Quella appena trascorsa è stata la “peggiore notte” dall’inizio della guerra per l’intensità dei bombardamenti. Lo hanno riferito ad Haaretz alcuni residenti della Striscia di Gaza, secondo i quali ci sono stati attacchi incessanti da parte delle forze armate israeliane nella parte orientale della città, dal campo profughi di Jabaliya a Bet Lahiya e Bet Hanun.

Sono stati segnalati attacchi anche nella Striscia centrale e a Khan Yunis nel sud. Inoltre fonti di Hamas hanno riferito di aver combattuto contro le truppe israeliane nel nord di Gaza. Al momento non si hanno informazioni su vittime e feriti degli attacchi notturni, dal momento che le comunicazioni con gli operatori sanitari sono interrotte.

Sono stati circa 150 gli obiettivi sotterranei, tunnel compresi, colpiti dall’aviazione israeliana la scorsa notte nel nord della Striscia, ha fatto sapere un portavoce militare, secondo cui sono stati uccisi diversi terroristi. Da parte sua, l’Aeronautica Militare ha reso noto che “aerei da caccia guidati da precise informazioni di intelligence hanno ucciso la notte scorsa il capo della formazione aerea dell’organizzazione terroristica Hamas, Ezzam Abu Raffa”, aggiungendo che era il “responsabile della gestione degli apparati Uav, dei droni, del rilevamento aereo, dei parapendii e della difesa aerea dell’organizzazione Hamas” e dunque “ha preso parte alla pianificazione e all’esecuzione del massacro omicida negli insediamenti intorno a Gaza il 7 ottobre”. 

Intanto l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, per una tregua umanitaria tra Israele e palestinesi. Risoluzione che il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Eli Cohen, si è rifiutato di accettare, opponendo “l’aperto rifiuto dello spregevole appello per un cessate il fuoco” e rivendicando che “Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis”. L’Italia si è astenuta perché –  ha spiegato l’ambasciatore Maurizio Massari – “manca la condanna inequivocabile degli attacchi di Hamas a Israele”.

A Gaza incombe una catastrofe umanitaria

A Gaza incombe una catastrofe umanitaria. Più di 2.900 bambini sono stati uccisi nelle ultime 2 settimane e senza aiuti in grado di raggiungere le famiglie stanno rimanendo senza acqua e cibo
e hanno un accesso limitato a qualsiasi assisteIntanto l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, per una tregua umanitaria tra Israele e palestinesi. Risoluzione che il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Eli Cohen, si è rifiutato di accettare, opponendo “l’aperto rifiuto dello spregevole appello per un cessate il fuoco” e rivendicando che “Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis”. L’Italia si è astenuta perché –  ha spiegato l’ambasciatore Maurizio Massari – “manca la condanna inequivocabile degli attacchi di Hamas a Israele”.nza sanitaria. A Gaza sono stati tagliati tutti i bisogni primari di cui i minori hanno bisogno. Non c’è acqua pulita, per cui i bambini rischiano di morire per disidratazione. Molti di loro sono costretti a ricorrere a fonti d’acqua contaminate, rendendoli vulnerabili alle malattie, in particolare a quelle trasmesse dall’acqua. Non c’è
elettricità o carburante, con gli ospedali incapaci di funzionare, mettendo a rischio migliaia di vite incluse quelle di circa 5.500 donne incinte che dovrebbero partorire il prossimo mese.

Cibo e anche medicinali stanno finendo velocemente. Negare ai bambini l’accesso ai beni essenziali salvavita è una violazione del diritto internazionale umanitario. In questo senso le infrastrutture civili devono essere tutelate nel corso del conflitto e i bambini devono poter accedere a cibo, acqua, assistenza sanitaria e altri beni essenziali. Sulla base delle limitate forniture di aiuti attualmente disponibili a Gaza, abbiamo iniziato a rispondere attraverso i nostri partner, distribuendo acqua e prodotti per l’igiene alle famiglie nei rifugi e nelle loro case. Si preparano inoltre a distribuire 3mila pacchi alimentari. Continueremo a rispondere in questo modo finché le scorte e le circostanze lo consentiranno. Ma è una goccia nell’oceano. È necessario un immediato quanto illimitato accesso per consentire la risposta su vasta scala alle situazioni critiche e ai crescenti bisogni di bambini e famiglie. Abbiamo forniture di aiuti e personale pronti al confine egiziano, ma hanno bisogno di un accesso sicuro e senza restrizioni”.