Il giornalismo, dal cartaceo al digitale

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Di Redazione Metropolitan

Sono tanti i giovani che continuano a innamorarsi del giornalismo, ma questo amore non è corrisposto

La figura del giornalista è sempre più in crisi ed è difficile non notarlo. Sono tanti gli antagonisti di questo mestiere così tanto amato: la grande crisi globale; il calo vertiginoso della pubblicità e dei finanziamenti pubblici; in particolare internet e i social. Questi ultimi appena citati stanno inglobando a se tutto il mondo dell’informazione, rendendola più veloce e dinamica, ma meno accurata e veritiera. Nell’ultimo anno circa il 60 % delle notizie inedite è stata pubblicata prima su internet che sul cartaceo. Tra i due mondi vi è infatti uno scontro impari. Abbiamo avuto la fortuna di partecipare al “festival del giornalismo” , organizzato dall’Udu Sapienza (sindacato studentesco), e di parlare con molti nomi illustri del mondo del giornalismo.

Uno di questi è Guido D’Ubaldo, caposervizio all’ufficio centrale del corriere dello sport e segretario del consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. Ha cercato di spiegare al meglio come in soli 20 anni i principali quotidiani come il Corriere della sera o La Repubblica siano passati da vendere 400 mila copie giornaliere a 200/300. Il mondo in cui ci ritroviamo è dinamico, veloce e con diversi ritmi di vita, esistono tempistiche e dinamiche diverse. Il lettore nel poco tempo che si ritrova ricerca più l’immediatezza e l’interazione che l’approfondimento. Tuttavia il giornalismo cartaceo è la nostra memoria storica. Infatti articoli e post su internet hanno un tempo limitato, poi spariscono. Si è calcolato che mediamente un post su Twitter duri circa 18 minuti, uno su Instagram 21 ore e un video di Youtube circa 20 giorni.

“DI GIORNALISMO C’E’ SEMPRE BISOGNO” (Giuseppe Smorto, vicedirettore di Repubblica)

Il mestiere del giornalista nonostante tutto non morirà mai, i cittadini dipenderanno sempre dalla figura professionale, curiosa e coraggiosa del giornalista

Ma il giornalista deve essere anche coraggioso per poter svolgere il proprio mestiere? A quanto pare si. O almeno questo, assieme a rispetto per i lettori e curiosità, è l’attributo che il direttore di Repubblica Carlo Verdelli consiglia ai giovani che si accingono a entrare nel mondo del giornalismo. In media infatti sono circa 3 al giorno i giornalisti costretti a subire minacce, dai più famosi come Roberto Saviano ai meno noti come Federica Angeli. L’informazione, spiega inoltre Verdelli, o è contropotere o non svolge al meglio il suo lavoro, la sua funzione prima è la controinformazione.

Allora perché è ancora un sogno per molti giovani diventare un giornalista, nonostante la strada impervia e nonostante su 110 mila giornalisti solo 30 mila riescano a vivere di questo lavoro? Per amore, l’amore non si misura nel tempo, non ha regole, non è sottoposto alla schiavitù della ragione, anche quando non è corrisposto.

“UN’OPINIONE PUBBLICA BEN INFORMATA E’ LA NOSTRE CORTE SUPREMA” ( Joseph Pulitzer )

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