
Ricostruire la fiducia nei vaccini: questo è l’obiettivo prefissato dalla direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke, dopo la recentissima decisione presa da una quindicina di Paesi, tra cui Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo, di sospendere temporaneamente l’uso delle dosi di AstraZeneca, in virtù del verificarsi di alcuni eventi avversi prodotti proprio dopo la somministrazione del siero. Ma solo in via precauzionale, precisiamo. “Attualmente siamo ancora saldamente convinti che i benefici del vaccino nel prevenire il Covid-19, con i rischi associati di ricovero in ospedale e di morte, superano i rischi di questi effetti collaterali”, ha per l’appunto annunciato la Cooke, la quale proseguendo ha rassicurato che “stiamo valutando ogni incidente, caso per caso […] Gli esperti arriveranno a una conclusione giovedì“.
A destare tanto clamore – oltre all’allarme giornalistico – erano stati i 30 casi tromboembolici registrati su un totale di 5 milioni di vaccinati, per i quali già lunedì l’Ema aveva spiegato che “il numero di eventi tromboembolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello osservato nella popolazione generale”. Eppure, nel riportare la notizia – cui era sembrato doveroso dedicare la prima pagina di tutti i giornali – le parole scelte sono state per lo più dogmatiche, portando ad un calo automatico della fiducia dei cittadini verso la sicurezza dei vaccini che – ricordiamo – rappresenterebbero lo strumento fondamentale per combattere il Covid, e verso il quale suscitare livelli di allarmismo porta solo maggiore confusione, non informazione. Una fiducia che proprio le parole della Cooke hanno in parte restituito, mostrandosi “incoraggianti” – come definite nella conversazione telefonica avvenuta ieri pomeriggio tra il premier Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. Tanto che, in attesa dell’esito positivo da parte dell’Ema, i due leader si sono detti pronti a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca, dopo che, insieme a Germania e Spagna, si erano accordati nel sospenderlo. Una decisione, questa, poco apprezzata da Bruxelles, rimasta esclusa dalla ‘cricca’. Ma la decisione – ha ricordato ieri la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, al termine del video-consiglio di confronto avvenuto tra i ministri dei 27 Paesi dell’Unione – rientra “nelle competenze nazionali” – aggiungendo – Facciamo totale affidamento sulla revisione scientifica e sulle raccomandazioni dell’Ema. La sicurezza per noi non è negoziabile”. Dunque, “tutti i Paesi si allineeranno alla valutazione”, ha precisato la ministra portoghese e presidente di turno del Consiglio Ue, Maria Temido.
Cooke: “Una situazione come questa non è inaspettata”
Intanto, Vincenzo Salvatore, professore di Diritto dell’Ue all’Università dell’Insubria, ha spiegato che sono tre le possibili opzioni pratiche cui si troverà davanti l’Ema domani: “Modificare il riassunto delle caratteristiche di prodotti, includendo nuove controindicazioni e precauzioni di impiego; sospendere in attesa di ulteriori dati o revocare l’autorizzazione all’immissione in commercio”; mentre la Cooke ha spiegato che “una situazione come questa non è inaspettata: quando vaccini milioni di persone è inevitabile che si verifichino episodi rari o gravi di malattie dopo la vaccinazione”. Del resto, gli effetti collaterali non sono cosa nota: ma evidentemente il bugiardino di qualsiasi altro farmaco è scritto a caratteri troppo piccoli rispetto alle prime pagine dei giornali. E allora scriviamolo. Scriviamolo bene: l’Ema sta ancora valutando i casi sospetti “per capire se si tratti di un vero effetto collaterale del vaccino o di una coincidenza”, avallando inoltre l’ipotesi che gli eventi tromboembolici possano essere legati solo a “lotti specifici” di AstraZeneca. Anche se “visto che ci sono più casi in Europa, con lotti coinvolti – ha detto la Cooke – riteniamo improbabile che si tratti di eventi legati ai lotti, anche se non lo possiamo escludere, e non possiamo escludere che sia qualcosa legato alla manifattura”. Ma su un punto ha tenuto ad insistere: “Tutta la nostra valutazione è guidata dalla scienza e dall’indipendenza. E da nient’altro”.
La priorità è e resta, dunque, quella di procedere con le vaccinazioni. Tanto che la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato un’intesa con Pfizer-BioNtech per anticipare al secondo trimestre 10 milioni di dosi previsti in consegna nella seconda parte dell’anno. Queste – ricordiamolo al giornalismo più ‘agguerrito’ – sono le parole che abbiamo bisogno di pronunciare e sentire nel terrorismo mediatico che sempre più stiamo subendo, e che sempre più condizionano l’evoluzione di una campagna vaccinale che ha urgenza di proseguire, qualora fosse mai partita. Perché le parole hanno il potere, mai come ora, di orientano il nostro pensiero, dandoci contemporaneamente la forza di accettare ogni privazione e sacrificio. Anche se questo comporta altri morti e danni che aggravano ulteriormente sull’economia e il nostro Paese. Perché della pandemia siamo stanchi tutti. Aizzare al panico renderà solo il processo più lento. In questa guerra all’invisibile.
Francesca Perrotta