Bucoliche di Virgilio: fantasia, ambienti mitici e contemplazione della natura

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Di Stella Grillo

Bucoliche: questo nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, verterà sull’analisi di un’altra nota opera di Virgilio. La scorsa volta si era tratto delle Georgiche e degli ambienti rustici e agresti che il poeta ne descrive all’interno. Oggi, un’analisi sulle ambientazioni mitiche e fantastiche delle egloghe.

Bucoliche: contesto storico letterario

Bucoliche: un’opera composta da Virgilio. La raccolta è costituita da dieci egloghe ad intonazione pastorale. I componimenti seguono il filone letterario teocriteo, primo poeta inventore della poesia bucolica. L’etimologia del titolo ne riflette il contenuto: Bucoliche, infatti, deriva dal greco e, semanticamente, designa la figura del pastore, mandriano. La contestualizzazione storico-letteraria dell’opera è inserita nell’Italia del I secolo a.C. Virgilio assistette alla congiura di Catilina, all’ascesa di Giulio Cesare, ed al suo assassinio avvenuto nel 44 a.C. A trionfare, in seguito, è Ottaviano: espropria i suoi contadini dalle terre per distribuirle come ricompensa ai milites come ringraziamento dei servigi resi. Virgilio vive questa decisione come sintomo di sopruso, tanto da rimanerne drammaticamente colpito.

Bucoliche, differenza fra Virgilio e Teocrito e contemplazione della natura come via di fuga

A differenza di Teocrito, la poesia pastorale di Virgilio non è mero esercizio letterario, ma un qualcosa di connesso con la sua indole e le esperienze. La poesia e la natura sono l’unico mezzo per evadere dalla realtà: solo con essa è possibile superare la tragicità della vita. Solo attraverso la contemplazione della natura è possibile rifuggire il tragico.

Bucoliche - Photo Credits: studiarapido.it
Bucoliche – Photo Credits: studiarapido.it

Virgilio si immedesima nei suoi pastori: ispiratosi all’antica e mitica regione greca dell’Arcadia per la stesura dell’opera, non ne condivide le ambientazioni: le Bucoliche, infatti, sono sempre fredde e ambientate al crepuscolo. A differenza degli Idilli di Teocrito ambientati in Sicilia, dove il rigoglio della natura è scalpitante. Virgilio rinuncia all’ambientazione felice poiché, ormai, i pastori siciliani erano al servizio dei latifondisti romani: per cui, non più considerabili come mandriani dell’amore o del canto.

L’Arcadia, locus amoenus: ambientazione mitica ed ideale di felicità

Tuttavia, la differenza sostanziale sta nel lessico: Teocrito scrive delle condizioni realistiche dei pastori utilizzando un linguaggio arcaico. L’aspetto fisico rustico dei mandriani teocritei è reso quasi piacevole dallo scandire della scelta metrica e del linguaggio. I pastori dell’Arcadia virgiliana non sono logori, né compiono lavori che li degradino: intonano canti silvestri con il loro flauto e nel loro mondo campestre si rifugiano da una realtà tragica.Virgilio si distacca dal realismo trasfigurando il paesaggio campestre, ambientando le vicende nell’ideale del locus amoenus: un luogo idealizzato, mitico. L’Arcadia è il locus amoenus dei pastori descritti da Virgilio. Questo luogo mitico non era privo di accezioni allegoriche che vi si riflettevano: simbolicamente, infatti, l’Arcadia era un luogo d’amore e civiltà privo dall’impellenza delle barbarie. Un ambiente dove sentirsi protetti sospeso fra spazio e tempo dove nulla si trasforma.

Tematiche e atmosfere malinconiche

Nelle Bucoliche le principali tematiche trattate sono, essenzialmente, tre:

  • Paesaggio arcadico: strumento di sublimazione dei dolori propri della tragicità della vita. Attraverso la creazione del locus amoenus, Virgilio ricrea una sintesi fra realtà e sogno;
  • Rimpianto del mondo perduto: la campagna apollinea si identifica perfettamente con l’assenza di turbamenti, riflettendo il concetto epicureo di atarassia: ovvero, la perfetta pace delle anime che sgorga naturale dalla liberazione delle passioni. La natura è il mondo perduto di un tempo, in contrasto con la cultura ed il progresso vigenti;
  • Ritorno alle origini: l’aspirazione alla ricerca di una nuova età dell’oro attesa da ogni individuo dopo i lunghi secoli di guerra.

Bucoliche: l’aspirazione e gli obiettivi virgiliani

Celebre è l’inizio della prima egloga delle Bucoliche: qui, già si evince l’aspirazione virgiliana di ricreare un luogo ideale, solidale, e lontano dalla tragicità della guerra:

«Titiro, tu chinato sotto l’ampia copertura d’un faggio,
vai componendo un canto silvestre sull’esile flauto;
noi lasciamo le sponde della patria e i dolci campi,
noi fuggiamo la patria; … »

L’obiettivo di Virgilio si poggia sull’aspirazione di costruire un mondo coeso e pregno di solidarietà, dove gli uomini si supportino l’un l’altro. Abbandona l’ideale dell’egoismo e dell‘homo homini lupus per concentrarsi sulla reciprocità solidale teorizzando un rinnovamento sociale: teorizza il sopraggiungere di un’età aurea dove sarà un puer a ristabilire gli interi principi della societas romana.