Federico Piazza, centrocampista di qualità dalla Liguria alle botte in allenamento di Gattuso e Stam. Una trafila giovanile al Milan condivisa con Davide Astori e le partite insieme alla Playstation, simbolo degli stati d’animo di giovani giocatori.
Le emozioni di un ragazzo caduto sul campo e che ha impiegato 10 anni a togliersi il fango dal volto, riscoprendosi uomo. Due percorsi ed epiloghi differenti ma ritrovandosi lì, nel momento in cui il buio avvolge entrambi… ma in modo diverso. Abbiamo intervistato in esclusiva Federico Piazza, ex compagno di Astori ai tempi del Milan. Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Federico, come hai iniziato a giocare?
“Ho iniziato a giocare nell’Albenga-Cisano in Liguria, poi a 12 anni sono passato alla Sampdoria in cui facevo la spola tra Genova e casa mia. A 14 anni poi mi ha chiamato il Milan e da tifoso sono andato senza pensarci. Altre squadre come il Parma mi offrivano anche un indennizzo ma il cuore ha prevalso, sono rimasto dal 2001 al 2006 come centrocampista davanti alla difesa”.
Hai qualche ricordo particolare di un allenatore?
“Al Milan ho avuto Franco Baresi come Mister Primavera, umanamente era un ruolo che secondo me gli si addiceva poco, era schivo e di poche parole. Bastavano però una palla ed un fischietto ed anche a 50 anni scattava una scintilla diversa in campo. Ho impressa una scivolata in partitella di una veemenza fuori dal comune, ovviamente ha preso palla piena. Da allenatore invece faceva una fatica pazzesca con dei ragazzi in un’età difficile”.
Hai detto che è un’età complicata, hai notato dei comportamenti strani?
“Al Milan eravamo molto ligi, controllavano le pagelle e parlavano con i professori. Essendo nel giro della nazionale però sentivo storie di altri collegi, anche blasonati, in cui le regole erano molto più “Soft” per così dire…”
In nazionale, e anche nel Milan, con chi hai giocato?
“Ho giocato con Astori, Antonelli, Abate, Giovinco, Cerci, Consigli e De Silvestri. Eravamo un gruppo di matti, soprattutto la parte romana era molto casinista. Ricordo che con una formazione fortissima siamo usciti alle qualificazioni europee Under 17 in Polonia, una figura pessima su un campo impresentabile”.
Cosa non è andato bene al Milan?
“C’è stato uno screzio importante con la società per un articolo di mercato che mi riguardava sulla Gazzetta. Il Milan mi aveva promesso il contratto ma dopo questo fatto non me lo fece, così mi svincolai. Sono andato alla Cremonese in C1 e dopo venti giorni mi spaccai il crociato e poi la spalla: il treno era passato, ho provato a inseguirlo ma non sono riuscito a riprenderlo”.
Che rapporto avevi con Davide Astori?
“Abbiamo cominciato insieme nel 2001 al Milan e ci siamo incontrati al secondo anno di Cremonese con Mondonico in panchina.
Eravamo vicini di camera a Milanello e giocavamo insieme alla PlayStation ad armi pari: Milan vs Milan. Lui mi batteva sempre ed io impazzivo, mentre lui rimaneva calmo in ogni situazione, come sempre.
Lo ammiravo moltissimo, ma oggi penso che fossi intimorito da quello che lui era. Magari non lo sapeva neanche, o la faceva naturalmente, ma ha fatto un qualcosa di grande per tutti noi, e anche per me”.
Questo suo “Aiuto” riguarda la tua esperienza al Milan immagino… com’è stata?
“Non ero destinato a quella vita e tutta una serie di circostanze me lo ha fatto capire. Ho sempre avuto una paura fottuta di farmi conoscere veramente, anche con Davide, e passavo invece per lo sbruffone di turno.
Ricordo che quelli della Prima Squadra erano tutti in cerchio per fare il torello e non entrai in mezzo solo per la paura. Giustamente Ambrosini, Stam e gli altri mi dissero ‘Cosa fai? Hai 18 anni e non entri nel torello?’.
Quello che era un sogno io l’ho vissuto come un incubo: non ho mai detto a Pirlo che era il mio idolo, avrei potuto fare tante cose…ma non avevo capito che non era l’esterno il problema, ma ero io”.
Com’è stato allenarsi con quei giocatori?
“Ho preso una marea di scarpate da Gattuso, e mi ricordo perfettamente una botta allucinante di Stam. Fisicamente erano tutti enormi, da Kaladze a Dida e anche Kaka, poteva non sembrarlo ma era veramente spesso. Pirlo riusciva a pensare dei passaggi in situazioni in cui un comune mortale sarebbe andato nel panico.
Seedorf era molto paterno con noi e Kaka ci chiamava addirittura per nome ‘Federico, passa la palla…’ sono grandi emozioni”.
Hai conosciuto Astori per tanti anni, sei andato al suo funerale?
“Non è stato facile, per nessuno, ma sono andato in Chiesa. La mia vita ha iniziato a svoltare dal suo funerale ritrovandomi con alcuni compagni di squadra che ora sono in Serie A, avevo timore di rivederli. Ho vissuto momenti molto difficili durante la Messa e ho avuto un mezzo attacco di panico, ma da quel momento ho iniziato a prendere la mia vita per le corna, devo dire grazie ad Astori. Mi ha aiutato a fare un percorso importante per la mia vita, ha unito tutti, persino i tifosi di Fiorentina e Juventus, lui ha aiutato tutti noi”.
Come sei uscito da questa situazione?
“Mi ha aiutato tanto il buddismo a guardarmi dentro e a vivere il “Qui e ora”. Davide è stato un grande Budda, come lo siamo tutti nel profondo, perchè ha trovato la sua illuminazione nell’essere una persona pura, pulendo lo specchio della sua anima e aiutando inconsapevolmente tutti. Il buddismo mi ha insegnato che le difficoltà sono opportunità per crescere: la mia carriera mi ha levato tantissimo ma mi ha portato a trovare una strada che ha cambiato il mio modo di interpretare la vita. Quando cambi il modo di relazionarti con l’ambiente allora cambia tutto, questo percorso mi ha reso l’uomo che sono oggi”.
Il Milan sembra che per te fosse un demone, ma ora sei riuscito a scacciarlo.
“ ‘L’inverno si trasforma sempre in primavera’ e Davide è stato parte di questo cambio di stagione, non dobbiamo smettere mai di ringraziarlo per quello che ha fatto ed io non cesserò mai di farlo. Devo dire bravo anche a me stesso per aver superato il mio passato grazie ad un percorso difficile, che però mi ha dato la felicità. Tra poco diventerò socio di un’agenzia immobiliare e vivo molto meglio di quando giocavo a calcio: sono una persona felice, sono un uomo migliore”.
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