Seconda notte di proteste e scontri tra polizia e manifestanti a Minsk e nelle città di tutta la Bielorussia: un morto e decine di feriti. Svetlana Tikhanovskaya è costretta a lasciare il Paese, e all’alba arriva l’annuncio: “Non andate a lavorare stamattina, da oggi e per un tempo indeterminato sarà sciopero nazionale“.
Bielorussia, i brogli elettorali scatenano le proteste
Un’altra notte di proteste insanguina le strade della Bielorussia, dopo il
verdetto delle presidenziali che danno Aleksander Lukashenko, il presidente
uscente, vincitore con l’80% dei voti, mentre la principale candidata di
opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, si ferma al 10% delle preferenze. Secondo
i risultati ufficiali, quindi, Lukashenko sarebbe stato rieletto per il sesto
mandato consecutivo, ma il sospetto di brogli elettorali, che hanno
caratterizzato la storia politica del Paese negli ultimi vent’anni, si è fatto
strada fin da subito.
Già ieri Tikhanovskaya aveva rivendicato la sua vittoria, e dopo i primi exit poll decine di migliaia di persone a Minsk e nelle altre città del Paese si erano riversate in strada per protestare contro un risultato che non rispecchia quello espresso dalla volontà
popolare. Questa notte le proteste sono continuate, registrando una violenta
repressione della polizia in particolare a Minsk e a Brest, città al confine
con la Polonia. Sono state mosse forti intimidazioni anche nei confronti di
giornalisti, colpiti da proiettili di gomma e arrestati.
La repressione delle forze dell’ordine
È giunta la prima conferma di un decesso tra i manifestanti avvenuto stanotte dopo la notizia, smentita dal Ministero degli Interni, della morte di un uomo investito da un mezzo speciale della polizia nella notte tra domenica e lunedì. Internet è ancora bloccato in modo da rendere difficoltose le comunicazioni ed il coordinamento delle proteste agli oppositori, oltre che per censurare la diffusione di testimonianze video-fotografiche delle violenze perpetrate dalla polizia nei confronti di manifestanti e passanti. Intanto si moltiplicano le segnalazioni di giornalisti e partecipanti alle proteste che mettono in guardia chi scende per strada a fuggire di fronte a squadre armate vestite con uniforme verde e casco: si tratta di unità altamente specializzate e fedeli al Presidente che si muovono per le strade di Minsk sparando ai passanti senza dare avvertimento.
Questa dura repressione ha attirato l’attenzione dell’Europa: mentre Jinping e Putin si sono congratulati con Lukashenko per la conferma del mandato, la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, in un tweet pubblicato nella giornata di ieri ha dichiarato che “non c’è posto in Europa per chi reprime le proteste“, sottolineando che “i diritti umani in Bielorussia devono essere rispettati” e che, dopo una consultazione con Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco, “l’Unione Europea seguirà da vicino l’evolversi della situazione“. Anche la Germania fa sapere, tramite il Ministro degli Esteri, che “in Bielorussia non c’è stata traccia di elezioni libere e trasparenti“.
Annunciato sciopero nazionale ad oltranza
Ma la protesta non resta circoscritta alle ore notturne. All’alba di questa mattina il canale bielorusso Nexta diffonde la notizia di uno sciopero nazionale delle imprese che non avrà termine finché Svetlana Tikhanovskaya non sarà dichiarata nuovo Presidente della Repubblica di Bielorussia. “La protesta continua. Non andate a lavorare oggi” recita il comunicato, che invita la nazione ad un’ adesione di massa ricordando come lo sciopero sia “una forma di protesta del tutto legale e prevista dalla Costituzione. Non sarete arrestati per questo, né sarà possibile licenziare tutti coloro che vi aderiscono“.
Secondo il canale televisivo bielorusso ONT, nella notte è stato sventato un attentato ai danni della candidata di opposizione, costretta a lasciare il Paese. “Svetlana Tikhanovskaya si trova in Lituania e sta bene“, twitta questa mattina il Ministro degli Esteri lituano, Linas Linkevicius. Nella giornata di ieri, la principale oppositrice di Lukashenko si era recata a presentare ufficialmente ricorso alla commissione elettorale centrale a Minsk, dove è stata trattenuta dalle autorità.
Francesca Staropoli
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