Almeno quattro persone sono morte e altre 42 sono rimaste ferite a seguito di un’esplosione, di una bomba, avvenuta durante la celebrazione di una messa cattolica a Marawi, nel Sud delle Filippine. L’esplosione è avvenuta in una palestra dell’Università di Mindanao dove si stava svolgendo la funzione religiosa alla quale partecipavano decine di persone, molte delle quali studenti universitari. Per Mamintal Adiong, governatore della regione di Lanao del Sur, la cui capitale è Marawi, si è trattato di “un attentato terroristico“.  

“Condanno con la massima fermezza gli atti insensati ed efferati perpetrati da terroristi stranieri contro l’Università Statale di Mindanao e le comunità di Marawi”, ha detto il presidente filippino, Ferdinand Marcos, nel condannare l’attentato. L’Università di Mindanao con un comunicato si è detta “profondamente rattristata e scioccata dall’atto di violenza” e ha condannato “inequivocabilmente e con la massima fermezza questo atto orribile e insensato”. 

Nel 2017 Marawi è stata teatro di sanguinosi scontri dopo che gruppi jihadisti che si richiamavano allo Stato islamico hanno parzialmente conquistato la città. Per cinque mesi, l’esercito filippino ha combattuto gli estremisti strada per strada, fino a quando la città è stata liberata nel corso di una battaglia che ha ucciso più di 1.200 persone (978 jihadisti, 168 soldati e 87 civili).

Con una popolazione musulmana di circa il 20%, l’isola meridionale di Mindanao è stata teatro per decenni di conflitti tra il governo e vari gruppi estremisti, tra cui l’organizzazione jihadista Abu Sayaf e il gruppo Maute, entrambi affiliati all’Isis.