Carabiniere ucciso, sempre più difficile la ricostruzione dei fatti. La testimonianza di una donna ed un video pubblicato su Facebook e poi rimosso aggiungono nuovi inquietanti dettagli a quella notte.
Per il carabiniere Mario Cerciello Rega doveva essere una notte come tante quella tra il 25 e 26 luglio scorso. Invece qualcosa non va come previsto, la situazione sfugge di mano a due carabinieri di zona nel quartiere Prati, e proprio quella notte viene assassinato.
Con ben 11 coltellate inferte da Elder Finnegan, un ragazzo americano in compagnia del suo amico Gabriel Natale Hjoth, quella sera in cerca di cocaina nel quartiere Trastevere.
La storia appare subito complessa agli investigatori che ad oggi ancora provano a far chiarezza su quella tragica notte.
Molte le contraddizioni, come ad esempio le dichiarazioni rese e poi smentite da Andrea Varriale in servizio quella notte con Rega.
Dai documenti emerge che entrambi erano in servizio dalla mezzanotte alle 6 del mattino e quindi obbligati a portare con sé la pistola d’ordinanza.
Proprio da qui iniziano le prime contraddizioni. Lo stesso Varriale in una sua deposizione afferma che quella sera non era in possesso dell’arma lasciata in caserma.
Poi in un secondo momento ritratta tutto e afferma “se dicevo la verità finivo sotto processo disciplinare e militare”.
Finnegan Elder e Gabriel Natale Hjorth erano alla ricerca di cocaina e quella sera incontrano Sergio Brugiatelli, l’uomo che ha fatto da ponte con lo spacciatore Italo Pompei.
Quest’ultimo inscena una truffa ai danni dei due ragazzi vendendo loro Tachipirina al posto della cocaina.
I due una volta preso atto della truffa minacciano lo spacciatore chiedendo in cambio 100 euro ed una dose vera di cocaina.
Ed è proprio qui che entrano in azione i carabinieri inizialmente si pensava allertati dallo stesso Brugiatelli, mentre dalle indagini emergerebbe che lo stesso spacciatore intrattenesse rapporti telefonici con un appuntato dei carabinieri da oltre due anni.
La testimonianza di una donna potrebbe far luce su quella tragica notte

Secondo la ricostruzione riportata sul sito Dagospia.com emergerebbe la testimonianza di una donna che proprio quella notte era ospite in un appartamento poco distante dal punto in cui avviene la colluttazione.
Angioletta Gramatica, originaria di Bellagio in provincia di Como, sente delle urla provenire dalla strada.
Si tratta di Andrea Varriale che allerta i soccorsi, ma anche qui le parole del collega di Rega non sono chiare.
“Mandateci un’ambulanza è grave… è un ragazzo africano”
Questo ciò che sente la testimone dalla finestra rimasta chiusa.
Dopo di lei gli inquirenti arrivano ad un’altra testimone, la signora Luisa Gavotti proprietaria dell’appartamento dove era ospite la signora Gramatica.
La signora ha detto di non aver nulla da dichiarare se non di aver visto un video apparso su Facebook tra il 29 ed il 31 luglio e poi immediatamente rimosso nel quale si vedevano persone litigare nel luogo preciso dove è avvenuto l’omicidio del giovane vicebrigadiere.
È proprio da quel video che sono ripartite le indagini.
Non si sa quanto tempo ancora occorrerà per giungere alla verità, semmai la si dovesse raggiungere, per far luce su quanto accaduto quella tragica notte.
Di certo si sa che qualcuno sta collaborando affinché quella verità non emerga…