Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nell’Italia degli anni 70′ tra le grandi battaglie femministe. Andremo alla scoperta di una scrittrice che è riuscita a dar voce alle donne di ogni estrazione sociale. Abbiamo dedicato questa puntata ad Armanda Guiducci e alla sua battaglia per le donne
Raccontare la condizione delle donne dalla “silenziosa voce soffocata”. Questo lo scopo di anni di lavoro sociale e creativo di Armanda Guiducci. Un’opera iniziata con la critica letteraria marxista e il lavoro nelle riviste letterarie dell’epoca proseguita poi con lo studio antropologico. Diversi sono gli strumenti con cui la Guiducci si è espressa che vanno dal romanzo alla poesia e al saggio. Lavori per cui la scrittrice napoletana è stata premiata con il Premio nazionale letterario Pisa in due diverse edizioni per la saggistica e la poesia.
Armanda Guiducci e la condizione della donna
Armanda Guiducci aderisce al grande movimento femminista degli anni 70′ contribuendo in modo determinate con i suoi scritti. La battaglia femminista della Guiducci inizia in particolare nel 1974 con “La mela e il serpente”. Un’opera che si muove tra il diario psicoanalitico e il racconto autobiografico in cui la Guiducci mette in campo la sua esperienza personale. Da essa già traspare il motivo principale della battaglia della Guiducci: dare voce alle donne conto la società occidentale che le condanna al silenzio.
La donna in ogni estrazione sociale
La Guiducci successivamente ha anche criticato il movimento femminista accusandolo di essere troppo elitario e borghese perchè rivolto alla sola donna di città. L’accurato lavoro antropologico della Guiducci da invece voce a tutte le donne anche quelle più emarginate. Nel 1976 la scrittrice napoletana pubblica “Due donne da buttare” in cui parla dell’emarginazione femminile attraverso la storia di una casalinga e di una prostituta.
Nell’anno seguente con “La donna non è gente” la Guiducci fa un analisi della condizione della donna delle campagne con la testimonianza di 9 contadine. La scrittrice napoletana proseguirà poi i suoi studi fino alla fine della sua vita pubblicando tra il 1989 e il 1990 “Perdute nella storia” e “Medioevo inquieto”. Due libri che tracciano una storia della donna dal primo al quindicesimo secolo.
Stefano Delle Cave