Articolo bufala mette a rischio una maestra. Alla scuola elementare Marconi di Firenze non c’è nessun complotto LGBT, ma solo un giornalismo che ha dimenticato come fare informazione.

La voce della disinformazione

Con ventimila iscritti e nessuna deontologia giornalistica, Raffaele Palermo riprende una notizia de La Nazione, la legge e commenta con astio dall’inizio alla fine. Cercare prove di ciò che afferma non è nelle sue corde.

“Sarà una bomba atomica”, dice Palermo: “Non possiamo permettere questo”. Ma di cosa sta parlando?
La Nazione titola: “Ai maschi ruoli femminili: bufera a scuola. Genitori in rivolta alle elementari Marconi per un progetto Lgbt”.

Articolo La Nazione - Photo Credits: web
Articolo La Nazione – Photo Credits: web

La Preside dell’Istituto Vera Brancatelli chiarisce:

“In realtà questa rivolta delle famiglie non c’è mai stata. Le maestre hanno presentato il progetto in consiglio di classe e nessuno dei genitori, sul momento, ha avuto niente da ridire. Il giorno dopo una mamma ha obiettato che non le andava bene e che non avrebbe fatto seguire alla figlia quel laboratorio. Si trattava quindi di un’unica voce, di quella singola mamma e del marito, e non certo di un coro di proteste”.

Articolo bufala, minacce reali

Sotto al video di Palermo si possono trovare commenti aberranti che invitato a ritirare i bambini dalle scuole e inneggiano alla rivolta violenta. “La scuola pubblica fa schifo” scrive qualcuno.

Un vero e proprio ritorno al Medioevo, ecco cosa agognano, tanto da richiamare l’uso della ghigliottina. Ma i commenti che istigano alla violenza fisica sono molteplici, tra cui: “Tutti a dire che la violenza non è la soluzione, però due bastonate di notte a quell’insegnante e smette subito. Quando sei in guerra sei un soldato, non un violento“.

Articolo bufala, la forza dei populisti

Perché non approfittare dell’onda di sdegno generata da una notizia falsificata? La politica populista di Simone Pillon fa proprio questo e su Facebook si scaglia contro l’iniziativa della maestra:

“A Firenze le associazioni LGBT impongono il programma per decostruire gli stereotipi di genere nelle scuole elementari. E così i bambini dai 6 anni in su vedono distrutta la loro identità sessuale, tutto in nome della lotta all’omofobia, e SENZA CHIEDERE NULLA AI GENITORI. Io di pazienza non ne ho molta, ma quando toccano l’identità dei bambini divento una iena. Fate quel che vi pare nelle vostre camere da letto, ma lasciate ai genitori il compito di educare i loro figli.
Fuori il GENDER dalle scuole!!
Fermiamo insieme il pdl Zan”

Per informazioni sulla Legge Zan qui trovate un approfondimento.

I paraocchi dell’ignoranza

Sono degli psicopatici la legge di natura è più potente” scrive una donna. “Infatti non partoriscono figli gli uomini i maschi e nulla avviene a caso… “.
La lezione di biologia è seguita da una di carattere letterario: “Le fiabe sono fiabe ognuno dà il senso che vuole non deve essere imposto un senso dittatoriale di nessuna cosa! .. il senso delle cose come quello delle favole è in chi lo coglie e non in chi lo impone… i bambini devono essere lasciati liberi…. la loro libertà è sacra e nessuno deve imporre nulla a meno che meno a scuola genitori difendete i (bambini)”.

Il progetto della maestra elementare era proprio quello di eliminare le scelte obbligate dalla narrazione delle fiabe, con i ruoli imposti da una scrittura seicentesca della stessa Cappuccetto Rosso.
L’interpretazione della bambina vittima del lupo (maschio) e salvata dal cacciatore (maschio) poteva così essere capovolta.

Strumentalizzazione dell’odio:

Palermo aggiunge anche una considerazione in merito a questa frase della maestra, riferita però a un altro progetto: “Esercizio di drammatizzazione con ruoli maschili e femminili dati a caso. Il maschio tocca alla femmina e passa, la femmina tocca al maschio e risatine al seguito. C’è da lavorare» alludendo forse alla necessità di combattere gli stereotipi.

Questo post di Facebook viene letto da Palermo come “il maschio tocca la femmina e la femmina tocca il maschio”, sessualizzando i bambini che tanto vuole proteggere con la sua retorica.
Qui parliamo di parità di genere a scuola e nei libri.

Scuola, luogo sicuro:

A differenza di come viene etichettata da personaggi simili, la scuola è l’ambiente in cui i bambini apprendono concetti come inclusività e rispetto del prossimo.

Leggere commenti di genitori che parlano senza peli sulla lingua di violenza verso le donne, scuola da bruciare e dichiarano il mondo controllato da “pedosatanisti” fa capire quanto sia importante l’istruzione scolastica.
La scuola dopotutto serve proprio a questo: uscire dal contesto famigliare e conoscere qualcosa di nuovo, interagire con gli altri e imparare a stare in questo complesso mondo. La scuola serve a superare ignoranza e soluzioni violente.

Voglio concludere con le parole della maestra sotto accusa: “C’è (ancora) da lavorare”.

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