Arkady Babchenko: il giornalista russo anti-Putin ucciso in Ucraina

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Brutta notizia per il giornalismo libero e indipendente: il giornalista russo Arkady Babchenko è stato ucciso ieri a colpi di pistola mentre rientrava a casa a Kiev, in Ucraina, probabilmente per motivi legati alla sua professione.

Secondo le informazioni diffuse dalle autorità di polizia intervenute sul posto e dai media, Arkady Babchenko sarebbe stato freddato con tre colpi di pistola alla schiena mentre stava per aprire la porta di casa, per poi morire poco dopo in autoambulanza. 
Ad accorgersi immediatamente dell’accaduto sarebbe stata la moglie, uditi i colpi di pistola mentre si trovava in bagno ed accorsa all’entrata dell’abitazione, dove ha trovato l’uomo a terra ricoperto di sangue.

Chi era Arkady Babchenko

Arkady Babchenko era un giornalista russo che negli anni si era apertamente schierato contro Vladimir Putin e la sua Russia. Prima di diventare giornalista, però, Arkady Babchenko aveva preso parte come militare in entrambi i conflitti in Cecenia. Una volta abbandonate le vesti di militare, egli aveva intrapreso la strada del giornalismo di guerra, partecipando in prima linea a numerosi conflitti armati, complice la disponibilità dei suo ex colleghi a portarlo sui campi di battaglia, scrivendo per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk.
Sulla sua esperienza militare, Babchenko ha scritto un libro, “La guerra di un soldato in Cecenia” edito anche in Italia da Mondadori.
Nel 2012, il giornalista si era pure candidato alle elezioni.

Negli ultimi anni, Arkady Babchenko aveva speso fiumi di parole negative contro Vladimir Putin, le sue ingerenze in Ucraina, l’appoggio alla Siria di Assad e numerosi altri eventi. Tra quelli più significativi, l’incidente aereo che nel 2016 portò alla morte dell’intero coro Alexandrov Ensemble e sul quale si era dichiarato indifferenze. Proprio queste parole aggravarono ancora di più la posizione del cronista in Russia, soggetto a numerose e reiterate minacce, spingendolo a lasciare il paese per andare prima a Praga e poi a Kiev, dove ha continuato a scrivere e dove conduceva anche un programma televisivo.
È opinione comune che sia una buona idea che io viva fuori dal mio Paese per un po‘ – aveva scritto Arkady Babchenko su Facebook prima di lasciare la Russia – Qui non mi sento più al sicuro“.

Pavel Cheremet: anche lui era un giornalista dissidente russo saltato in aria con la sua auto

Arkady Babchenk non è l’unico giornalista russo che negli ultimi anni ha perso la vita in circostanze non chiare. Pavel Cheremet fu fatto saltare in aria all’interno della propria auto nel 2016. Egli era “conosciuto per i suoi coraggiosi reportage che hanno rivelato gli abusi politici in Bielorussia – come scrisse il New York Times, oltre che per essere – una spina nel fianco del governo autocratico di Lukašenko“.
Secondo la polizia ucraina, anche Arkady Babchenk sarebbe stato ucciso per motivi collegati alla sua professione.

Sui fatti si è espresso anche Harlem Désir, politico francese e rappresentante della libertà dei media presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il quale si è detto molto colpito dall’uccisione del giornalista russo. “Chiedo alle autorità ucraine di condurre indagini immediate e complete” – ha detto Harlem Désir, come riportato sul Guardian.

Forte è la denuncia circa l’accaduto da parte di tutta la stampa internazionale. ll giornalista russo Yevgeny Revenko ha dichiarato in un commento diffuso dall’agenzia di stampa statale RIA Novosti che “l‘Ucraina sta diventando il paese più pericoloso per i giornalisti. Il governo ucraino non riesce a garantire le libertà fondamentali“.

Di Lorenzo Maria Lucarelli