Negli ultimi anni i casi di disturbi del comportamento alimentare sono nettamente aumentati, soprattutto in Occidente, diventando un’emergenza dei nostri tempi. A causa degli stereotipi di bellezza imposti dalla società , giovani e non – e senza distinzioni di genere – sono vittime di questi disturbi, in particolare dell’anoressia e della bulimia.
Disturbi del comportamento alimentare: parliamo di anoressia e bulimia
L’anoressia e la bulimia sono due tra i più diffusi disturbi dell’alimentazione diventati molto frequenti negli ultimi vent’anni. Affliggono adolescenti ed adulti con conseguenze tremendamente devastanti sulla salute fisica e mentale.
La ricerca di un’ideale perfetto di bellezza, di cui sono complici anche i social, è diventata una spasmodica ossessione, soprattutto per i più giovani.
Ma in cosa consistono di preciso i disturbi alimentari? Si tratta di disfunzioni del comportamento alimentare e comportamenti finalizzati al controllo del peso del corpo.
Le persone affette da un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali, difficoltà emotive, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali e complicazioni mediche.
Il ruolo che assume il cibo in questi casi è assolutamente diverso da quello che intendiamo comunemente. La privazione o l’abuso del cibo dipendono da un disagio profondo, un senso di inadeguatezza e un’alterata percezione del proprio corpo.
I disturbi del comportamento alimentare rappresentano il simbolo del disagio della nostra epoca, legati all’immagine corporea, al significato del cibo, all’ossessione dell’apparenza. Il cibo per moltissime persone oggi rappresenta un nemico. Un’espressione di profonda sofferenza interiore, che nella gran parte dei casi fatica a trovare un altro tipo di manifestazione.
Gli effetti della pandemia sui disturbi del comportamento alimentare
La pandemia ha causato un aumento del 36% dei sintomi associati ai disturbi del comportamento alimentare e un boom di ricoveri, con un incremento del 48% dall’inizio della diffusione del Covid. Questi sono i dati emersi da un recente studio dell’International Journal of Eating Disorder: 53 ricerche sul tema hanno riportato il coinvolgimento di oltre 36 mila pazienti, con età media di 24 anni, di cui oltre il 90% donne.
Lo stravolgimento delle abitudini alimentari – dal desiderio di accumulare più cibo possibile per timore di una carestia legata al lockdown, a sensibili aumenti di peso per la scarsa mobilità – è stato la punta dell’iceberg di una fragilità psico-emotiva inespressa.
Il senso di solitudine, l’allontanamento dalla realtà quotidiana e le situazioni di convivenza forzata in contesti non sempre sereni hanno comportato un generale peggioramento dell’umore, oltre che all’uso del cibo come valvola di sfogo.
Un’ indagine condotta in Italia su persone con disturbi alimentari, pubblicata sul Journal of Affective Disorders nel 2021, ha evidenziato che durante il lockdown si è verificato un aumento significativo di ansia (+20%), depressione (+20%), sintomi post-traumatici (+16%), panico (+30%) e insonnia (+18%). Il tutto ha contribuito ad aumentare le fragilità della popolazione, in particolare nei soggetti affetti dai disturbi dell’alimentazione.
I disturbi del comportamento alimentare – ai quali è dedicata la Giornata del Fiocchetto Lilla il 15 marzo – sono malattie a carattere multifattoriale. Sono il simbolo di voce interiore che soffre, che grida attraverso il corpo e che purtroppo non sempre trova il coraggio di chiedere aiuto.
Francesca Mazzini
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