A Bari un “caso Rieti” c’era già stato qualche anno fa, ma l’epilogo è stato differente. La stagione 2013-14 è stata cornice di una delle più romantiche storie d’amore tra una squadra e i suoi tifosi degli ultimi anni. Un’intera città trascinava i propri ragazzi verso un’impresa impossibile, che, sebbene non portata a termine, ha dimostrato a tutti che il calcio e la passione vanno oltre gli stipendi e i disastri societari.

Il Bari, è ormai noto, non è nuovo a crisi societarie, problemi economici, fallimenti e retrocessioni; e sebbene l’ultima sia avvenuta in modo drastico, costringendo i biancorossi a ripartire dalla Serie D, qualche anno prima si era verificata una situazione analoga, ma con un epilogo diverso. Sì perché quando il 10 Marzo 2014 fu dichiarato il fallimento dell’AS Bari, lo spettro era addirittura quello dell’Eccellenza; ciononostante un’affluenza da Serie A trascinò i calciatori biancorossi alla semifinale playoff, senza stipendi, proprietà e con un’asta fallimentare in corso. Quella “meravigliosa stagione fallimentare“, così chiamata da Mario Bucci nell’omonimo film del 2015, ha molto da insegnare a questo calcio.

Il caos estivo firmato Matarrese

È l’estate del 2013 quando, dopo due anni tra crisi societarie e scandalo calcioscommesse, il Bari si prepara ad affrontare il campionato di Serie B in una situazione davvero precaria. I Matarrese, storici proprietari biancorossi, non concludono la vendita della società e questa va, nella pratica, nelle mani dei dirigenti Angelozzi, Vinella e Doronzo. In panchina, dopo l’addio di Torrente e l’avventura estiva di soli diciotto giorni di Gautieri, siederà Roberto Alberti Mazzaferro, coadiuvato da Zavettieri e Loseto. Questi sono i presupposti, per una stagione che sembra prospettarsi tutt’altro che meravigliosa, considerando anche i 3 punti di penalizzazione per stipendi non pagati e calcioscommesse.

E di fatti i primi sei mesi sono grigi: i biancorossi galleggiano nella zona retrocessione, con risultati negativi e discontinui. In più, la media spettatori, complice il fatto che per questioni economiche non vi sia stata alcuna campagna abbonamenti, è imbarazzante: mille spettatori circa, sui sessantamila di capienza del San Nicola. Tutto sembra indicare che sarà una delle annate peggiori del Bari.

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Vincenzo Matarrese, alla guida del Bari fino al 2011 (Credits: gianlucadimarzio.com)

Il fallimento e il riscatto

Al Tribunale di Bari la data 10 Marzo 2014 vede dichiarato il fallimento della società AS Bari e l’affidamento della stessa a due curatori fallimentari. I biancorossi si trovano dunque nel bel mezzo della stagione con un’asta fallimentare in corso e senza stipendi pagati. Oggi forse da qualche altra parte avremmo visto giocare la Berretti, perdendo a tavolino 3-0 una gara non giocata, ma in quel Bari no. Infatti sin dalla gara successiva l’affluenza degli spettatori al San Nicola aumentò sempre di più, fino a raggiungere il record nazionale in Serie B dei 35.528 nella gara contro il Cittadella.

La bolgia del San Nicola in Bari-Cittadella 1-0 (19/05/2014)

Da lì in poi, per il Bari comincia una serie positiva di risultati estremamente inaspettata: nove vittorie, due pareggi e due sconfitte in quattordici partite per la squadra pugliese, che a sorpresa raggiunge la zona Playoff. Spicca la vittoria per 3-0 contro l’Empoli, allenato al tempo da Maurizio Sarri, che iniziava già a dare spettacolo nella serie cadetta.

I playoff dal sapore dolceamaro

Il Bari arriva quindi ai playoff, ma con una novità: c’è un nuovo proprietario, cioè una cordata rappresentata dall’ex arbitro Gianluca Paparesta pronto a ridare dignità alla piazza pugliese. Il primo avversario è il Crotone, battuto 3-0 all’Ezio Scida, mentre in semifinale la doppia gara vedrà i biancorossi affrontare il Latina. Tutta la città sogna un’impresa senza precedenti: una squadra senza società sta per sfiorare la promozione in Serie A. Le cose andranno diversamente con i laziali che avranno la meglio con un doppio pareggio (2-2), che li favorisce in virtù del miglior piazzamento in classifica.

Un esempio di passione

Il caso Rieti e quello del Matera dello scorso anno, hanno mostrato la parte peggiore del calcio: quella in cui oltre la passione, viene meno anche il gioco, il divertimento e la competizione. La storia di quella meravigliosa stagione fallimentare è sicuramente unica nel suo genere, e non deve dare spazio a paragoni inopportuni; tantomeno deve trasmettere il messaggio che sia giusto svolgere il proprio lavoro senza essere retribuiti, perché la dignità è un valore da difendere a ogni costo. Ciò che dispiace è constatare che ogni anno chi mette passione nel proprio tifo e chi ama lo sport e il calcio debba trovarsi di fronte a queste tristi vicende. Qualche volta però, c’è anche una bella storia. Di sport.

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