Guerra in Siria, Davide contro Golia

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Di Redazione Metropolitan

La Turchia apre un nuovo capitolo della guerra iniziata nel 2011, l’operazione “fonte di pace” contro i Curdi

Le sofferenze del popolo siriano non sembrano avere fine, un territorio sfinito da continue guerre che vanno avanti dal 2011. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan Mercoledì 9 ottobre 2019 ha annunciato l’inizio dell’operazione militare contro i combattenti curdi del nord-est della Siria. Il ritiro delle truppe americane ordinata dal presidente Donald Trump, che aveva promesso ai Curdi difesa e sostegno, ha agevolato l’operazione. Insomma i Curdi che tanto erano stati elogiati per la guerra contro l’isis ora sono stati traditi e abbandonati da tutti.

Guerra in Siria
Guerra in Siria
Foto di Leonardo news

Lo scopo dell’operazione è quella di creare una “zona cuscinetto” o safe zone nel nord-est della Siria. Il primo obbiettivo è quello di allontanare dal confine con la Turchia le milizie dell’Ypg (unità combattenti di protezione popolare curda). Il secondo obiettivo è quello di trasferire i 2 milioni di profughi siriani che si trovano in Turchia. Per farlo però dovranno allargare la safe zone fino a Raqqa. Le forze messe in campo sono estremamente differenti. La Turchia può infatti vantare il secondo esercito della Nato con 400 mila soldati, moderni elicotteri da combattimento, caccia, sistemi radar all’avanguardia e carri armati di nuova generazione. Sono circa 35 mila invece i curdi che non posseggono nemmeno le moderne tecnologie che invece ha l’esercito filo-turco.

Chi sono i Curdi?

Sono circa 40 milioni le persone di etnia curda, uno dei gruppi etnici più grandi che non possiede uno stato. Sono sparsi in un territorio che tocca 5 nazioni diverse: Turchia, Siria, Iraq, Iran e Armenia. Il Kurdistan rimane quindi una delle regioni più volatili al mondo. I Curdi hanno una lingua comune e sono a maggioranza musulmana sunnita. Sono un gruppo tribale nomade iraniano e quindi proveniente dal grande ceppo delle popolazioni indo-europee. Il sogno dei curdi è quello di avere uno stato autonomo. Nel 1920 a seguito della fine della prima guerra mondiale le potenze vincitrici e Istanbul firmarono il trattato di Sèvres, che segnava la dissoluzione dell’impero ottomano e il riconoscimento di questa nazione curda. Tuttavia nel 1923 attraverso il trattato di Losanna nacque la moderna Repubblica turca e nessuno riconobbe lo stato autonomo curdo.

La popolazione curda soffre da anni persecuzioni e violenze. Durante la guerra tra Iraq e Iran degli anni ’80 (1980-1988), il regime di Saddam sedò brutalmente le ribellioni curde attraverso l’uso di armi chimiche. E’ la Turchia però uno dei più grandi oppositori alla creazione di uno stato autonomo. E’ proprio qua che Abdullah Öcalan diede vita al movimento separatista curdo del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

Guerra in Siria
Donna Curda manifesta per il Kurdistan indipendente
Foto di ilsussidiario.net

Quali sono i rischi per l’occidente?

L’Isis non è mai stato sconfitto definitivamente. Uno dei rischi più grandi infatti è quello di aiutare una riorganizzazione dello stato Islamico. Anche il presidente russo Vladimir Putin avverte sui rischi di ridare slancio ai miliziani dell’Isis.

 «Arriva l’esercito turco, i curdi abbandonano questi campi, i combattenti possono semplicemente fuggire in tutte le direzioni. Non so quanto velocemente la Turchia può arrivare a controllare questa situazione, una minaccia reale per tutti noi» (Vladimir Putin)

L’altro grande rischio è che possano aumentare nuovamente i flussi migratori verso l’occidente. Il presidente Erdogan ricatta l’Europa.

“L’Europa deve restare ad osservare inerme mentre la Turchia attacca le truppe curde in Siria, altrimenti salteranno i patti sulla gestione dei rifugiati e 3,6 milioni di rifugiati saranno mandati in Europa. Se l’Europa bolla l’operazione militare lanciata ieri come un’occupazione apriremo i cancelli e vi manderemo 3,6 milioni di rifugiati” (Erdogan)

Francia e Germania hanno già annunciato lo stop delle forniture militari alla Turchia. l’Italia rimane più cauta, di Maio chiede una misura comune europea per bloccare i trasferimenti di materiale bellico. Gli Stati Uniti condannano l’operazione militare e minacciano gravi conseguenze nelle relazioni bilaterali strategiche con Ankara.

Guerra in Siria - Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

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