Non smette ancora di emozionare, L’attimo fuggente (1989), a oltre trent’anni dalla data di uscita. Premio Oscar alla Miglior sceneggiatura originale a Tom Schulman, il film di Peter Weir è una storia immortale di crescita e di coraggio. Quel coraggio necessario per diventare noi stessi, nutrendoci del buono umano, della poesia, dell’arte e della giusta disobbedienza.
La setta dei poeti estinti, traducendo il titolo originale, è un inno alla vita che sì, certamente, viene riassunto dal Carpe Diem oraziano, ma in realtà prosegue lungo l’intero film. Neil (Robert Sean Leonard), Todd (Ethan Hawke) e gli altri ragazzi del collegio Welton scoprono letteralmente un mondo nuovo, nutrendosene con voracità. È un mondo, o meglio, una nuova visione che li obbliga a rimodellare anche la loro identità, a riflettere su chi sono e chi vorranno essere.
“L’attimo fuggente” e la rivoluzione delle prospettive
In questo percorso, pressoché interiore, il ruolo maggiore è ricoperto chiaramente dal Professor Keating (Robin Williams). L’influenza del suo pensiero sulla vita e le azioni dei ragazzi è essenziale, così forte da rimanere impressa anche nella memoria del pubblico come un monito. A rendere L’attimo fuggente paradossalmente eterno è proprio l’interpretazione di Williams, una guida salda che non rinuncia alla dolcezza. Un mentore che attraverso il suo stesso esempio di vita conquista fiducia e ammirazione.
In un contesto rigido come potrebbe essere il collegio Welton, o come di fatto poteva e può diventare la società occidentale quando si parla di ruoli maschili, l’esempio del Professor Keating è rivoluzionario. Attraverso i suoi ragazzi, Keating si rivolge infatti anche al pubblico, esortandolo ad andare oltre gli schemi, e i percorsi obbligati dalle convenzioni sociali. Insegna appunto a salire sulla scrivania e ricordarsi di guardare ogni cosa da un’altra prospettiva, anziché limitarsi a stare nel proprio posto assegnato.
Un messaggio di liberazione giovanile e maschile
L’attimo fuggente sembra farsi portatore di un messaggio universale di libertà e di trasformazione personale. A ben vedere, tuttavia, è una storia modellata su un pubblico maschile. Non sono volutamente presenti personaggi femminili, perché il mondo di cui si parla e che si intende destrutturare è proprio quello della repressione maschile. Le regole, la disciplina, l’inibizione delle emozioni, sono tutti elementi che in una vecchia ottica di genere riguardano l’esperienza degli uomini, non delle donne.
Keating, il suo Carpe Diem e il suo insolito stile di insegnamento servono proprio a ribaltare questi stereotipi. Insegnano a inglobare la gentilezza, la spontaneità e l’innamoramento per la vita nella quotidianità, senza curarsi delle aspettative altrui. Certo, anche il pubblico femminile può identificarsi nel medesimo spirito, ma ciò non toglie che la storia in sé è pensata per quella generazione, maschile, di adolescenti.
L’eredità di Robin Williams
Non c’è modo di confermarlo ma forse senza Robin Williams L’attimo fuggente non sarebbe rimasto il cult che è oggi. Non avrebbe attraversato indenne trent’anni di storia del cinema. Per fortuna, però, non serve neanche chiederselo. Il Professor Keating rimane non solo uno dei ruoli più belli della carriera di Williams ma soprattutto un personaggio cinematografico indelebile dalla nostra memoria collettiva.
Articolo di Valeria Verbaro