Nel 1982 Madrid è “la ciudad más divertido del mundo”, che “nunca duerme”, in preda ai cambiamenti della transición democrática e alla liberazione dei costumi. Nei primi film di Pedro Almodóvar ritroviamo quel fermento cosmopolita e quell’eccitazione creativa, ed è proprio nella seconda pellicola del regista manchego, Laberinto de pasiones, che debutta il giovanissimo Antonio Banderas, appena arrivato da Malaga.
Antonio Banderas: gli anni 80 con Almodóvar
In Laberinto de Pasiones di Pedro Almodóvar, Antonio Banderas interpreta Sadec, l’amante del figlio dell’imperatore di Tirán, Riza Niro. Sadec, insieme al suo gruppo di terroristi sciiti, sta però progettando di rapirlo.
Se è vero che i film di Almodóvar sono noti per la forte e precisa caratterizzazione dei personaggi femminili, il personaggio qui affidato alla recitazione del poco più che ventenne Banderas è effettivamente anch’esso ben scritto e altrettanto ben recitato, e gode di una propria autonomia anche in funzione di una riconoscibile identità.
La successiva collaborazione tra Banderas e Almodóvar avviene nel 1986, anno d’oro per il giovane attore di Malaga. In Matador Banderas interpreta Ángel, un alunno del torero Diego, interpretato da Nacho Martínez. Banderas si dimostra un attore già esperto, sia sul set che nella recitazione. É giovane e la sua interpretazione gode di una freschezza, gentilezza e intensità uniche. Pedro Almodóvar ha pensato a lui per il ruolo più difficile del film, ma sa che non fallirà e infatti non si sbaglia.
Il 1986 è un’ottima annata per Banderas che recita anche in Réquiem por un campesino español di Francesc Betriu e La corte del faraón di José Luis García Sánchez.
Il 1987 è l’anno della sesta pellicola di Almodóvar: La ley del deseo. Ad Antonio Banderas viene affidato il ruolo di Antonio Benítez, uomo possessivo e contraddittorio di cui il protagonista Pablo, interpretato da Eusebio Poncela, si innamora. Antonio è capace di qualunque cosa, ogni suo gesto è guidato da una smodata passione, da uno sfrenato desiderio che diventa così estremo da convertirsi in fanatismo e concretizzarsi in gesti estremi ed eclatanti.
Appare subito ossimorica l’associazione di un personaggio tanto spietato e passionale, ingovernabile e irrazionale, al volto gentile e allo sguardo innocente del giovanissimo Banderas. Tuttavia, la fusione riuscì: l’attore mise nel personaggio una forza esagerata e lo rese inarrestabile, contribuendo a restituire pienamente il melodramma ipperrealista, permeato di passione irrazionale: el amor loco vissuto in quell’estate madrilena di fine anni 80.
Verso gli anni 90: Átame
Nel 1988 esce Mujeres al borde de un ataque de niervos. Antonio Banderas interpreta Carlos, il figlio del compagno della protagonista interpretata da Carmen Maura, Pepa. Il padre di Carlos l’ha lasciata per un’altra donna e lei sta preparando la sua vendetta a base di gazpacho e sonniferi. Un’aurea di sonno che si alimenta, oltre che delle pasticche di Pepa, anche grazie ai personaggi, dal carattere così disincantato da risultare ammaliante per lo spettatore.
Carlos, così come gli altri personaggi, vive a cavallo tra due mondi: quello reale e quello onirico, decisamente più poetico. Carlos appare incantato, poco sveglio e quasi imprigionato in uno sguardo infantile con cui osserva il mondo circostante e i fatti che vi accadono. Tuttavia, sciocco non è se entra in casa di Pepa mano nella mano con la fidanzata Marisa (Rossy De Palma) e ne esce con Candela (María Barranco) di cui si innamora nel giro di poche ore.
Si apre il nuovo decennio. Il 1990 consacra nuovamente il sodalizio artistico tra Pedro Almodóvar, al suo ottavo film, e Antonio Banderas, ormai volto internazionale del cinema spagnolo. In Átame Antonio Banderas è finalmente protagonista. Interpreta il ruolo di Ricky, un orfano che ha passato la vita in balía dei centri di assistenza sociale. Si infatua di Marina Osorio (Victoria Abril), attrice di porno e thriller, e decide di rapirla.
Il regista spagnolo scrisse il soggetto pensando per la prima volta proprio a Banderas per l’interpretazione. Per quanto riguarda la direzione, Almodóvar dichiarò di averlo diretto, come ogni volta, senza dargli troppe informazioni sul personaggio.
Non sono sicuro che lui sia completamente cosciente del personaggio che interpreta; tuttavia, nessuno ha mai interpretato i miei personaggi maschili meglio di lui. Amo dirigere attori di questo tipo, completamente intuitivi e fisici, naturali, veri animali cinematografici.
Antonio Banderas e Pedro Almodóvar: ancora insieme
Dal 1990 passerà molto tempo prima che Almodóvar e Banderas tornino a lavorare insieme. Il regista ha come l’impressione di lasciare ogni volta esausto Antonio dopo i suoi film, così passeranno più di venti anni prima che i due si riuniscano sul set, anni comunque molto prolifici per entrambi. La piel que habito, nel 2011, sarà la giusta occasione.
Il film affronta il tema dell’identità e Banderas intepreta il ruolo del dottor Robert Ledgard, un medico specializzato in chirurgia plastica. La storia è brutale e asettica e Antonio Banderas, un attore così espressivo, così fisico, viene chiamato ad uno sforzo maggiore questa volta. Almodóvar gli chiede una recitazione diversa dal solito, contraria, per meglio dire al suo modo di interpretare i ruoli del cinema. Deve essere inespressivo, togliere dal suo volto qualsiasi tipo di reazione, e più la scena è disumana e crudele, più i suoi occhi, i suoi muscoli facciali devono rimanere immobili.
Sfida dopo sfida, il sodalizio artistico è – per il momento – culminato nel 2019 quando Antonio Banderas ha vestito i panni di Pedro Almodóvar in Dolor y gloria. O meglio, quelli del suo alter ego Salvador Mallo, un regista dalla carriera fortunata ma dalla vita privata disastrata. Per imparare a vestire i panni del regista, Banderas ha dichiarato di essersi ispirato a quello che è a lui più vicino, ovvero Almodóvar, ma senza cercare di imitarlo, piuttosto provando a capire il suo sguardo, il suo punto di vista, la sua ricerca e la sua storia.
Ci sono individui emotivamente connessi, legati, intrecciati indissolubilmente, e probabilmente il legame tra Antonio Banderas e Pedro Almodóvar si spiega così e in nessun altro modo. Possiamo dargli il nome di destino, fortuna, incontro, casualità. Chissà che nome gli danno loro a quest’amicizia, a questo legame per cui gli amanti del cinema oggi dicono ancora soltanto grazie.
Giorgia Lanciotti
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