ANGA, Art Not Genocide Alliance, chiede a gran voce l’esclusione di Israele per la prossima Biennale di Venezia. L’appello, lanciato sul web, ha già raccolto 15mila firme. L’appello arriva al seguito del genocidio che sta avvenendo a Gaza per mano dell’esercito israeliano.
Biennale di Venezia, l’esclusione di Israele: cosa dice l’appello
La richiesta arriva in seguito al fatto che “qualsiasi rappresentazione ufficiale di Israele sulla scena culturale internazionale sia una legittimazione delle sue politiche genocide a Gaza”. Il collettivo, composto da migliaia di artisti, curatori, critici e storici dell’arte, fa riferimento a quanto sta succedendo nel conflitto che oppone Israele e Hamas.
Questo in seguito all’azione terroristica del 7 ottobre 2023, provocando un ingiustificato spargimento di sangue tra i civili palestinesi. “Riteniamo che la Biennale stia promuovendo uno Stato di apartheid genocida, e richiediamo che non ci sia un padiglione del genocidio alla Biennale di Venezia”, continua il comunicato. E la risposta del ministro della cultura non tarda ad arrivare.
La risposta di Sangiuliano
Così risponde il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con una nota ufficiale. E fa sapere di ritenere “inaccettabile, oltre che vergognoso, il diktat di chi ritiene di essere il depositario della verità e con arroganza e odio pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una Nazione democratica e libera come l’Italia.“
E ancora: “Israele non solo ha il diritto di esprimere la sua arte ma ha il dovere di dare testimonianza al suo popolo proprio in un momento come questo in cui è stato duramente colpito a freddo da terroristi senza pietà. Allo Stato di Israele, ai suoi artisti e a tutti i suoi cittadini va la mia più profonda solidarietà e vicinanza. La Biennale d’arte di Venezia sarà sempre uno spazio di libertà, di incontro e di dialogo e non uno spazio di censura e intolleranza. La cultura è un ponte tra le persone e le nazioni, non un muro di divisione”.
Due pesi due misure?
Sembra però un modus operandi che vale solo in alcuni casi. Infatti, nel 2022 la Biennale aveva mostrato pieno sostegno al popolo ucraino, condannando l’aggressione militare russa, all’epoca cominciata da qualche settimana. Quell’anno, sia il padiglione ucraino che quello russo restarono chiusi. Il primo per l’impossibilità di proseguire i lavori nelle condizioni di un Paese sotto attacco. Il secondo per le dimissioni del curatore Raimundas Malašauskas e degli artisti russi coinvolti nella manifestazione. ANGA ha messo anche in luce anche il fatto che, nel 1968, vigeva il divieto ufficiale, esteso continuativamente fino al 1993 , di partecipare alla rassegna del Sudafrica dell’apartheid.
E ancora nel 2024 la Russia non parteciperà alla Biennale. Ancora assenti le dichiarazioni ufficiali che sanciscono l’assenza da parte del Ministero della Cultura russo, e della Biennale stessa. Sarà presente, invece, l’Ucraina. Rappresentata dagli artisti Katya Buchatska, Andrii Dostliev, Lia Dostlieva, Daniil Revkovskyi, Andrii Rachynskyi e Oleksandr Burlaka. Ma ANGA ha messo anche in luce il fatto che, nel 1968, vigeva il divieto ufficiale, esteso continuativamente fino al 1993 , di partecipare alla rassegna del Sudafrica dell’apartheid.
Marianna Soru
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