Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Andremo nel mondo degli Oscar per parlarvi di una pellicola che ha vinto come miglior film. Parleremo di Iran, di CIA, di ostaggi e di operazioni segrete. Abbiamo dedicato la puntata di oggi ad “Argo” di Ben Affleck

“La genesi è partita dall’amore per il cinema: la sceneggiatura mi aveva commosso e sorpreso e volevo partecipare al progetto come artista. Tuttavia amo il mio Paese, riconosco che ci sono molte persone che fanno sacrifici per esso e volevo dargli voce. Jean Renoir è uno dei miei registi preferiti per l’umanità dei suoi personaggi, ma il mio amore per il cinema trascende e va oltre i confini nazionali”

Così Ben Affleck ha spiegato la genesi del suo “Argo”, il film che gli ha dato successo anche come regista. Al centro della trama di questo lungometraggio la Canadian Caper, un’operazione segreta statunitense e canadese messa in campo per salvare 6 diplomatici americani rifugiatisi nell’ambasciata canadese dopo la rivoluzione in Iran nel 1979. Una storia complessa che Affleck ha raccontato in maniera molto solida.

“Argo”, la regia di Ben Affleck e la commistione di genesi cinematografici

Il trailer di Argo, fonte Warner Bros.Italia

Con “Argo” Ben Affleck ha portato sullo schermo una delle pagine meno conosciute della storia americana. Lo fa in maniera decisa passando linearmente attraverso i diversi generi presenti in questo film. In questa pellicola infatti sono stati mescolati in modo efficace thriller, film storico e commedia. Un mix necessario per raccontare una complessa operazione che comportò addirittura la finta messa in scena della produzione di un film. È anche questa l’occasione per il regista americano di una critica contro i vizi dell’industria hollywoodiana sempre attuale.

L’Oscar come miglior film e le critiche

“Argo” vinse nel 2013 l’Oscar come miglior film per molti in maniera sorprendente perchè il suo regista non era presente nella cinquina dei candidati alla miglior regia. La pellicola di Affleck divise la critica che da una parte apprezzò la sua regia. Dall’altra il famoso attore americano fu criticato per aver santificato ed eroicizzato troppo gli agenti della CIA, ridotto a macchiette i rivoluzionari iraniani, raccontato al minimo l’apporto canadese alle operazioni ed esagerato i pericoli affrontati dagli ostaggi durante la loro fuga.

Stefano Delle Cave