Anselmo Bucci è un pittore, incisore e scrittore italiano considerato uno degli iniziatori del movimento artistico del Novecento del 1922 a Milano. Poco conosciuto dai più, Anselmo Bucci non compare spesso tra i nomi importanti delle avanguardie del ‘900. Per questo nel giorno della sua nascita vogliamo dedicargli un articolo per la Rubrica Arte settimanale.
Anselmo Bucci, nonostante la poca notorietà, è considerato un vero e proprio creativo poiché è stato capace di spaziare dalle arti decorative al design, dalla cronaca di trincea alla critica d’arte, fino alla produzione di vere e proprie opere letterarie. Un artista poliedrico diventato uno dei protagonisti delle nascenti avanguardie artistiche dei primi decenni del Novecento, tanto in Italia che in Francia.
Anselmo Bucci, vita e formazione artistica
Figlio di Achille Muzio, nasce a Fossombrone il 25 Maggio 1887. Frequenta gli studi classici al liceo Marco Foscarini di Venezia. In seguito si dedica allo studio del disegno a Este, alla scuola di Francesco Salvini. Allievo dell’Accademia di Brera a Milano nel 1904-05, parte per Parigi nel 1906, dove rimane fino al 1915, dedicandosi soprattutto all’incisione. Nel maggio di quell’anno torna in Italia, volontario di guerra.
Nel 1914, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, Anselmo Bucci si arruola volontario nel “Battaglione Ciclisti”, in Lombardia. Di questa squadra fanno parte anche altri artisti e poeti futuristi come Marinetti e Boccioni. La guerra lo ispira e diventa uno dei più prolifici “pittori di guerra”. Le immagini che pubblica nel 1917, a Parigi, riguardano proprio momenti del conflitto e sono intitolate “Croquis du Front Italien”.
Nel dopoguerra ha molte mostre che lo fanno conoscere e gli procurano l’invito alla Biennale di Venezia del 1920. Aderisce a Novecento, ma dal 1925 tende a distaccarsi dal gruppo per affiancare all’attività di artista quella di giornalista e di scrittore. Nel 1930 vince il premio Viareggio con il volume “Il pittore volante”. Nel 1943 i bombardamenti su Milano gli distruggono lo studio e l’artista si trasferisce nella casa paterna di Monza. Gli ultimi suoi anni sono segnati da un progressivo isolamento. Muore a Monza nel 1955.
Un artista versatile poco studiato e valorizzato
Il periodo parigino fu il tempo migliore per l’arte di Anselmo Bucci. Le frequentazioni che ha in questo periodo sono molto stimolanti. Conosce Gino Severini, Pablo Picasso, Amedeo Modigliani e molti altri. Inoltre comincia a farsi apprezzare come incisore, arte nella quale diventa maestro. I suoi ritratti sono nervosi, caratteristici e la puntasecca è il modo espressivo più appropriato al suo temperamento immediato, sensibile ed ironico. Sono celebri le sue incisioni d’ispirazione futurista.
Attira su di sé l’attenzione di critici come Apollinaire e Salmon. Il biennio che va dal 1912 al 1913 è per lui quello dei viaggi. Decide di spostarsi in giro per l’Europa e per il Mediterraneo, studiando nuove colorazioni e luminosità. Visita diversi luoghi viaggiando in Sardegna, in Africa e nel sud della Francia. Tutti i lavori di questo periodo sono caratterizzati dalle influenze acquisite durante i suoi spostamenti.
Dopo lo scoppio della Guerra, i suoi lavori sono composti da immagini che ritraggono proprio momenti del conflitto. Le più famose sono “Croquis du Front Italien” e la serie di litografie “Finis Austriae”. Terminata la Prima Guerra Mondiale si dedica pienamente alla sua attività di pittore ed espone in molte rassegne artistiche, sia italiane che francesi. Il suo nome e le sue opere cominciano a circolare anche fuori dalla Francia.
Dopo i primi anni 20 del ‘900, avviene in Anselmo Bucci un mutamento di stile che lo riporta verso una svolta classicista. L’intento è quello di ritornare alla figura distaccandosi dagli estremismi delle avanguardie nascenti. Nel 1926 partecipa alla I Mostra del gruppo Novecento Italiano. Comincia però a prendere le distanze dal movimento, ed inizia a scrivere articoli, dedicandosi anche alla stesura di alcuni brani, a conferma del suo eclettismo artistico.
Una delle sue opere pittoriche più celebri è “I Pittori”, esposta alla biennale di Venezia nel 1924. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, come la Prima, è per Bucci anche un’occasione per rimettersi in gioco dal punto di vista artistico. Così, durante il conflitto, si ricicla come interprete figurativo delle imprese di guerra.
La continua ricerca pittorica e la curiosità innata per ciò che lo circondava, sono emblematici del percorso artistico di Anselmo Bucci. L’artista sperimenta molto nel corso della sua carriera, senza appartenere veramente ad una corrente artistica precisa ma adottando linguaggi diversi in base a come quel linguaggio potesse esprimere al meglio le sue idee del momento. Rimane fedele solo a se stesso. Chiudiamo con una sua frase celebre che lo inquadra perfettamente “non ho mai cercato di mentire in uno stile, ma di dire la verità in lingua corrente”.
Ilaria Festa
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