L’arrivo di Anthony Davis, la coppia con Lebron, un roster profondo e tante speranze. Vediamo come arriva alle porte dell’inizio della stagione una delle squadre potenzialmente candidate al titolo, i Los Angeles Lakers.

Alcuni ci vedono gli Heat del primo anno di Lebron James, altri una squadra che non quadrerà in difesa e che non è all’altezza dei cugini. Poi ci sono quelli che la considerano come una delle favoritissime e ancora quelli che vedono nel duo Lebron-Davis una delle coppie più forti di sempre.
Come la si vuol vedere, i Lakers sono una squadra che nel bene o nel male avrà addosso gli occhi di tutti per l’intera stagione.

Il compito del Re

10 anni sono passati da quando i tifosi gialloviola hanno festeggiato l’ultimo titolo raggiunto, il 16° della loro storia. Contro i Celtics Kobe Bryant, affiancato da Derek Fisher e Pau Gasol guida alla vittoria una squadra che certo non spiccava per talento. Il compito di Lebron James è ora quello di portare un altro titolo a Los Angeles ed entrare definitivamente nella leggenda (se ancora qualcuno avesse qualche dubbio al riguardo).

Un peso che grava su delle spalle che sono abituate a portare macigni. Già lo scorso anno è stato un banco di prova per il Re, ma un roster poco maturo e troppo discontinuo hanno fatto abbandonare troppo presto i sogni in quel di L.A. Complice, è vero, anche un infortunio che ha tenuto fuori Lebron per delle settimane in un periodo troppo importante per la squadra.

LeBron James in maglia Lakers
LeBron James – Photo Credit: AFP

Un fallimento che ovviamente è ricaduto su di lui, nonostante James, all’età di 34 anni, ha fatto registrare statistiche superiori alla media di carriera. Si è quindi ritornati a discorsi (che sembravano superati) sulle qualità di leadership del nativo di Akron e la sua effettiva capacità di vincere senza secondi o terzi violini di un certo livello. Discorso che può cambiare quest’anno, che un secondo violino di alto (anzi altissimo livello) ce l’ha.

Nuove star a Hollywood

Quella che emerge dopo la trade per portare “The Brow” a La La Land è una squadra tutta nuova. Ciò a cui Rob Pelinka ha rinunciato per ottenere una coppia galattica è stato il core di giovani su cui si sperava di costruire un futuro: Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e la quarta scelta al draft. Un sacrificio necessario per poter competere subito per alzare un trofeo che manca da troppo tempo nelle teche losangeline.

Il solo reduce è Kyle Kuzma, unico talento su cui i Lakers hanno voluto davvero puntare. Kuz ha disputato una convincente stagione da Sophomore, in cui si è conquistato un posto nel quintetto titolare e la fiducia di King James. Il vero potenziale del prodotto di Utah è stato solamente intravisto in queste due stagioni, e potrebbe esplodere già a partire da novembre. Non prima perché il problema al piede sinistro che l’ha costretto a rinunciare alla spedizione cinese lo terrà fuori per almeno tre settimane.

Kyle Kuzma con Carmelo Anthony durante la preparazione estiva

Adesso quella nelle mani di Frank Vogel è una squadra con un’età media più alta (27,3 anni contro i 25,3 dell’anno scorso) ma con tanta esperienza in più. Jared Dudley, Danny Green e Dwight Howard (che ha sciolto il nodo “centro” dopo l’infortunio di Cousins) sono i veterani che quest’estate hanno aggiunto stagioni NBA alle tante già possedute da Lebron James, Javale McGee e Rajon Rondo.

La questione difesa

La profondità di roster non è un problema per i Lakers. Per ogni ruolo ci sono almeno due giocatori di buon livello e molti giocatori con la capacità di giocare più ruoli. Primo fra tutti è proprio Lebron James, attorno al quale quest’estate sono montate discussioni su un suo possibile impiego da point guard. Certo, The Chosen one è considerato l’all-around player più forte della storia e con le sue capacità potrebbe veramente ricoprire qualsiasi ruolo in campo.

La questione però presenta comunque delle zone grigie, a partire dal discorso difesa. Sì, Lebron non sarebbe chiamato a difendere su gente come Curry, Harden, Lillard, ecc, ma la presenza di James come play alzerebbe sicuramente l’altezza del quintetto. Questo sarebbe, quindi, così formato: James, Green, Kuzma, Davis, Howard/McGee.

Lakers defense
Photo Credit: Yong Teck Lim/Getty Images

Non il migliore quintetto difensivo (soprattutto contro quintetti piccoli come quello di Houston) ma sicuramente valido, se si considera il potenziale in difesa dei gialloviola. AD, Howard e McGee sono ottimi protettori del ferro e Green, Rondo, Caldwell-Pope e Bradley sono buoni difensori perimetrali. Lebron se si mette in testa di chiudere il lucchetto, lo fa, ma come abbiamo visto la scorsa stagione, impiega sempre meno energie in fase di ripiego. Punto chiave, quello della difesa, che potrebbe quindi pesare parecchio.

Dynamic Duo

Impossibile non spendere due parole sul duo Lebron-AD se si parla dei Lakers 2019-2020. Un obbligo dal quale di certo non mi esimo. Il Re non ha mai avuto alla sua corte un lungo forte come Anthony Davis (con buona pace di Chris Bosh e Kevin Love). A 26 anni è già considerato una delle migliori ali grandi di tutti i tempi, visti i numeri imbarazzanti che ha fatto registrare in queste ultime stagioni. 23.7 punti, 10.5 rimbalzi, 2.4 stoppate e 1.6 palle rubate sono le medie tenute durante la sua carriera settennale.

Cifre incredibili che perdono (in parte) valore se si pensa che il Sopracciglione non ha mai superato le semifinali di Conference coi suoi Pelicans. Cosa che l’ha costretto a chiedere a inizio 2019 un’inaspettata cessione. Una telenovela che si è conclusa come Davis aveva desiderato, con la cessione ai Los Angeles Lakers. La volontà di giocare e cercare di vincere insieme a James, uno dei suoi idoli da bambino, era un’occasione troppo ghiotta. I due hanno caratteristiche complementari, possono giocare un pick and roll fisicamente inarrestabile e hanno un ottimo rapporto.

LeBron e Davis in maglia Lakers
LeBron e Davis – Photo Credit: Frederic J. Brown/ AFP/ Getty Images

Inoltre il 34enne ha recentemente dichiarato al Media Day che sarà Davis il fulcro dell’attacco dei Lakers. Da parte di Bron c’è sicuramente la lucida consapevolezza che AD ha le doti giuste per reggere l’attacco gialloviola e che a questo punto della sua carriera sarebbe giusto alleggerirsi di un po’ di responsabilità. Questa poi potrebbe essere una buona mossa per creare attorno al prodotto di Kentucky un ambiente sereno e florido in vista della free agency 2020 e della decisione che dovrà prendere l’anno prossimo.

Il ritorno al vertice

I Lakers probabilmente non sono ancora la migliore squadra della Lega, forse non sono al livello di quelli dall’altra parte di L.A., ma se tutti i punti interrogativi della squadra si trasformano in certezze, questa è una squadra che rischia seriamente di vincere il titolo e dominare qualsiasi avversario. L’affiatamento di un roster praticamente nuovo, la condizione fisica e mentali di alcuni giocatori (Howard e Rondo fra gli altri), il definitivo salto di qualità di Kuzma, la questione difensiva. Da tutto questo passeranno le sorti dei Lakers, desiderosi di buttarsi dietro 10 anni di delusioni e tornare ad essere la squadra vertice della Lega.