Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, l’Armilustrium; le celebrazioni dedicate al dio Marte, considerato dai romani il padre di Romolo e Remo.
Armilustrium, la festività dell’antica Roma in onore del Dio Marte
Fra i cerimoniali più importanti dell’antica Roma capeggiava l’Armilustrium la festa in onore di Marte, dio della guerra, celebrata il 19 ottobre. Durante l’Armilustrium si ponevano le armi dei soldati in una sorta di processo di purificazione; la purificazione delle armi contaminate dal sangue dei nemici. Il rituale prevedeva la riposizione degli arnesi di guerra all’interno del Sacrarium Martis, in particolar modo gli scudi sacri detti ancilia, con lo scopo di celarli alla vista del pubblico fino alla primavera seguente. Il nome del cerimoniale preposto alla depurazione delle armi era la lustratio; quest’ultima si svolgeva presso il colle Aventino. Qui la tradizione vuole che riposino le spoglie di Tito Tazio, sovrano e correggente di Romolo che regnò cinque anni con quest’ultimo.
Si definiva Armilustrium anche l’edificio da cui aveva inizio il cerimoniale: costituito da tre piani, ornato da otto colonne per piano e da due cupole in cima. Era provvisto di sette aperture; sei ad arco ed una centrale, rettangolare, posta a ogni piano. Tale edificio era adibito e destinato alla conservazione di armi, artiglierie, armature e armamenti militari; una soluzione pensata in primis perché, in questo modo, i milites non vagavano armati per l’Urbe, in più perché tutto l’equipaggiamento era patrimonio dello Stato. E ancora, prima di essere conservate le armature si oliavano e lustravano in modo tale da conferire loro una conservazione più ottimale. L’Armilustrium era proprio la celebrazione religiosa riferita a questa azione. Il rituale di ripresa delle armi si svolgeva poi in primavera dove l’oggetto principale della festività erano le trombe: questo rito era definito Turbilustrium.
I Salii, l’invocazione “Mars nos protegat“e le feste per esser sopravvissuti alle battaglie
L’ordine sacerdotale dei Salii dedicati a Marte avevano una parte fondamentale in tutto il rituale. Nel piazzale dell’edificio si svolgeva una sorta di danza propiziatoria dei sacerdoti Salii, e successivamente, intonavano l’invocazione “Mars nos protegat” per poi proseguire in una processione. I Salii si fermavano in alcuni luoghi prestabiliti; in seguito, battendo i piedi eseguendo una danza ritmata a tre tempi, chiamata tripudium, in cui compivano un salto ogni tre passi. Marte era importante in quanto considerato padre di Romolo e Remo e, i romani, si consideravano loro diretti discendenti che vivevano proprio di guerre e battaglie. I legionari sopravvissuti alla stagione delle guerre, festeggiavano all’interno delle loro case e dei cortili con i bottini portati in patria e gli stipendi guadagnati; si era soliti accogliere i militari, padri, figli, fratelli, sopravvissuti e invitare amici e parenti se in battaglia si erano comportati con onore. Se la guerra vinta era recente, i militari esponevano armature e onorificenze ottenute e le persone per strada o i negozianti facevano loro dei doni: vini, formaggi, viveri o ghirlande con cui ornare il tempio di Marte.
Stella Grillo
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