L’ex primo ministro pakistano Imran Khan è stato arrestato per danno ai fondi dello Stato. Lo ha dichiarato il ministro degli Interni Rana Sanaullah riferendosi alle accuse di corruzione che pesano sul leader del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti). L’arresto è avvenuto, fa sapere la polizia, mentre Khan compariva in un tribunale di Islamabad in uno dei numerosi casi contro di lui, da quando è stato estromesso dal potere nell’aprile 2022.
Il mandato di Khan – che prima di buttarsi in politica è stato un campione di cricket, vincitore della Coppa del mondo 1992 – è durato dall’agosto 2018 all’aprile 2022, quando è stato deposto in seguito a una mozione di sfiducia parlamentare.
Da allora hanno iniziato a proliferare le accuse di corruzione ai suoi danni. L’ex primo ministro ritiene che queste accuse siano motivate politicamente e che dietro la sua rimozione dall’incarico ci siano gli Stati Uniti, scontenti delle sue aperture alla Russia di Vladimir Putin e alla Cina di Xi Jinping.
Khan è il fondatore del Pakistan Tehreek-e-Insaf, uno dei tre partiti più importanti del paese
Imran Khan è stato primo ministro del Pakistan dal 2018 al 2022. Ad aprile dello scorso anno, è stato rimosso dall’incarico con un voto di sfiducia. Da allora, l’ex premier si trova ad affrontare decine di accuse giudiziarie, comprese alcune per terrorismo e corruzione. La notizia dell’arresto di Khan rischia ora di esacerbare il clima di tensione tra l’attuale governo e i sostenitori dell’ex premier, che negli scorsi mesi con i suoi comizi ha attirato decine di migliaia di persone per chiedere nuove elezioni. Khan ha accusato esplicitamente l’establishment militare pakistano di aver orchestrato la sua rimozione dall’incarico e un tentativo di omicidio. Un’accusa giudicata «infondata» dai vertici dell’esercito. Secondo l’ex premier, l’attuale primo ministro Shahbaz Sharif starebbe facendo un uso politico del sistema giudiziario per emarginarlo dalla politica. Il New York Times ricorda che il partito di Khan ha ottenuto importanti vittorie elettorali in alcune elezioni locali recenti. Ma i suoi sostenitori, così come alcuni giornalisti ritenuti «solidali» con l’ex premier, hanno lamentato più volte un clima di repressione e intimidazione da parte delle autorità.