerevoli vite umane.

Il virus Ebola potrebbe presto non fare più così paura. Sono stati annunciati infatti due nuovi trattamenti capaci i ridurre la mortalità della malattia addirittura al 6%.

Casistica

Ovviamente, una mortalità del genere sui grandi numeri è comunque alta, ma per capire la reale portata di questa scopertabasta considerare che Ebola Zaire, il ceppo più virulento, può arrivare a una mortalità del 90%.

un caso di ebola nell'ospedale Militare di Kanenge
Protocolli di sicurezza attiavati per l’ebola nell’ospedale militare americano di Kanenge (photo Credits: Petty Officer 1st Class Nicholas Scott)

Parliamo, quindi, di un trattamento in grado di salvare decine se non centinaia di migliaia di vite.
Ne parleremo in modo piu’ approfondito in un articolo successivo, una volta avuto il tempo di studiare accuratamente gli articoli scientifici pubblicati al riguardo.

La situazione odierna

Al momento troviamo la situazione piu’ grave nella Repubblica Democratica del Congo, la speranza è che questi nuovi trattamenti possano aiutare le autorità locali e gli aiuti internazionali a debellare il focolaio epidemico.

Piccolo recap sulla situazione ebola in Congo

Da un anno oramai, la Repubblica Democratica del Congo combatte contro un’emergenza sanitaria molto difficile da gestire. Nell’agosto del 2018 c’è stato lo scoppio di un’epidemia di Ebola, in particolare il virus riconosciuto è Ebola Zaire.

Il 17 luglio 2019 è stato dichiarata l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.

Fino al 15 luglio 2019 le dichiarazioni ufficiali parlano di un totale di 2512 casi, con 1676 morti.

La dichiarazione di emergenza si è resa necessaria per chiedere uno sforzo maggiore alla comunità internazionale. In particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di non chiudere i confini con le zone colpite e di non tagliare i fondi, in modo da poter sostenere al meglio la popolazione colpita dall’epidemia.

Giuliano Parpaglioni