Argentina: il Racing trionfa nel clásico di Avellaneda contro l’Independiente

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Di Redazione Metropolitan

Il ventesimo turno di Superliga Argentina non era una turno qualunque. Non solo perché è stato un crocevia essenziale per il torneo, ma anche e soprattutto perché in calendario c’era una partita – un derby – dalla rivalità secolare. No, non sarà mai un turno qualunque se ad Avellaneda scendono sullo stesso campo i giocatori di Independiente e Racing.

Un clásico, e che clásico…

Un clásico, come dicono da quelle parti, fra due squadre che vengono dalla stessa cittadina dell’area metropolitana di Buenos Aires. Fra due squadre che non dividono solamente un quartiere, ma piuttosto dividono la passione – quasi uno stile di vita – dei suoi abitanti già dalla prima decade del ventesimo secolo. Due squadre con due stadi (El Cilindro e il Libertadores de America) che si guardano, separati da meno di 300 metri l’un l’altro. Due squadre che hanno vinto tanto, tutto.

Che sono state protagoniste del primo derby del mondo con entrambi i capitani che avevano alzato la coppa intercontinentale. Due Squadre, e che squadre: Diablo contro Academia, Independiente contro Racing club. La prima, i rossi, in lizza per la qualificazione in Copa Libertadores (che ha vinto 7 volte nella sua storia, “rey de copas”) e per stoppare la cavalcata dei rivali di quartiere alla conquista del titolo.

La seconda, i biancocelesti, per tornare in testa alla classifica distaccando la sua insospettabile avversaria: il sorprendente Defensa y Justicia arresosi nella notte a Tevez e al Boca Juniors in casa (prima sconfitta stagionale). Vincere significava dare un segnale enorme alle pretendenti. E infatti…

Lo stadio Libertadores de America (Independiente) e lo stadio El Cilindro (Racing) ad Avellaneda, Buenos Aires. (fonte: drones.arg)

Licha Libre

All’ingresso in campo non sembrava plausibile, per l’Independiente, perdere il derby. Tifosi ammassati sulle tribune in ogni ordine di posto (e oltre), tamburi, sciarpe, maglie rosse, fuochi d’artificio. Nessun tifoso ospite (in Argentina le trasferte sono proibite a tutti, causa risse, feriti e morti) e la terra che trema dalle vibrazioni dello stadio Libertadores de America.

Ma Lisandro Licha Lopez non si è fatto intimorire, trascinando i compagni, lottando in ogni situazione, sobbarcandosi l’intero peso della squadra sulle spalle, trasformando un rigore, facendo un grandissimo assist, correndo nei ripiegamenti difensivi, malmenandosi coi difensori avversari, prendendosi i fischi dei 41 mila e passa diablos sulle tribune. Insomma, dando sfogo a quello per cui è nato: capitano e idolo.

E il Racing, nonostante una brutta partita disputata, è riuscita ad ottenere 3 punti che valgono molto di più di 3 punti. Ma vediamo come si è evoluto il match: 5’ minuti dall’inizio e un autogol di Guillermo Burdisso ha dato il vantaggio agli ospiti. Poi, però, l’Independiente ha iniziato a far girare il pallone, giocando a ritmo alto, e infine trovando il meritato pareggio con Gaibor, proprio alla fine del primo tempo.

Il pareggio e poi…

Il pubblico di casa impazzito per il pareggio non ha smesso di cantare e saltare nemmeno durante l’intervallo. Sembrava tutto apparecchiato per vedere piangere i rivali ed esultare per il nono clásico vinto negli ultimi undici precedenti al Libertadores de America da parte della squadra di casa. E invece al 54’ un erroraccio difensivo ha portato al rigore che Licha ha trasformato.

Poi Arias (il portiere del Racing) si è imposto, risultando il migliore alla fine dei 90’. A suggellare il successo il gol di Zaracho con assist spettacolare di Licha Lopez nel recupero. 3 a 1, definitivo. Racing che è volato in testa alla classifica, staccando la squadra di Florencio Varela in vetta e superando lo scoglio più grande di tutti: il derby in casa dei rivali.

Licha Lopez festeggia il gol del 2 a 1 coi compagni durante il clásico tra Independiente e Racing. (Foto: Juano Tesone – ole.com.ar)

Delirio Racing

Delira la metà di Avellaneda. Nei bar, nelle strade, nelle case, nelle famiglie, tra amici. Delira la metà biancoceleste, quella che si sta avvicinando ogni giornata di più alla gloria, quella che ha giocato peggio questo clásico, ma che ha visto un capitano ergersi sopra a tutti e prendersi la vittoria di prepotenza. Delira Licha, un capitano sempre più capocannoniere della Superliga e leggenda vivente, da quelle parti. Delira Arias, che con le sue parate si è meritato il titolo di migliore in campo e le copertine dei giornali. Delira il Racing che, senza meritare di vincere, ha vinto, tornando capolista e concedendosi il piacere di battere i rivali di sempre fuori dalle mura amiche. Più di così…