Nelle ultime settimane Boris Johnson è finito al centro di un vero e proprio scandalo. A minare la sua credibilità, e di conseguenza la stabilità politica del Paese, l’esplosione del cosiddetto “Party-Gate“, un caso mediatico e istituzionale che grava pesantemente sulle spalle del Premier britannico e che potrebbe costargli l’incarico. Il Capo del Governo inglese, infatti, è accusato di aver violato le norme a prevenzione del contagio e le misure di contenimento dell’emergenza pandemica da Covid-19 con l’organizzazione di alcuni ritrovi a Downing Street fra il 2020 e il 2021. Insomma, una situazione scomoda e che potrebbe persino spingere gli altri deputati a votare contro di lui. Stando a quanto riferisce l’Ansa, però, il diretto interessato starebbe cercando di evitare la sfiducia attraverso la nomina di nuovi membri del suo staff e alcuni rimpasti tra le cariche più importanti dell’esecutivo.

Rimpasti di Governo e nuove nomine, le mosse di Boris Johnson

Sono dei giorni di forte pressione quelli che Boris Johnson sta affrontando. Dopo lo scoppio del “Party-Gate”, 5 dei suoi più stretti collaboratori si sono dimessi e la maggioranza è insorta contro di lui. Difatti, tra i Tory (suoi sostenitori) in molti sono favorevoli alle sue dimissioni e, neanche a dirlo, i membri dell’opposizione stanno tentando in ogni modo di sfruttare la vicenda a proprio vantaggio. Per non parlare della stampa locale, la quale non si è decisamente risparmiata, della reazione del panorama internazionale di fronte ai recenti sviluppi e dell’atteggiamento ostile assunto dal rivale, nonché suo ex braccio destro, Dominic Cummings.

Tuttavia, Johnson sarebbe già in posizione di contrattacco, nella speranza di poter rispristinare la fiducia nei suoi confronti. Ed è alla luce di ciò che egli avrebbe dato il via ad una serie di nomine, licenziamenti mirati e sostituzioni, fa sapere l’Ansa. Il tutto a cominciare dal ruolo di capo dello staff del n10 di Downing Street, che sarebbe stato affidato al brexiteer Steve Barclay. Già ministro in carica e deputato, quest’ultimo manterrà “anche il seggio di governo e quello di deputato” si legge nell’Ansa, ma il suo compito principale d’ora in avanti sarà quello porre fine agli attriti tra le varie fazioni. O perlomeno, è quello che ci si augura.

Che dire, Johnson è deciso a non volersi fare da parte. Ma basteranno queste sue mosse ad arginare la sfiducia che incombe su di lui? Bisogna ricordare, in effetti, che se si raggiungeranno i 54 dissenzienti su un totale di 360, il voto si farà. Perciò, almeno per adesso, non resta da far altro che attendere.

Scritto da Diego Lanuto.

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