Kenneth Branagh fa rivivere uno dei gialli più famosi di Agatha Christie, dirigendo un cast eccezionale in Assassinio sull’Orient Express. Seconda trasposizione cinematografica dell’opera, dopo il film di Sidney Lumet, il film è prodotto da Ridley Scott e mette in evidenza tutta la contemporaneità di un racconto giostrato alla perfezione.
Morte, segreti e mistero
Hercule Poirot, l’investigatore belga dalle sfumature ossessivo-compulsive nato dalla penna di Agatha Christie, si trova a Gerusalemme ma è atteso a Londra con urgenza. Si ritrova a prendere l’Orient Express, un treno lussuoso nel quale spera di trovare un po’ di calma e comodità. Non sarà così. Un uomo d’affari dal passato torbido viene barbaramente ucciso nella notte nella sua cabina e una valanga fa deragliare il treno, bloccandolo nel nulla.
La tranquillità, la lettura di Dickens e le piccole manie di Poirot – una su tutte la simmetria delle uova la mattina – vengono interrotte. Mister Bouc, direttore del treno, chiede all’investigatore di indagare sull’assassinio. Poirot si ritroverà intrappolato con altri tredici passeggeri, ognuno con un segreto da nascondere.
Chi sarà l’assassino?
Da Shakespeare al giallo deduttivo
Sir Kenneth Branagh prima di Assassinio sull’Orient Express è stato molte cose. Interprete teatrale shakespeariano, ha rivisitato per il grande schermo in modo magistrale più opere del Bardo. Ricordiamo l’Enrico V, Molto rumore per nulla e Hamlet, su tutti. Ha curato la regia di film di successo come Frankenstein di Mary Shelley, fatto una breve incursione nei cinecomic Marvel con Thor e nella Disney con Cenerentola.
Ma non dimentichiamoci che è stato anche il furbastro Gilderoy Allock in Harry Potter e la camera dei segreti! Insomma, a Kenneth Branagh mancava solo il giallo deduttivo come genere da affrontare e quale miglior occasione se non Assassinio sull’Orient Express.
Verissimo, il cast è eccezionale. Oltre a Branagh stesso nei panni di Hercule Poirot, troviamo Johnny Depp, Penelope Cruz, Michelle Pfeiffer, Judi Dench, Olivia Colman, Willem Dafoe, Daisy Ridley e molti altri. Eppure, per quanto bravissimi nelle loro interpretazioni, è Poirot/Branagh a ritagliarsi per sé tutto lo spazio (o quasi).
Il regista amplifica molti degli atteggiamenti dell’investigatore belga, sottolinea con minuzia le sue manie ossessive e rende i suoi baffi protagonisti indiscussi della sua persona. L’impianto teatrale, poi, è d’obbligo per un regista come lui ed è pure vero che la narrazione lo concede. Gli spazi angusti del treno, la divisione e gli impedimenti spaziali vengono aggirati da inquadrature che li esplorano da angolazioni sempre nuove.
La tecnica è indubbiamente uno degli aspetti migliori di questo Assassinio sull’Orient Express. L’utilizzo di una pellicola 70 mm, ad esempio, dona un’atmosfera più realistica a tutte le scene, permettendo allo spettatore di inglobarsi perfettamente nella narrazione. L’intreccio, il mistero, la caratterizzazione di alcuni personaggi…tutto è dosato con incredibile maestria, non c’è dubbio. Ma allora cos’è che non funziona?
Classico o contemporaneo?
Assassinio sull’Orient Express è, come molto spesso accade con i gialli di Agatha Christie, assolutamente contemporaneo. La storia è intrigante e avvincente. La trasposizione del 1974 di Sidney Lumet ne preservava l’impianto classico, con evidenze che man mano si svelavano grazie a una minuziosa opera di ragionamento.
Forse è questo il “problema” del film di Branagh: siamo abituati a pensare al giallo deduttivo come un’opera di ragionamento puro e semplice. Un’opera statica. Là dove la Christie affida al pensiero l’indagine, Branagh contrappone in parte dei flashback forzati che appesantiscono la narrazione e in parte scene d’azione non molto credibili.
Bisogna poi dirlo, il regista indugia fin troppo sul suo Poirot, che a tratti risulta ridondante, a discapito di altri personaggi relegati in un angolo. Ma gli concediamo tutto, perché la storia riesce a tenerci attaccati fino alla fine all’infittirsi del mistero, allo svelamento finale dell’assassino e soprattutto alla lotta interiore di Poirot stesso.
Dire la verità è sempre la cosa più importante?
Seguiteci su Metropolitan