Cultura

Ben Jonson e gli … “Ingegni universitari”

Intervista alle “donne di Shakespeare”

Ben Jonson: non tutti sanno che all’epoca della Regina Elisabetta in Inghilterra non esisteva solo William Shakespeare. Durante il regno di Elisabetta l’Inghilterra divenne, infatti, una grande potenza europea anche in campo culturale e fu proprio in questo periodo che il teatro assunse una forma stabile. Londra fu il centro culturale, ma il fenomeno si estese al territorio circostante; a quell’epoca il teatro e la scrittura teatrale erano motivo di vanto per i nobili, l’ospitalità sfarzosa era sinonimo di forza e il potere si giudicava anche sulla base del numero di servitori e degli attori che portavano la livrea del casato di cui facevano parte. 

Ben Jonson e le University Wits

Per quanto riguarda i drammaturghi, gli University Wits (tradotto letteralmente: “ingegni universitari”) furono un gruppo di scrittori, la maggior parte dei quali proveniva, da questo il nome, dagli ambienti universitari di Oxford e Cambridge. Parliamo di grandi nomi quali Christopher Marlowe (probabilmente il più illustre tra loro), Robert Greene, Thomas Nashe, Thomas Lodge, George Peele, Thomas Middleton e John Lily, che furono tra i più celebri e rappresentati drammaturghi del teatro elisabettiano. William Shakespeare, a differenza loro, era il figlio di un guantaio, e non ebbe la stessa formazione universitaria; analogamente, Benjamin Jonson (conosciuto come Ben Jonson), frequentò brevemente la Westminster School, ma, ancora giovane, fu costretto dal patrigno a fare l’apprendista muratore. Sembra che, nonostante tutto, abbia potuto istruirsi, anche se non risulta una qualsiasi frequenza universitaria.

Ben Jonson e la fama di poeta laureato

Jonson (15721637) ottenne grande fama con le sue opere, tanto che nel 1616 fu nominato Poeta Laureato. Amico di quasi tutti i maggiori scrittori del suo tempo, compreso Shakespeare, presiedette un circolo letterario e le sue conversazioni, trascritte dal poeta scozzese Drummond of Hawthornden, esercitarono grande influenza sugli scrittori successivi. Ben Jonson possedeva un acuto senso dello humour con cui osservava attentamente la multiforme realtà londinese e le molteplici manifestazioni della natura umana. Ma qual era esattamente questa “realtà”?

Ben Jonson, Teatro Elisabettiano - Immagine da ProProfs
Ben Jonson, Teatro Elisabettiano – Immagine da ProProfs

Ne parliamo oggi con due esperte: Paola Zannoner, scrittrice e critico letterario, autrice del romanzo Il Bardo e la Regina e Melania Giglio, attrice, regista ed artista che lavora ormai stabilmente al Globe Theatre di Roma.

Ben Jonson e Shakespeare: doppia intervista a Paola Zannoner e Melania Giglio

MM : Shakespeare ma non solo… l’età elisabettiana ha avuto altri scrittori di chiara fama, da Christopher Marlowe a Ben Johnson…

P.Z. : L’età elisabettiana è stata molto feconda soprattutto per il teatro, che non a caso prende il nome da quella straordinaria regina. Il rinnovamento operato da Shakespeare con le sue commedie aderenti alla vita sociale dell’epoca, al linguaggio parlato, alla lingua che si stava modificando e arricchendo è unico, ma è vero che si è nutrito del lavoro degli autori: il blank verse, usato da Shakespeare per le sue opere, è stato “inventato” dal conte Henry Howard nella traduzione dell’Eneide; le tragedie di Christopher Marlowe, che all’epoca era il beniamino delle classi colte e nobili, senz’altro fu di ispirazione; come sono ormai accertate le molte collaborazioni tra scrittori per i canovacci teatrali che erano modificati in scena (tra i collaboratori quasi certamente Marlowe), anche dagli stessi attori. Insomma, Shakespeare non era un autore intellettuale, separato dal mondo, che elaborava i drammi, ma un autore che lavorava in teatro, provava, sperimentava, cambiava e poi riscriveva.

Paola Zannoner - Il Bardo e la Regina
Paola Zannoner – Il Bardo e la Regina

La ricchezza dell’età elisabettiana

M.G. : L’età elisabettiana è stata straordinariamente ricca dal punto di vista teatrale. Una vera e propria rivoluzione.  Dunque esistono molti poeti e drammaturghi che meriterebbero più attenzione. Peccato che in Italia questo avvenga poco ultimamente. C’è molto poco coraggio nelle scelte di programmazione. Basti pensare che anche alcune opere di Shakespeare sono ben poco rappresentate nel nostro paese.

Il Bardo e la Regina Elizabeth

MM : Il Bardo e il suo rapporto con la Regina… come era realmente questo loro relazionarsi?

P.Z. : Non c’è nessun riscontro che ci fosse una relazione diretta tra loro. Elisabetta I costruì un ambiente favorevole al teatro per il relativo periodo di pace durante il suo regno, e le compagnie dovevano avere una protezione nobiliare, altrimenti gli attori potevano essere soggetti a censura, persecuzione, condanne. Shakespeare godete della protezione più alta: all’inizio all’interno dei Leicester’s Man (il conte favorito della regina), poi i Chamberlain’s Men (cioè protetti dal lord Ciambellano) infine direttamente sotto protezione reale, i King’s Men con Giacomo I. Shakespeare non ebbe mai un colloquio diretto con la Regina, peraltro abbastanza anziana quando lui era all’inizio della sua strepitosa carriera. Ho fantasticato sull’ipotesi che il Sogno di una notte di mezz’estate fosse rappresentato a corte con Elisabetta I presente, anche se è soltanto un’ipotesi. Il mio libro è un prodotto di fantasia che riporta la creatività nella relazione profonda e inconscia tra maschile e femminile.

M.G. : Sappiamo davvero poco sulla vita privata di Shakespeare. Dunque nessuno di noi può davvero immaginare quali fossero i rapporti personali tra i due. Sappiamo però molto sulla loro personalità pubblica e sappiamo senz’altro che esisteva un forte legame politico ed artistico tra i due. Dunque nel mio spettacolo William and Elizabeth mi sono divertita ad immaginare come avrebbe potuto essere il loro rapporto personale. 

Melania Giglio - William and Elizabeth - Globe Theatre (Villa Borghese)
Melania Giglio – William and Elizabeth – Globe Theatre (Villa Borghese)

Un Teatro politico?

MM : Il teatro in epoca elisabettiana era un teatro “politico”? Shakespeare ne era parte integrante o se ne distanziò?

P.Z. : In epoca elisabettiana il teatro aveva funzione di rievocazione storica per la definizione e la coesione dell’identità nazionale. Shakespeare raccontò l’avvento della famiglia Tudor, ricostruisce una storia fatta di lotte sanguinose tra fazioni, fino ad arrivare a re unificatori, ma ebbe una grande libertà di narrazione. Era proibito, per esempio, raccontare la lotta per la discendenza, dal momento che l’ascesa al trono di Elisabetta, figlia del re Enrico VIII, fu traumatica: soltanto dopo la morte del fratello ancora adolescente e della sorella Maria la Cattolica, Elisabetta ascese al trono, ma per molti era ancora “la bastarda”, la figlia della regina condannata per tradimento e decapitata: Anna Bolena. Shakespeare fu il grande narratore della linea reale, ma con sue interpretazione. Si pensi alla figura di Riccardo III, che descrisse storpio, mostruoso, quando in realtà non lo era. Ma la sua figura ci affascina ancora oggi perché ben rappresenta la parte più nera del potere, la violenza di stato, la trasformazione di esseri umani in macchine di morte in nome dell’ambizione e del potere assoluto.

Paola Zannoner - Il Bardo e la Regina
Paola Zannoner – Il Bardo e la Regina

M.G. : Il teatro elisabettiano è stato reso possibile da una precisa visione politica. Quella di Elisabetta, appunto. Dunque siamo di fronte ad un teatro che sempre si interrogava sull’uomo e sul suo vivere nel mondo.  Ma andrei ancora oltre? Esiste davvero un teatro che NON sia politico? Che cosa vuol dire? Nel momento stesso in cui rifletto sulla condizione umana in un determinato contesto di tempo io di fatto faccio una riflessione che è interiore ma che è anche pubblica. Politica dunque. 

I due volti dell’Amore

MM : L’amore per una donna e l’amore per un uomo, il grande segreto dietro ai sonetti di Shakespeare. Qual è la verità?

P.Z. : Ci sono tante ipotesi. proprio come ce ne sono sulla figura stessa di Shakespeare: era davvero l’uomo nato a Stratford on Avon oppure era lord Oxford? Oppure una donna? Ho scelto di raccontare la sua storia basandomi sulle biografie più accreditate, molto esaustive, come quella di Bill Bryson, piacevole da leggere come un romanzo. Shakespeare dedicò Vedere e Adone, uno dei suoi primi sonetti, al conte di Southhampton, giovane e molto avvenente. Qualcuno vi ha intravisto una storia d’amore, per l’affetto con cui Shakespeare scrive la dedica. Il sonetto è molto umoristico: immagino che all’epoca i nobili si sbellicassero nel leggere questi versi che mettono in parodia il mito di Venere e Adone.

Shakespeare attratto dagli uomini?

Più realisticamente, ho immaginato che lord Southhampton fosse un grande ammiratore di un uomo di teatro già celebre a vent’anni, che soltanto la peste del 1590 aveva fermato in una carriera già avviata al successo. Come i mecenati dell’epoca, il giovane lord ospitò il drammaturgo e poeta, lo aiutò e lo protesse. A me piaceva molto quest’idea di un ragazzo che ammira un maestro di pochi anni più grande, ma tra diciotto e venticinque anni c’è una distanza siderale, ancora oggi! Non saprei dire se Shakespeare fosse attratto da giovani uomini, ma sono sicurissima, dalla sua intera opera, che amasse le donne come pochi scrittori al mondo, al punto di averle rese immortali.

Melania Giglio - William and Elizabeth - Globe Theatre (Villa Borghese)
Melania Giglio – William and Elizabeth – Globe Theatre (Villa Borghese)

M.G. : La verità è che Shakespeare ha parlato dell’amore in un modo estremamente libero ed anticonvenzionale. E questo dovrebbe farci riflettere a lungo. Ne siamo ancora capaci? I Sonetti sono dedicati sia ad un uomo che ad una donna. Eppure è sempre amore. Declinato in diversi modi e con diverse sensibilità. Un viaggio straordinario. 

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