Che cos’è l’Estasi? E’ uno stato di isolamento, innalzamento mentale ed evasione totale dalla realtà circostante dell’individuo completamente assorto su un unico oggetto. E’ uno stato psichico di sospensione che viene spesso associato alla teologia cattolica, il grado più alto dell’esperienza mistica.
La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare questa emozione producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale ed estatica visione della vita. Ecco come l’estasi viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere più estatiche realizzate fino ad oggi.
Raffaello Sanzio, Estasi di S. Cecilia, 1516–1517
Questo dipinto di Raffaello rispecchia l’estasi di Santa Cecilia, nel momento in cui la santa lascia a terra l’organo volgendo lo sguardo agli angeli in cielo, emblema dell’amore divino. Questa azione simboleggia la rinuncia ai piaceri della vita terrena, dei strumenti musicali rotti e buttati a terra, per dedicarsi totalmente alla vita celeste.
La santa viene rappresentata con lo sguardo assente e rivolto verso l’alto, a supporre che sia l’unica del gruppo a udire le melodie celestiali intonate dagli angeli sopra di lei. Da notare è l’assenza, in un momento di così grande importanza, di alcun simbolo divino, come la croce. La capacità innovatrice e dirompente di Raffaello, infatti, dimostrano come secondo lui la divinità non appare agli occhi, ma al cuore della santa Cecilia, così come la musica non risuona materialmente al suo orecchio, ma solo nella sua anima.
Caravaggio, Maria Maddalena in estasi, 1606
L’opera attribuita a Caravaggio mostra Maria Maddalena in estasi, attraverso una rappresentazione che si discosta dalla tradizione religiosa per lasciare spazio totalmente al realismo cruento caravaggesco. Ecco che appare il corpo di una donna in estasi sorgere dal buio e prendere forma in virtù di una luce abbagliante provenire dall’alto. Quella luce utilizzata sempre da Caravaggio per indentificare il divino, la luce di Dio.
La testa abbandonata all’indietro, gli occhi semichiusi, la bocca appena aperta, le spalle scoperte, le mani giunte, i capelli sciolti, dimostrano come Caravaggio non attinge al repertorio tradizionale per la rappresentazione dell’estasi. La giovane poco più che adolescente, infatti, non viene dipinta in vesti da santa, come nel quadro preso in analisi sopra, ma appare come una semplice donna che si accascia, quasi per la stanchezza.
Gian Lorenzo Bernini, Estasi di S. Teresa, 1647-52
L’episodio mistico descritto dalla santa questa volta appare sotto gruppo scultoreo realizzato dal Bernini all’interno della Chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. Nota anche come Transverberazione di Santa Teresa d’Avila, dal latino “trans verberare”, cioè trafiggere. Secondo l’interpretazione mistica cattolica, Cristo o un angelo trafiggono fisicamente con un oggetto affilato il cuore del fedele.
Ecco perché scolpito appare un Cherubino che scaglia un dardo per colpire al cuore la Santa sotto di lei. Santa Teresa semidistesa sopra una nuvola che la trasporta nel cielo, completamente abbandonata e con gli occhi rivolti al cielo e le labbra socchiuse. Indossa un abito ampio e vaporoso mosso dal vento, le cui pieghe sono attentamente scolpite da Bernini con estrema maestria.
Domenico Guidi, Estasi di S. Filippo Neri, 1691
La statua dell‘estasi di San Filippo Neri, scolpita dal Guidi, fu destinata alla decorazione dell’altar maggiore della chiesa oratoriana di Genova. In terracotta rossastra mostra il santo che si erge, con instabile equilibrio, su un piedistallo aereo formato da nuvole vorticose.
Il Neri venne riprodotto nel momento intenso del rapimento mistico, con le braccia aperte, la testa piegata all’indietro e lo sguardo rivolto al cielo, secondo quella che fu l’iconografia tradizionale religiosa. Nel gruppo scultoreo il Neri è sorretto da un angelo alato mentre un putto, seduto ai suoi piedi, solleva la mano destra per porgergli un giglio.
Marina Abramovìc, Homage to Saint Therese, 2020
Completamente diversa dagli artisti sopracitati, l’Abramovìc è un’esponente dell’arte performativa. Il suo lavoro esplora le relazioni tra l’artista e il pubblico, e il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente. Ecco come proprio in quest’anno a Napoli, realizza questa performance artistica dove il personaggio principale è se stessa.
Presenta un ciclo di video intitolati “Omaggio a Santa Teresa” con il quale l’artista, inpersonifica la santa. Vestita di un abito monastico nero, interpreta fluttua in cielo sollevando braccia e gambe a formare una croce. Basandosi proprio su quelli che furono i diari della santa, che narrano come essa ebbe visioni ed estasi mistiche proprio in cucina.
Federica Minicozzi