Argentinos Juniors: l’Ajax d’Argentina

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Ci sono risultati che rubano l’occhio e fanno rumore, come quelli ottenuti e poi svaniti per un soffio dall’Ajax, meno di una settimana fa, in Champions League. Ce ne sono altri che invece restano quasi in silenzio e che non si festeggiano settimana dopo settimana, come quelli che ottengono da parecchie decadi i ragazzi dell’Argentinos Juniors.

El Bicho Colorado

El Bicho Colorado – L’Insetto Colorato. È questo l’appellativo che Diego Lucero, creativo cronista sportivo argentino, ha dato nel 1960 all’Asociación Atlética Argentinos Juniors, popolarmente conosciuta come Argentinos Juniors, squadra per cultori della materia, ultra secolare (compirà il suo 115mo compleanno il 15 agosto prossimo) che da animo a La Paternal, quartiere del nord-est di Buenos Aires.

Per cultori della materia, dicevamo. Sì, perché? Un piccolo elenco di giocatori usciti dal vivaio Bicho rende le idee più chiare, gente dal piede sopraffino e attaccanti di razza, terzini di spinta e irrequieti centrali di difesa, fantasisti e – soprattutto – geni: Maradona, Batista, Cambiasso, Coloccini, Redondo, Borghi, Riquelme, Sorin e un lunghissimo eccetera eccetera che per questioni di spazio non è possibile riportare.

Il semenzaio del mondo – El Semillero del Mundo

Un incredibile statistica dimostra il titolo di semenzaio del mondo (del calcio, almeno) conferito agli Argentinos, paragonabile solo alla strabiliante squadra olandese – l’Ajax – che ha annichilito Bernabeu e Stadium a distanza di un mese in Champions League: sono oltre 40 (quaranta) anni che ogni undici sceso in campo con la maglia biancorossa ha – almeno – un giocatore proveniente dal proprio settore giovanile. 1666 partite consecutive.

Il dato lo ha riportato recentemente Javier Romiser, statistico de La Partenal, e dimostra come partire dai 26.000 posti dello Stadio Diego Armando Maradona significa poter arrivare alla conquista del mondo, lavorando coi giovani. Ma gli Argentinos non li forma soltanto i suoi ragazzi, così come ha fatto e fa – evidentemente – l’Ajax, ma li sfrutta pure. E non solo per riempirsi le tasche. 3 titoli nazionali, 1 Copa Libertadores.

La squadra olandese che ha incantato il mondo del calcio nelle ultime settimane ha fatto sapere tramite twitter – ben prima della fatidica semifinale – che è dal 1982 che nei suoi 11 c’è sempre stato e c’è ancora, come minimo, un giocatore cresciuto nel proprio settore giovanile. Ma i dati di Romiser hanno confermato la supremazia della squadra di Buenos Aires.

Il segreto di questa capacità è difficile da spiegare. Batista, uno dei grandi passati per La Paternal, lo spiegò a modo suo: “Controllo, controllo, controllo. Stop, controllo, passaggio. Stop, controllo passaggio…” Facile, no?

Una foto storica degli Argentinos Juniors

Il fascino Argentinos

Ovviamente c’è altro di affascinante negli Argentinos, oltre a Maradona, Redondo e Riquelme intendo. C’è anche la storia della famiglia Mac Allister. Dalla Scozia – come si evince dal cognome – all’Argentina. Carlos difende i colori Bichos per 8 anni, poi passa al Boca e infine arriva in nazionale. Intanto mette al mondo Kevin, Alexis e Francis e, assieme al fratello, mette su la Mac Allister Sports Accademy. Indovinate dove?

I tre figli – come è ovvio che sia, o come dovrebbe essere ovvio che sia – sanguinano rosso e bianco, sono tre Bichos nati e anche bravi coi piedi. E passo dopo passo, corsa dopo corsa, contrasto dopo contrasto, sono diventati tre rispettabili calciatori, fin da bambini con la maglia degli Argentinos. Indovinate per chi giocano? Indovinate se uno dei tre ha voglia di andar via da lì?

Il dato di Romiser, il soprannome di Lucero, i Mac Allister e i 26.000 posti dedicati al Barilete Cosmico hanno trasformato gli Argentinos Juniors nel semenzaio del mondo, orgogliosamente culla di geni. Anche se i tifosi della Bicha Colorada, probabilmente, neanche lo sanno.