Tra le lettere che compongono la sigla LGBTQIA c’è una lettera spesso poco considerata: la A di a-sessualità. Cos’è l’asessualità e in cosa si suddivide?
Cos’è l’asessualità?
Diciamolo subito, l’asessualità è un orientamento sessuale. Non ha nulla a che vedere con i disturbi legati alla mancanza momentanea di eccitazione. Di fatto l’asessualità non si diagnostica come una patologia.
Per capire meglio cosa sia l’asessualità basta metterla a confronto con il disturbo sessuale ipoattivo.
L’iposessualità è proprio la condizione di riduzione del desiderio sessuale, come conseguenza di depressione, stress ed esperienze pregresse, ma anche abuso di alcool, droghe e farmaci.
L’a-sessualità nascosta
Poco conosciuta, l’asessualità rappresenta al momento circa l’1% della popolazione mondiale, ovvero circa 70 milioni di individui che si riconoscono parte di questo orientamento sessuale.
L’esistenza degli asessuali viene riconosciuta dall’American Psychiatric Association nel 1994, con la rimozione dell’orientamento dal manuale dei disturbi mentali.
Vittima di scetticismo e spesso “curata” come iposessualità, la percentuale non appare veritiera.
La maggior difficoltà nel riconoscersi come tali sta proprio nell’assenza di conoscenza del quarto orientamento, accanto all’eterosessualità, la bisessualità e l’omosessualità.
Per alcuni infatti sarebbe più semplice parlare di non-orientamento sessuale.
Lo spettro sessuale
L’orientamento sessuale non è una categoria stabile, può infatti variare nel corso del tempo, muovendosi all’interno di uno spettro o, più precisamente, Scala di Kinsey.
Essere asessuali non vuol dire non provare attrazione romantica o emozionale, non limita le persone nell’avere una relazione o di provare piacere nel rapporto sessuale.
Bisogna infatti distinguere le due dimensioni del “sesso” e dell'”amore” e tra orientamento romantico e comportamento sessuale.
Asessualità: contenitore di altre realtà
Se volessimo categorizzare ulteriormente gli asessuali a mero scopo divulgativo e a discapito di tutta una zona grigia fatta di fluidità, possiamo disegnare un’area fatta di demisessualità, aromanticità, sex-repulsed e circa una ventina di altre sottocategorie.
“Serve davvero allungare la sigla LGBTQ+?” o “Non risulta ridicola l’aggiunta di lettere?” sono le domande che spesso si sentono proporre gli attivisti e gli asessuali.
Proviamo allora noi a proporre una domanda: È ridicolo riconoscere delle persone?
Le lettere non sono vuote declinazioni degli studi biologici e psicologici, ma rappresentano il processo di normalizzazione e accettazione degli individui nelle quali questi si riconoscono.
Un passo importante verso la normalizzazione è la rappresentazione su schermo e nella cultura popolare (qui potete trovare un articolo in merito).
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