Oggi diverse centinaia di membri di Hezbollah, il gruppo radicale libanese sostenuto dall’Iran, sono stati feriti dall’esplosione dei loro cercapersone.
Le esplosioni sono avvenute contemporaneamente, verso le 15:30, in almeno tre zone del paese: la capitale Beirut, la Beqaa Valley (nella zona orientale, vicino al confine con la Siria), e nel sud, tutte aree dove la presenza di Hezbollah è molto forte. È stato ferito in modo non grave anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani. In un comunicato, Hezbollah ha detto che tre persone sono state uccise.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ong con sede nel Regno Unito e vicina all’opposizione siriana, ha detto che alcuni membri di Hezbollah sono stati feriti anche nella capitale siriana Damasco e sono stati portati in ospedale.
La National News Agency (NNA), l’agenzia di stampa statale libanese, ha scritto che i dispositivi sarebbero stati fatti esplodere a distanza: l’ipotesi più accreditata è che l’attacco sia stato compiuto da Israele, che da mesi si sta scontrando con Hezbollah. Per ora l’esercito israeliano non ha commentato.
Il governo israeliano ha convocato una riunione d’emergenza. Il premier Benjamin Netanyahu ha preso le distanze da un collaboratore che ha lasciato intendere sui social che ci sarebbe Israele dietro l’ampio attacco coordinato. Le autorità libanesi hanno parlato di centinaia di feriti, mentre i media israeliani parlano di circa mille feriti. Una bambina di 10 anni, secondo una fonte vicina ad Hezbollah, sarebbe morta.
La Croce Rossa libanese sta intervenendo con 80 ambulanze a Beirut e in altre aree nel sud e nell’est del paese. Le forze dell’ordine stanno invitando le persone a lasciare libere le strade per agevolare il passaggio dei mezzi, mentre sui social network stanno circolando alcuni video che mostrano ospedali di Beirut affollati di feriti stesi per terra nelle stanze e nei corridoi mentre vengono soccorsi.
L’analista militare Elijah Magnier ha dichiarato ad Al Jazeera che Hezbollah fa molto affidamento sui cosiddetti cercapersone per evitare che Israele intercetti le comunicazioni dei suoi membri e ha ipotizzato che questi dispositivi potrebbero essere stati manomessi prima di essere distribuiti tra i membri di Hezbollah.
“Questo non è un sistema nuovo, è stato usato in passato. Quindi in questo caso c’è stato il coinvolgimento di una terza parte per consentire l’accesso e per attivare da remoto l’esplosione”, ha affermato. Secondo fonti della sicurezza israeliana citati da Channel 12, i cercapersone esplosi in Libano e a Damasco erano l’ultimo modello usato dagli Hezbollah da pochi mesi.