L’arresto di Matteo Messina Denaro non è al centro di nessuna trattativa o patto inconfessabile“, queste le parole del Governo, che respinge fermamente i sospetti in merito a possibili trattative in atto con l’ex boss di Cosa Nostra. Restano però dubbi e perplessità tra i sindacati e i politici anche alla luce dell’intervista dello scorso novembre rilasciata da Salvatore Baiardo.

Arresto Matteo Messina Denaro, i dubbi di politici e sindacati

Un fermo immagine dell’intervista di Salvatore Baiardo a La7, novembre 2022 – Photo Credits Ansa

Subito dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro si sono sollevati molti dubbi circa la sua cattura, che hanno fatto pensare ad una possibile trattativa tra Stato e Mafia, ma il Governo smentisce fermamente queste supposizioni, a partire dal vice presidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulé: “La cattura di Matteo Messina Denaro non è al centro di nessuna trattativa o patto inconfessabile”.

I sospetti, da parte di alcuni sindacati e politici, sono stati alimentati anche da un’intervista risalente allo scorso novembre – che in queste ore sta facendo il giro del web – rilasciata da Salvatore Baiardo, il gelataio piemontese che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli Graviano. Boiardo, solo due mesi fa, parlava così a La7: “L’unica speranza dei Graviano è che venga abrogato l’ergastolo ostativo”, diceva interrogandosi su un possibile “regalino” e anticipando anche che Matteo Messina Denaro era “molto malato”. L’uomo immaginava allora che l’ex superlatitante potesse avviare “una trattativa per consegnarsi lui stesso, per far fare un arresto clamoroso“. Infine, esponeva la sua tesi salda sulla trattativa Stato-Mafia affermando: “non è mai finita”.

Naturalmente queste parole sono bastate a creare perplessità da più parti. In queste ore, infatti, alcuni componenti del Pd, come il deputato Stefano Vaccari, hanno chiesto al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di “fare chiarezza, a cominciare da annunci che davano il latitante malato e pronto alla resa”. Ma è anche lo stesso partito di maggioranza Fratelli d’Italia a chiedere, in Senato, che il titolare del Viminale venga a riferire in Aula “anche per sgomberare il campo da qualsiasi illazione” – si legge su Ansa.

La presunta trattativa Stato-Cosa Nostra

La vicenda ha fatto anche riaprire il dibattito sull’ergastolo ostativo. La norma, che prevede l’impossibilità di accedere a benefici e pene alternative per chi non collabora, nel tempo ha fatto emergere dubbi e rilievi, anche in sede europea. Tuttavia, anche in questo caso, l’attuale governo intende difenderla. La Cassazione deciderà come procedere, intanto la Consulta ha restituito a quest’ultima gli atti “perché valuti se le sue osservazioni sulla illegittimità costituzionale siano state superate dalla nuova disciplina introdotta dall’attuale Esecutivo“. La premier Meloni sostiene che “se oggi non ci sono regimi carcerari meno rigidi è perché il governo ha difeso questo istituto”.

Anche il sindacato di polizia penitenziaria dell’Osapp, non si mostra molto sorpreso della cattura del boss: “le sue condizioni di salute erano note. Non è da escludere che il suo arresto sia stato concordato. Due le ipotesi: la garanzia di una revisione del 41 bis che comunque la premier Meloni ha smentito – e ne prendiamo atto – oppure la possibilità che nelle prossime settimane, possa scegliere di collaborare. (…) La trattativa Stato-mafia così come l’abbiamo conosciuta negli anni novanta non è un’invenzione di nessuno. È agli atti di magistrati”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con qualche riserva in più, sembra essere Luigi Li Gottiavvocato che si è occupato delle stragi di mafia e ha assistito diversi pentiti, tra i quali Buscetta e Brusca – che aspetta di “vedere cosa esce dalla perquisizione all’interno del suo covo: se gli investigatori non trovano nulla, allora è un covo che è stato ripulito già prima di una resa. Ecco, in quel caso direi che è stata più una resa”.

Mafia: le preoccupazioni del centro-sinistra

Il centro-sinistra si mostra anche preoccupato per quanto riguarda i futuri provvedimenti annunciati dal ministro della Giusitizia Nordio in merito ad un minore utilizzo delle intercettazioni, però il Guardasigilli precisa: “da anni ripeto che sono assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo e per comprendere i movimenti di persone sospettate di reati gravissimi. Quello che va cambiato è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che no hanno a che fare con le indagini”. Ad ogni modo Federico Cafiero de Raho, parlamentare del M5s ed ex Procuratore nazionale Antimafia, mette in guarda che “le intercettazioni il più delle volte non nascono per il contrasto alle mafie. Alle mafie si arriva dopo. Perché le intercettazioni partono dalla corruzione e da altri reati e sviluppandosi su questo binario poi arrivano a tutto quello che c’è dietro”. 

Serena Pala

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