Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nell‘Inghilterra della seconda metà del 900′. Parleremo di romanzi, romanticismo e realismo. Abbiamo dedicato questa puntata alle opere della famosa scrittrice inglese Antonia Susan Byatt
“All’inizio della mia attività, quando ero giovane, pensavo che per “inventare” un libro si partisse dai personaggi. Invece ho capito successivamente che è meglio iniziare immaginando un mondo e successivamente far in modo che emerga da questo la storia”
Con queste parole Antonia Susan Byatt ha raccontato la complessa evoluzione della sua scrittura che da uno stile più propriamente romantico e vittoriano arriva fino ad uno stile sperimentale come dimostra la sua famosa tetralogia sulla storia della famiglia Potter. La Byatt è oggi una delle più importanti scrittrici e critiche letterarie inglesi al mondo.
Antonia Susan Byatt e il filone romantico
Parte delle opere di Antonia Susan Byatt si ispira alla letteratura romantica e vittoriana. Ne è un esempio il suo famoso romanzo ” Possessione. Una storia romantica”. È già questa una storia complessa che si snoda tra un amore di due giovani studiosi e nella rocambolesca ricostruzione dell’amore fra due poeti vittoriani. Un altro esempio di questo filone romantico è “Angeli e insetti”, un opera costituita da due lunghi racconti da cui emergono alcuni temi preferiti dalla Byatt come il naturalismo e lo spiritismo.
Il filone realista e la tetralogia dei Potter
Un altro è elemento importante delle opere della Byatt è lo sperimentalismo generato da un filone più realistico in cui la scrittrice inglese risente di autori come Jane Austen. Ne deriva perciò uno stile letterario ora segnato da bruschi passaggi tra prima e terza persona e dai ingressi improvvisi di narratori fuori campo. Un esempio importante di questo sperimentalismo è la famosa tetralogia sulla storia dei Potter, una famiglia inglese e borghese, ed in particolare della giovane Frederica e del suo riscatto sociale di cui l’opera più famosa è “Natura morta”.
Stefano Delle Cave