“Balla coi lupi”, dietro la cinepresa del Western di tutti i tempi stasera in tv

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Di Federica De Candia

Nel 1864 un uomo attraversò la frontiera, in cerca dell’America. E trovò se stesso. Era la prima volta che a Hollywood si premiavano gli Indiani. E il vincitore fu proprio un diretto discendente della tribù Cherokee: Kevin Costner. Sette Premi Oscar al Western che meglio racconta la vita dei nativi d’America: così veritiero da divenire leggendario, leggiadro come una favola e fedele alla storia. Stasera in tv “Balla coi lupi“: “Il mio nome è “Balla coi lupi”. Non parlerò con nessuno“. Non apparteneva agli indiani. Ne apparteneva ai bianchi. E per lui non era il momento di appartenere alle stelle...

Nel 1990 Kevin Costner interpreta e produce il film ispirato al romanzo omonimo di Michael Blake, autore anche della sceneggiatura. Ambientato nel 1863 durante la guerra di secessione americana, quando il governo americano inizia la conquista del West, invadendo e massacrando le grandi tribù native. Il tenente John Dunbar (Kevin Kostner), rimane ferito rischiando l’amputazione di un piede, e cerca la morte sul confine nemico, cavalcando con le braccia spalancate in fuori come segno di sfida. Riconosciuto il suo gesto valoroso, viene salvato dai Nordisti, che lo portano nelle frontiere dell’Ovest. Rimarrà isolato nelle praterie del Nebraska, in compagnia soltanto di un cavallo Cisco dal manto bruno fulvo, ed un lupo a cui dà il nome di Due Calzini, per via delle zampe bianche. Conoscerà i nativi d’America, imparando ad amarne la cultura, la lingua sioux, aiutandoli a sconfiggere gli avversari, tanto da guadagnarsi l’appellativo dal popolo amico di “Balla coi Lupi“. In ricordo di quella danza magica e solitaria attorno al fuoco in compagnia del suo fidato lupo. 

Il bisonte a caccia di biscotti

Balla coi lupi“, ha una naturalezza che lo rese epico: girato soprattutto in South Dakota, prevedeva la partecipazione di due esemplari addestrati di lupo, Buck e Teddy, che si alternavano nel ruolo di Due Calzini. Però con le zampe di colore uniforme, che sono appositamente dipinte. In una scena si vede il tenente Dumbar, che però è l’addestratore camuffato, alle prese con l’animale che si spazientì e lo azzannò a una coscia. La scena pertanto viene ripetuta dallo stesso Costner, che di nascosto alla macchina da presa, lasciava cadere continuamente pezzi di carne per distrarre il lupo. Quando Due Calzini viene ucciso dai soldati, si vede stranamente il lupo andare avanti e indietro; era in realtà legato perché spaventato e non voleva stare lì tra il rumore dei proiettili. Buck e Teddy, sono forniti dalla Working Woldlife, e rimasero costantemente sotto il controllo e le verifiche dell’American Humane Association, ente benefico che tutela gli animali utilizzati nel cinema e televisione statunitensi.

La scena della grande caccia al bisonte, è girata per otto giorni, anche se nel film dura solo quattro minuti. E per questa hanno utilizzato tutta la mandria vivente allo stato selvatico del territorio. Kevin Costner non ha voluto controfigure per cavalcare. Tuttavia, durante le riprese della caccia, l’attore è stato colpito rischiando di rompersi la schiena cadendo da cavallo. Le centinaia di migliaia di bisonti, correvano per giorni, lasciando un’enorme striscia di terreno calpestato visibile da chilometri. Proprio come si vede nel film, solo che, poiché i bisonti usati per le riprese erano troppo pochi, si dovette colorare il terreno appositamente. Si vede anche nel film, un bisonte correre davvero verso la telecamera, ma era indirizzato ad un mucchio di biscotti marca Oreo, di cui era ghiotto.

Il vero e il finto di Balla coi lupi

Alcuni bisonti erano addomesticati, come i due messi a disposizione dal cantante Neil Young, grande appassionato della specie. Costner, in maniche di camicia per esigenze di scena, nonostante il freddo che costringeva tutta la troupe a indossare i cappotti, uccide l’animale con il suo fucile a ripetizione, modello Henry 1860 (una perfetta copia appositamente realizzata dalla rinomata ditta italiana Aldo Uberti S.p.A. di Gardone Val Trompia), e insieme ai pellirosse ne mangia il fegato crudo: rigorosamente una mousse al mirtillo. I bisonti uccisi durante questa caccia non erano certo veri, ma realizzati in numero di ventitre in serie animatronic, costati in totale 250.000 dollari. E nella scena straziante, dove si vedono decine di carcasse di bisonti morti, spellati e abbandonati nelle praterie dai cacciatori ‘ladri di grasso’ (i bianchi), questi sono riproduzioni in lattice. 

Per rispetto alla venerazione degli indigeni americani per l’aquila, non si usarono vere penne del rapace, ma riprodotte.  La lingua sioux, non era conosciuta da gran parte degli attori pellirosse. Così fu necessario chiamare un maestro esperto. Ma pare che quando un gruppo di sioux che parlavano fluentemente la lingua, vide il film, questi si misero a ridere per la versione al femminile imparata. “Stavo pensando che di tutte le piste di questa vita la più importante è quella che conduce all’essere umano. Penso che tu sei su questa pista e questo è bene”, le parole dello sciamano ‘Uccello scalciante‘ che insieme ad altri nomi suggestivi, è il folclore del film: ‘Vento nei capelli‘ l’amico dal legame fraterno con il protagonista, e ‘Alzata con pugno‘, la sposa di Dumbar, adottata da piccola dalla tribù. Nella scena in cui si vede Alzata con Pugno che fugge alla furia dei Pawnee, la bambina che scappa è Annie Costner, figlia di Kevin.

Kevin Costner sulle ali di libertà

Un uomo mite, un pensatore, circondato dall’amara e cruda storia di una parte d’America; Kevin Costner per l’enorme successo di “Balla coi lupi” stasera in tv, fu simpatico a nativi e indigeni, tanto che la nazione Sioux lo ha adottato come membro onorario. La colonna sonora del film, è citata da Papa Giovanni Paolo II come una delle sue musiche preferite. Scritta da John Barry, vinse il Premio Oscar e un Grammy. Sa di avventura, di steppe isolate, ma non c’è monte che non possa essere varcato, da un uomo di pace. Si dice addirittura che lo stesso Barry, durante la post-produzione del film si sia commosso alle lacrime, vedendo le scene finali della pellicola associate alla colonna sonora da lui composta. Il sogno di un uomo cresce tra le terre aride, e si fa strada: “Volevo vedere la frontiera.” “Vuole vedere la frontiera?” “Sissignore, prima che scompaia.”

Federica De Candia per Metropolitan magazine Instagram, MMI e Metropolitan Cinema