“Bianco, rosso e Verdone”: il colore delle risate

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Di Federica De Candia

Carlo Verdone è un amico. Amico di tutti. Lo descrivono grandioso, ma ha qualcosa di più che il mondo del cinema non insegna; sa carpire ed apprendere dalla strada. Sa osservare la psicologia delle persone, la forza dell’innocenza di certa gente, che, senza decidere di somigliare a qualcuno, rimane se stessa. “Bianco, rosso e Verdone” è la bandiera di comicità dell’Italia. Un film di vizi e virtù, non di maschere, degli italiani anni ’80. Dove proprio i vizi, diventano vezzi.

La canottiera rivoltata altezza sterno, di Pasquale Amitrano. Un fenomeno di emigrato saldamente italiano, con in camera il post Franco Causio, giocatore della Juve. Il collirio e le medicine per la nonna, Elena Fabrizi, tra uno stendigli e riallungagli le gambe. E la mano di Mario Brega, che “po esse fero e po esse piuma“, e oggi è stata piuma dopo l’iniezione alla sora Lella. Personaggi familiari, che ci faranno ridere, ma di noi stessi. Non derisi, mai grossolani, ma amati dal pubblico che ne vede la bonarietà e li giustifica tutti.

Bianco Rosso e Verdone – Trailer – Clip YouTube

Tanti volti e poche maschere…

E le battute, non quelle di un film che ti lasci alle spalle, ma veri motti di vita, che ti accompagnano. Che non affievoliscono. Nomi legati a sagome inconfondibili; se dici Furio, Magda, Moreno, rispondono alla mente loro, che sono parte dell’immaginario collettivo, storia e costume. L’Italia è in fermento per le elezioni. E ci sono tre uomini in viaggio da varie parti del nostro paese e d’Europa, per raggiungere i loro rispettivi seggi elettorali.

Da Monaco di Baviera, quella che all’epoca del film era la Germania Ovest, parte con la sua auto fiammante, solo per il rosso della carrozzeria, il lucano Pasquale. Sposato con una tedesca e costretto a subire la sua cucina, si mette in viaggio pregustando la rimpatriata culinaria. Da Torino raggiunge Roma, Furio Zòccano, funzionario statale. Con i due figli e la moglie Magda, piemontese. Con lui sarà insopportabile anche la trasferta. Pignolo all’inverosimile, e senza fantasia, abituato a programmare al dettaglio un viaggio in auto, e la vita, propria e dei familiari.

“Bianco, rosso e Verdone” – Pasquale in autostrada verso Matera – Clip YouTube

Bianco, rosso e Verdone: tutti in giro con una croce

Il road movie prosegue con Mimmo da Verona. Città che confonde con Vicenza, dove giunge per prendere la nonna Teresa e condurla a votare nella capitale. Che, a dispetto dell’età, sarà allegra e pungente con il nipote. Romana verace, insostituibile presenza, è nei ricordi la nonna di tutti. La pellicola, suddivisa in episodi, è accompagnata dalle musiche di Ennio Morricone. Due anime indivisibili con Sergio Leone, produttore del film. Che disse “Devi debutta’ al massimo“, quando propose a Verdone, l’idea delle musiche del maestro.

Bianco, rosso e Verdone“, è ambientato in estate. Ma girato nell’autunno 1980. Immaginiamo Verdone che interpreta Mimmo e Pasquale, alle prese con il freddo in abiti estivi. E, si racconta che, prima dell’uscita del film, lo stesso Leone, preoccupato che l’estenuante Furio potesse provocare al pubblico la stessa reazione di sua moglie Magda, organizzò una proiezione privata a casa sua. Alla presenza di Alberto Sordi, Monica Vitti e del calciatore Paulo Roberto Falcao. Estasiati e conquistati dal personaggio, tanto che Sordi si congratulò con Verdone.

Telefonata Socio Aci – “Bianco Rosso e Verdone”- Clip YouTube

Bianco, rosso e… l’indelebile Verdone

Caro Carlo, prendici per mano, a braccetto lungo il Tevere. Per quei sampietrini, quelle pietre che appartengono a Roma, come la gente che sai rappresentare così bene. Perché si può ridere di una nevrosi, di una fobia, come ci hai fatto osservare. Che anche tuo padre Mario, grande critico di cinema, si era divertito moltissimo quando, una sera, venne a vedere il tuo cabaret degli esordi. Dove con quindici personaggi diversi in fila, riempivi lo spettacolo.

Tu che sei spirito romanesco, cuore, giovinezza e virtù; che sei stato tra le braccia di Albertone, “facci sentire che è quasi primavera”, come dice la canzone che meglio parla di Roma. Prendiamo l’Alfasud rossa di Pasquale il materano, la tessera socio Aci di Furio, e passiamo davanti la tua bella casa sotto i portici, che guarda Ponte Sisto. Quel portone maestoso sulle mura rosse, custode del tuo passato. Ma tu Carlo, portaci sempre con te. A spasso per questa città che ti ama. Che indolente e spassionata, comica e un po’ “fregnona”, è sempre rimasta la stessa di come la vedevi. Con i volti e le macchiette, che dove ti giri sorridono beffarde.

Federica De Candia per MMI e Metropolitan cinema. Seguici!