Assassin’s Creed Valhalla Assedio di Parigi Recensione, assassini “as service”

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Di Lorenzo Mango

Prima di scrivere questa recensione non sapevo che la storia di Assedio di Parigi, il nuovo DLC di Assassin’s Creed Valhalla, è basata su eventi realmente accaduti. Infatti, tra l’885 e l’886 i Vichinghi e altri popoli norreni alleati si spinsero talmente in profondità in Europa che giunsero, infine, a Parigi; l’allora capitale del Regno dei Franchi Occidentali e l’imperatore Carlo il Grosso dovettero ricorrere a tutte le loro forze belliche per respingere l’assalto vichingo. Che si concluse, infine, con un’apparente vittoria francese, dato che gli invasori non riuscirono mai a penetrare completamente nella città, arrestandosi presso Montmatre.

Apparente, perché in realtà all’esercito vichingo non interessava propriamente conquistare Parigi in sè, quanto piuttosto saccheggiarne le ricchezze. Tutta la faccenda dell’assedio, in realtà, nacque da una richiesta di tributo da parte dei Vichinghi (una sorta di pizzo) incautamente rifiutato. Così, pur di far ritirare l’assedio Vichingo, Carlo il Grosso pagò ben 700 libbre d’argento a Sigfred, capo dei Dani. Ma allora, mi chiedo, non sarebbe stato meglio pagare prima? Vabbè.

Fine del momento “storico”, torniamo alla review.

La storia del DLC, dunque, affonda le radici nella Storia con la S maiuscola. Pur non rinunciando, si intende, a diverse digressioni, adattamenti e interpretazioni, atte a rendere il nostro personaggio il fulcro di tutta la narrazione. Ha funzionato? Nì. Mettendo da parte l’ormai anacronistica lamentela del “Assassin’s Creed non è più lo stesso”; proprio perchè Assassin’s Creed non è più lo stesso ci si aspetta, ormai, dalla serie un livello sempre crescente di adrenalina, azione e avventure. Che Assedio di Parigi, purtroppo, pur non mancandone lesina con più parsimonia del previsto. 

Assedio di Parigi recensione

Assedio di Parigi Recensione, più piccolo/denso

La mappa di gioco di Valhalla (base) è quasi perfetta. Gli ampi spazi aperti che fanno da collegamento tra punti di interesse ben distribuiti, città, missioni principali, secondarie, schermaglie in solitario e campi di battaglia più vasti hanno posto le solide basi per un’avventura dai ritmi compassati, ma mai frenetici. Dove il viaggio conta tanto quanto raggiungere la destinazione finale, e i panorami non fanno rimpiangere una gita fuori porta nelle regioni dalle quali sono ispirati.

L’Irlanda di L’Ira dei Druidi non fa assolutamente eccezione, e con le dovute riduzioni di scala e proporzioni grida con forza e vichinga virtù l’impegno del team di sviluppo nell’espandere i confini esplorabili dai giocatori senza fratture nette. In Assedio di Parigi, invece, per qualche ragione pur avendo a disposizione un tema storico notevolmente più strutturato, e un’ambientazione dal potenziale infinito, si è impressa un’impronta esplorativa ben diversa da quelle di Valhalla e L’Ira dei Druidi. 

Gli spazi sono più stretti, e la mappa stessa si comprime per adattarsi allo scorrere di una storia che dura al massimo una quindicina di ore, se affrontata con sufficiente completezza. Così, il giocatore si trova come catapultato indietro di diversi anni in un mondo dove Assassin’s Creed era decisamente meno arioso e Open World di oggi. Non fraintendetemi: il gameplay e la struttura ludica non regrediscono di un millimetro, e anzi, proseguono sulla stabile e collaudata falsariga assaporata in Valhalla Vanilla.

Nemmeno, voglio affermare che “grande è sempre meglio”, perchè non è affatto così. E anzi, il ridimensionamento degli spazi, se affrontato con equilibrio, è la migliore delle soluzioni per misurarsi con la smania fin troppo frequente nelle ultime iterazioni di Assassin’s Creed a riempire ogni singolo spazio con una mini-micro missioncina, un eventino, un personaggio, un momento ludico. L’horror vacui di Ubisoft, messo di fronte a uno spazio più minuto, si è dunque fatto paradossalmente meno evidente. E il DLC respira meglio, privato di spazi inutilmente vasti riempiti di inutili momenti ludici posticci. 

Assedio di Parigi recensione

Plague Tale Valhalla

Ciò detto, non ne pienamente sicuro: il rimpicciolimento notevole del DLC rispetto al precedente, è un male oppure no? Il tempo che ho trascorso assediando Parigi, svolgendo le molte secondarie proposte dal DLC e impegnandomi per non finire divorato dai ratti nei sotterranei è stato intrattenente, senza dubbio. I momenti morti si sono ridotti; e, come anticipavo, spariscono molti momenti “finti vivi”,. Resuscitati come da riti voodoo tramite missioni create perchè “sennò in questo punto della mappa non ci sta niente”.

Eppure, forse, Ubisoft ha scelto il DLC sbagliato per intraprendere (finalmente) questa strada; laddove la Francia assediata da Vichinghi poteva diventare una location decisamente interessante da girovagare con spazi più ampi, contrapposti ad alcune anguste segrete nelle quali strisciamo durante la campagna principale. Avete giocato a Plague Tale: Innocence? Ecco, il feeling di questo DLC di Assassin’s Creed (sarà per la presenza deii ratti immortali da far diradare per superare indenni determinate sezioni?) ha risuonato in me. Se, però, da un lato questa è indubbiamente una sorpresa in senso positivo, dall’altro si contrappone all’anima nuova di Valhalla; ben più movimentata, aperta e ariosa. E stride, a volte più rumorosamente, a volte meno.

Assedio di Parigi Recensione, Game as Service

Di sicuro, Assedio di Parigi è un tassello fondamentale e imprescindibile per gli amanti del gioco base; nonchè per i fan del nuovo Assassin’s Creed, e del suo assurgere così prepotentemente verso l’action RPG Open World. Non dimentichiamoci di un E3 tanto sorprendente da rivelare che la saga intende praticamente tramutarsi in una sorta di Game as Service; ovvero, con giochi base ambientati in varie epoche storiche destinati a durare, singolarmente, diversi anni alimentati da aggiunte, DLC, espansioni e tanto altro. 

Personalmente, ritengo questa strada tanto pericolosa quanto salutare per il brand degli Assassini. Abbandonate le vesti di puro stealth, abbracciata la nuova identità di gioco storico-fantastico Open World, Assassin’s Creed non può più permettersi ritmi compassati annuali; nuove release frettolose e raffazzonate, o peggio, buggate come solo Ubisoft (non me ne voglia) sa fare. Invece, basandosi su un meccanismo commerciale e di sviluppo come quello dei Game as Service, possono nascere, e in parte con Valhalla sono già nate, avventure in continua evoluzione che ci immergono con sempre più vigore e profondità nelle epoche protagoniste; nei personaggi storici realmente esistiti e le loro controparti videoludiche, nelle missioni, nei paesaggi e nelle ambientazioni. Garantendo al contempo il giusto tempo di sviluppo per la nuova IP, e le dovute cure e manutenzioni al titolo del momento, sotto forma dei succitati DLC. 

Assedio di Parigi Recensione, in conclusione: third time’s (going to be) a charme (?)

Non si può, però, promuovere pienamente Assedio di Parigi, nemmeno in una recensione abbastanza generosa come questa. Proprio perchè il nuovo Assassin’s Creed può dare molto al mondo videoludico, proprio per affrancarsi da una storia a tratti travagliata (quella dello sviluppo dei capitoli passati). Assassin’s Creed Valhalla: L’Ira dei Druidi lo dimostra, del resto: Ubisoft sa dare qualcosa in più se vuole. E in Assedio di Parigi, questo qualcosa in più, è un po’ mancato.

A fronte di un compito svolto con indubbio rispetto del gioco base e dello sviluppo che gli si sta imprimendo, Assedio di Parigi non è nè brutto, nè bello. Semplicemente, è un po’ svogliato. Tuttavia, dal momento che la saga nordica ha promesso di rinnovarsi ulteriormente in futuro, prima di cedere il passo a un’altra epoca storica, restiamo ugualmente impressionati. Ne ha fatta di strada la setta degli assassini, da quel primissimo capitolo con Altair e compagni! E tanta ancora ne resta da fare. “Third time’s the charme” si dice; la terza è la volta buona. Guarda caso, Valhalla è il terzo “nuovo” Assassin’s Creed. E il suo prossimo DLC sarà il terzo. Hype?

ASSASSIN’S CREED VALHALLA ASSEDIO A PARIGI RECENSIONE | TESTATO SU PS5

+ Il concetto base di un’evoluzione costante di un gioco di partenza tramite DLC funziona benissimo con Assassin’s Creed
+ Le location sono strutturate e affascinanti…
+ Ottimo character design, buoni gli adattamenti storiografici

– La “solfa” è sempre la stessa, e i problemi del gioco base permangono immutati
– …anche se tutto si presenta in scala ridotta rispetto al primo DLC irlandese

VOTO: 7