Ha avuto la forza e il coraggio di denunciare il marito per violenza domestica e stupro Audrey Ubeda, che però oggi continua a vivere nel terrore. Non ha ottenuto giustizia e la pm di Benevento ha richiesto l’archiviazione perché “è comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna […]tende a esercitare quando un marito”. La donna non si sarebbe mai aspettata un finale del genere, “mi sono sentita ferita di nuovo” come ha riportato Vanity Fair.
Audrey Ubeda, nonostante tutto crede ancora nella giustizia
Violenze sessuali, minacce, violenza psicologica, vessazioni, questo è tutto quello che ha dovuto subire Audrey Ubeda per anni da parte del marito, spesso anche in presenza del figlio.
Una donna di 38 anni che ha avuto la forza di denunciare, pensando che la paura in cui è stata costretta a vivere stesse finalmente per terminare, invece il finale non è stato quello che si aspettava.
Sono diversi gli scenari di vita quotidiana che Audrey ha raccontato: “Non potevo di dire di no alle sue richieste sessuali. Si faceva aggressivo, decideva lui come e dove e mi costringeva”.
“Alle tre del mattino, mentre dormivo, mi tirava giù il pigiama e si metteva in mezzo alle mie gambe. Anche se accanto a noi dormiva il bambino piccolo”.
Una violenza che è stata prima di tutto psicologica, fatta di insulti e minacce.
Ma questo non è stato riconosciuto, o forse non è stato “abbastanza”, per la pm di Benevento Flavia Felaco che ha richiesto l’archiviazione della denuncia per violenza domestica e stupro depositata da Audrey Ubeda.
La pm ha scritto, riguardo ai rapporti non consensuali, che è “considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenze che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”.
La cosa più grave che si evince da queste parole è che la donna non è stata considerata una vittima, e le azioni del marito vengono invece ritenute “assolutamente nella norma”.
Audrey Ubeda è stata assistita dall’avvocato Michele Sarno, e ha dichiarato da subito che: “No, non me lo sarei mai aspettato. Quando il mio legale mi ha spiegato che un magistrato scagionava il mio ex, con l’immagine dell’uomo che deve vincere le resistenze della donna per ottenere un rapporto sessuale, mi sono sentita ferita di nuovo. Ammetto: mi ha scioccata sapere che quelle parole venivano da una pm donna”.
“Allora quando parla in una dinamica di famiglia di un rapporto tra un uomo e una donna, dove una donna può essere diciamo determinata a non volere un rapporto e un uomo invece si sente autorizzato naturalmente e normalmente a determinarla affinché lei subisca questo rapporto“. Sono state le sue parole rilasciate al giornale Vanity Fair.
La donna ha inoltre raccontato un episodio di violenza domestica avvenuto sempre tra le mure di casa. Mentre veniva trasmesso il telegiornale, andava in onda un servizio sul femminicidio quando l’uomo avrebbe preso un coltello, lo avrebbe avvicinato al collo di Audrey Ubeda sussurrandogli che un giorno la televisione avrebbe parlato di loro.
In merito a tutte queste vicende l’avvocato ha voluto precisare che: “Sono rimasto attonito quando ho letto la richiesta di archiviazione soprattutto perché non veniva messo in discussione ciò che dichiarava la mia assistita ma c’era un’interpretazione della vicenda, secondo cui un coltello puntato alla gola mentre vengono trasmesse le immagini di un femminicidio è un atto goliardico e non un gesto intriso di violenza”.
Infatti stando a quanto dichiarato dalla pm, non è che il fatto denunciato non sussiste, il fatto c’è ma si esclude la violenza perché “comunemente” l’uomo forza la “minima resistenza” della donna.
La donna quindi dovrebbe essere a disposizione dei voleri dell’uomo e in caso non voglia all’uomo sarebbe consentito forzarla?
Audrey Ubeda ha deciso di andare dai carabinieri quando vivere nella paura, per se stessa e i suoi figli, era diventata la quotidianità: “Un giorno mi sono detta che io e i miei bambini abbiamo il diritto di vivere una vita normale e per questo denunciare era un mio dovere come mamma e come donna. Oggi ho paura ma continuo a credere nella giustizia”.
Manderà avanti la sua battaglia però insieme all’avvocato Sarno il quale ritiene che: “Con questa richiesta di archiviazione sembrano essere cancellati decine di anni di battaglie a favore delle donne. Ma sono convinto che alla fine il provvedimento che verrà adottato dalle istituzioni ripristinerà l’ordine delle cose”.
In attesa di sapere come finirà questa spiacevole vicenda, noi ci domandiamo quando le donne che subiscono violenza potranno trovare una via di fuga dai maltrattamenti nella giustizia, ed essere considerate come vittime.
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