Siamo a Parigi, all’Hotel InterContinental, è il 13 ottobre 1993. Vivienne Westwood sta presentando la sua nuova collezione Primavera/Estate 1994, che porta il nome di Café Society. Quel giorno, gli abiti che escono in passerella portano con loro tutti segni distintivi del marchio Westwood; sensuali, oltraggiosi e impossibili da ignorare, i look che la stilista britannica presenta con questa collezione rappresentano uno dei tanti punti di svolta che hanno fatto degli anni ’90 un decennio fondamentale per l’emancipazione sessuale delle donne.
L’iconica sfilata del 1993 è stata, dunque, una deliziosa anticipazione del messaggio che, cinque anni dopo, la serie Sex and the City avrebbe urlato a tutto il mondo: siamo donne e parliamo di sesso.
Café Society: voglia di liberarsi? Partiamo dai vestiti
Sin dagli inizi, con la sua famosa boutique SEX, rimasta aperta tra il ’74 e il ’76, Vivienne Westwood si è distinta come una pioniera nella lotta all’emancipazione femminile, e lo ha fatto attraverso i suoi abiti. La moda è il mezzo più geniale che esista se lo scopo è quello di mandare un messaggio. Da sempre gli stilisti hanno usato le proprie collezioni, non solo, ma anche a scopo politico, affrontando le tematiche più disparate.
Ebbene, cosa succede se lo scopo del messaggio è quello di far capire a tutti che le donne degli anni ’90 sono stanche di non potersi esprimere e non poter giocare con la sfera sessuale? Succede che i vestiti non servono più, e allora togliamoceli di dosso. Minigonne, scolli e un topless indimenticabile della modella Kate Moss, che sfila in passerella coprendosi il seno con una mano e tenendo uno stecco gelato con l’altra, che ci dà le stesse energie di Kirsten Dunst nel ruolo della Marie Antoinette di Sofia Coppola.
Dall’altro lato della collezione, invece, tutta una serie di abiti pomposi, dai tessuti pesanti e imponenti, con cui la Westwood si diverte a creare un contrasto con i look più spogli e audaci, come a voler rappresentare da una parte il problema, dall’altra la soluzione alla sua causa. Se l’ingombro delle convenzioni sociali è incarnato in questi giganteschi vestiti, la risposta al problema si alterna a loro, e lo fa con stile e umorismo. Basti pensare alle scarpe di Cracovia (risalenti al 1400), che vengono reinventate in questa collezione, decorate con dei vibratori.
Ogni passo che le modelle di Café Society hanno fatto sulla passerella è stato un passo avanti verso la riscoperta della sessualità e la voglia di divertirsi con essa, ribaltando gli stereotipi e spianando la strada al reset culturale dell’alba del nuovo millennio. Stufe di ricoprirvi di formalismi? Vivienne Westwood dice: spogliatevi!
Serena Baiocco